Politica

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Martedì, 09 Giugno 2015 00:00

Istruzione in Cile: tornano le proteste

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L’interminabile conflitto sull’istruzione in Cile: il ritorno delle preteste

Uno dei nodi fondamentali per capire gli equilibri politici degli ultimi anni in Cile passa per la delicata questione del sistema educativo. L’insoddisfazione da parte di una larga fetta dell’opinione pubblica del paese sudamericano nei confronti di una istruzione ancora incentrata sul modello voluto da Pinochet, classista e ingiusto, largamente privatizzato e caratterizzato tanto dagli scarsi investimenti pubblici quanto dalle scarse opportunità per gli studenti poveri di poter aspirare a una educazione di qualità, ha portato a imponenti mobilitazioni popolari e proteste di massa che si protraggono fino ad oggi.

Alle manifestazioni dello scorso Maggio che hanno visto scendere in piazza centinai di migliaia di studenti per protestare contro i ritardi e la scarsa incisività del progetto di riforma della scuola del governo presieduto da Michelle Bachelet, ha fatto seguito l’ingente mobilitazione dei docenti convocata dal “Collegio Dei Professori” che dal primo giugno ha organizzato il blocco permanente della didattica per protestare contro la riforma della “Carriera Docente”. Che siano studenti, professori o (più spesso) entrambi, non passa giorno in Cile in cui non venga programmato un maestoso corteo per le strade di Santiago e delle altre grandi città del paese.

Grandi scoperte nella penisola italica! Sembra che ci sia ancora la mafia sulla gestione dei migranti. In realtà non c'è molto da ironizzare, poiché l'approccio della cittadinanza verso la nuova inchiesta "Mondo di mezzo" ci mostra innanzitutto come la coscienza civica sia totalmente impreparata ad affrontare il capitolo secondo di "Mafia Capitale".

L'uso del diritto all'autodifesa collettiva impegnerà il Giappone in azioni militari condotte dagli Stati Uniti? Questo il cuore dell'intervento del Presidente del Partito Comunista Shii durante la seduta dello scorso 28 maggio della commissione parlamentare incaricata di esaminare i disegni di legge presentati dal governo con l'obiettivo di facilitare l'uso all'estero delle Forze di Autodifesa.

Da il manifesto

Dal quadro politico disegnato dal voto di domenica, al massiccio astensionismo. Fino al risultato delle liste di sinistra lì dove, specie in Liguria e Toscana, il percorso unitario c'è. Sandra Bonsanti, giornalista e presidente onoraria di Libertà e Giustizia, dà la sua chiave di lettura di quanto emerso dalle urne.

Con tutte le peculiarità delle elezioni locali, che bilancio si sente di dare? Come è andata?

Ha perso il governo. Chi è andato a votare lo ha fatto per dare un segnale critico, in particolare al presidente del consiglio. Del resto è stato lui ad avviare il giochino del risultato calcistico, quando nessuno se la sentiva di dire che le elezioni in sette regioni su venti erano un test per l'intero paese. Nessuno poi aveva capito bene, vista l'astensione, quanto gli italiani fossero stufi di questo tipo di politica. Ce ne accorgevamo più noi nell'associazionismo. Nel territorio, dove la crisi c'è e si tocca con mano. In tanti mi hanno detto: 'sono tutti uguali'. Il risultato si tocca con mano.

Venerdì, 05 Giugno 2015 00:00

Un antidoto contro l'astensione

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L'astensionismo, la distanza dell'elettorato dalla politica (comunque intesa) sono stati i grandi vincitori di queste elezioni regionali.
In questi giorni vi è stato un elenco infinito di dichiarazioni più o meno tutte simili: “occorre riflettere”, “è un dato di cui tener conto”, “è una ferita da sanare” etc. etc.
La grande riflessione che però, pressoché tutti, i rappresentanti della politica “che conta” invocano a queste striminzite ansa si ferma.
Qualche elemento riflessivo in più emerge dal Capo dello Stato che parla di “eccesso di conflitti”, analisi scontata per chi, per consuetudine, non può prendere posizioni nette, ma del tutto errata.

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