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È Bene! Quando è comune.
La redazione di questo personale contributo non vuole, nelle intenzioni di chi scrive, portare alla solita riflessione esegetica sul significato dei beni comuni oggi declinandolo sul piano nazionale, o essere l’ennesima pagina di un dibattito aperto da tempo e mai (purtroppo) concluso.
La riflessione prende spunto dall’avanzata in questi ultimi anni di azioni umane determinate da quello che si può perfettamente classificare come turbocapitalismo, un processo di totale smembramento delle collettività. La storia, del resto, ha insegnato; chi detiene il potere sia politico ed economico deve necessariamente dividere. Dividi et Impera dicevano i romani, a cui seguiva la frase pre-confenzionata: Parcere subiectis et debellare superbos (in soldoni “buoni” con i sottomessi, e cattivi fino a debellarli con i superbi). Non è mia intenzione partire seguendo un’iperbole storica lunga duemila anni, del resto il nostro mondo si basa ovviamente, su presupposti completamente differenti.
Importante manifestazione, lo scorso 3 maggio, a Yokohama, in difesa del carattere pacifista della Costituzione. La manifestazione ha visto la partecipazione di circa 30.000 cittadini: tra essi il premio Nobel per la letteratura Kenzaburo Oe.
Contro un processo che non tiene conto del cammino percorso dal dopoguerra da parte del Giappone anche il Presidente dei democratici Okada, che in un comunicato rilasciato in occasione del sessantottesimo anniversario dall'approvazione della Carta, afferma la possibilità che la Costituzione possa essere cambiata senza però rinunciare ai principi fondamentali del costituzionalismo nipponico.
Una manifestazione contro le armi nucleari, che ha visto la partecipazione di circa mille cittadini giapponesi coordinati dal Consiglio Giapponese contro le bombe A e H, si è invece svolta a New York il 26 aprile. Il giorno seguente sono iniziati i lavori della conferenza delle Nazioni Unite sul Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Tra i partecipanti alla manifestazione anche la senatrice comunista Yoshiko Kira.
Sempre in ambito militare è prossimo ad approdare in parlamento un pacchetto di dieci proposte - di provenienza governativa - volte a modificare la legislazione sull'impiego all'estero delle Forze di Autodifesa.
Sul fronte lavoro, come era ampiamente prevedibile, si rincorrono voci che vedrebbero il ministro del Lavoro Yasuhisa Shiozaki intenzionato ad estendere la proposta di istituzione degli straordinari senza corrispettivo economico anche ad altri ambiti fino ad ora esclusi dalla bozza presentata dal governo.
Secondo quanto denunciato - anche con la diffusione di una registrazione - da un gruppo di avvocati che si occupano del fenomeno delle “black corporation”, il ministro, durante un incontro del think tank Japan Center for Economic Research ha affermato, in risposta all'obiezione mossa dalla Confindustria nipponica secondo la quale andrebbe abbassato il limite di reddito che sarà necessario per applicare la norma (che nella proposta del governo dovrebbe riguardare i lavoratori che guadagnano più di 10.750.000 yen l'anno), che “sarebbe apprezzato che taceste fino a quando il governo non sarà riuscito ad introdurre il sistema”.
Ciò indica la volontà del governo di utilizzare le “professioni alte” come testa di ponte per estendere in futuro il principio, alquanto medioevale, del lavoro straordinario senza corrispettivo economico.
Forte opposizione sulle nuove proposte di legge sul lavoro viene anche dai democratici: “il processo che si sta dipanando, nel quale il dibattito per cambiare la legislazione sul lavoro è unicamente considerato dal punto di vista della competizione industriale è discutibile. La crescita economica di una nazione non ha senso se i suoi cittadini non sono felici. Le condizioni del lavoro sono uno dei fattori alla base di ciò.” ha affermato il deputato, ed ex ministro, democratico Goshi Hosono.
(con informazioni di Japan Press Weekly 29 apr. - 12 mag. 2015 e dpj.or.jp)
In difesa della causa persa del reddito di cittadinanza
Mentre il governo va in difficoltà a causa della sentenza della Consulta che stabilisce l'incostituzionalità dello stop alla rivalutazione automatica delle pensioni per gli assegni superiori a tre volte il minimo stabilito dalla riforma Fornero; mentre si parla ormai pacificamente in ambito internazionale di "bombardare i barconi" tra una preghiera di Papa Francesco e un incontro con Ban Ki Moon, arriva quello che non ti aspetti, ossia la proposta di un "reddito di cittadinanza" da parte di un M5S in evidente difficoltà politica. La proposta, scippata alla sinistra e un po' abborracciata, è stata lanciata in grande stile con la marcia Perugia-Assisi del 9 maggio, i banchetti nel week-end e le comparsate televisive nei talk-show, come quella di lunedì di A. Di Battista a Quinta Colonna dove ha sempre spadroneggiato il populismo destroso di Salvini e compagnia, è il sintomo della disperazione che si palesa con una sfida anche nel territorio nemico. Quello che cercherò di chiarire è che purtroppo l'esito di questa sfida temo proprio sia già scritto.
"L'Europa non ha ancora trovato un modo efficace per rendere Israele responsabile del modo in cui mantiene l'occupazione. È tempo di dimostrare seriamente alle due parti quanto seriamente l'opinione pubblica europea consideri le violazioni della legge internazionale, la perpetuazione di atrocità e la negazione di diritti acquisiti”.
Queste parole, rivelate dal quotidiano inglese The Guardian, sono state rivolte da personalità che hanno rivolto ruoli di rilievo nella gestione della politica internazionale dell’UE, come i due ex ministri degli Esteri francesi, Hubert Vedrine e Roland Dumas, gli ex primo ministri olandese Andreas Van Agt, francese Michel Rocard e irlandese John Bruton e lo spagnolo Javier Solana, all’attuale Alto Rappresentante della Politica Estera europea Federica Mogherini.
Il nostro perché
Come molti di voi sapranno, quando ho chiesto suggerimenti relativamente al contenuto di questo intervento, mi è stato detto di parlare “dell’uomo, del socialismo, del capitalismo”. Generiche e dispersive, queste tematiche solo in fase esplorativa richiederebbero ore e ore di discussione, ma sono in realtà anche un ottimo punto di partenza per una piccola riflessione del rapporto che lega la realtà sociale con Il Becco e il suo progetto.
Uomo, socialismo, Capitalismo. Indubbiamente l’unico di questi concetti a godere di una certa salute è il terzo: capitalismo. L’uomo è stato modernamente lacerato nella sua identità individuale, ormai in frantumi o liquefatta, le sue fondazioni metafisiche che lo consideravano soggetto ordinatore razionale del mondo, autocosciente, libero e autonomo sono state prima messe in crisi dai “filosofi del sospetto” e poi disintegrate dalle filosofie strutturaliste e post-strutturaliste; anche il socialismo, con la caduta del Muro di Berlino, quando non considerato un offesa o un insulto, è nel migliore dei casi interpretato come la fine della modernità ovvero come l’infrangersi del sogno di progresso ed emancipazione dell’occidente. A dominare un contesto in cui la storia non è finita ma non sta neanche troppo bene, resta solo il capitalismo.
Guida ragionata all'impianto ideologico della riforma della scuola
Che la vertenza della scuola non sia solo una questione che riguarda il personale che nella scuola opera l'hanno oramai capito un po' tutti. C'è un sentore diffuso, anche in chi non si è letto con attenzione il disegno di legge, anche in chi non ha rapporti diretti con la scuola, che i temi in gioco, che i motivi dello scontro, questa volta siano di portata più ampia delle sole questioni contrattuali, e che riguardino non solo chi nella scuola ci lavora, ma l'intero paese, la sua tenuta democratica.
Ho letto e sentito molti commenti sul disegno di legge, alcuni dei quali molto accurati, ci sono però degli elementi che mi pare siano rimasti un po' sotto traccia, e che invece a me sono parsi di una gravità assoluta. Vorrei provare quindi a fare ulteriore chiarezza sul nodo politico di una riforma della scuola proposta da un governo monocolore PD che oramai si è pienamente collocato su posizioni ideologiche di estrema destra (con buona pace di quelli che “stiamo dentro per spostare l'equilibrio a sinistra”).
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