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Articolo pubblicato su il manifesto di domenica 10 maggio 2015
Toscana: piano paesaggistico a rischio cemento
Quello che è uscito dalla porta può rientrare dalla finestra. E deve preoccupare la prospettiva che la legge urbanistica e il piano del paesaggio della Toscana, salutate da generali apprezzamenti e segnalate anche da New York Times e Newsweek, rischino di diventare lettera morta. L'allarme arriva da Vezio De Lucia, che all’assemblea della Rete dei comitati per la difesa del territorio e dell'ambiente avverte del pericolo: “In commissione alla Camera c'è una nuova legge sul governo del territorio che, su input del governo, dovrà essere giuridicamente sovraordinata alle normative regionali”.
Qualche settimana fa i sondaggi avevano dato per spacciato Netanyahu, per poi farci prendere un mezzo infarto quando ha ribaltato le sorti delle elezioni facendo un governo più di destra ed intollerante di quello di prima. In questi giorni ci siamo sentiti dire che sì, in Gran Bretagna, Labour e Conservatori erano praticamente alla pari ma dai, Miliband ha fatto una campagna elettorale sopra le righe, c’è aria di cambiamento in Europa, vuoi che non vinca?
Come non detto. Stamani i numeri parlano chiaro: i Conservatori di Cameron vincono con 331 seggi alla House of Commons, facendo un balzo avanti rispetto a cinque anni fa. Appoggiati come sempre dagli unionisti del DUP nordirlandese, non avranno bisogno della stampella liberaldemocratica per formare un governo, sancendo così la disfatta di Clegg che ha perso decine di seggi rispetto all'ultima tornata. Un governo quindi molto più stabile dello scorso che, nella concezione britannica, comporterà una maggiore stabilità e quindi un'azione più, come dire, risoluta.
Siamo tutti a discutere di cosa farà adesso Civati della sua vita, ora che ha deciso di abbandonare l’ovile ed è quindi difficile trovare qualcuno che accenni ai disordini che sono scoppiati in Burundi in questi giorni.
Va bene che è uno stato piccolissimo (meno di 28.000 Kmq a confine con giganti con Repubblica Democratica del Congo, Rwanda e Tanzania) ma forse sforzarsi di tenere gli occhi aperti su cosa succede intorno a noi può avere senso, anche solo per sapere di cosa si parla quando gridiamo all’invasione parlando di fenomeni migratori.
Intervista a Tommaso Nencioni, storico e collaboratore de Il manifesto
1) Ti occupi talvolta dei paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) su il manifesto, quotidiano schierato a sinistra ma poco attento a queste questioni. Partiremmo dagli articoli in cui hai affrontato la questione della nuova banca tra questi paesi.
A luglio 2014 si sono svolti una serie di vertici tra i paesi latino-americani e i BRICS. Ci sono due questioni che vanno sciolte e poi riunificate: quella geopolitica e quella economica. Il punto di vista geopolitico è la risposta multipolare da dare al ventennio che abbiamo vissuto, cioè quello degli Stati Uniti. Le nazioni in via di sviluppo hanno voluto dare risposte a delle esigenze legate ad un contesto formalmente multipolare per l'esistenza dell'ONU, ma sostanzialmente unilaterale, perché il potere di polizia mondiale è affidato agli Stati Uniti. Questo secondo aspetto è venuto meno negli ultimi anni, con l'emergere di altre potenze. Queste non sono nazioni socialiste, ma hanno governi progressisti, come il Brasile e l'India (quando nacquero i BRICS, ora la situazione è cambiata). L'aspetto più indigeribile per un pezzo della sinistra europea è quello della Russia. La strutturazione di un contropotere, di cui si può discutere a livello qualitativo ma non quantitativo, ad oggi, per il solo fatto di esistere,
Il secondo turno delle elezioni amministrative ha confermato la vittoria dei candidati liberal-democratici in tutto il Giappone (145 seggi in più rispetto alle precedenti consultazioni), ma ha anche, dopo i buoni risultati ottenuti al primo turno, consegnato un'ulteriore crescita dei comunisti (62 eletti in più per il partito di Shii). In calo democratici e Nuovo Komeito.
In tema storico, lo scorso 20 aprile, il premier Abe ha confermato che il comunicato ufficiale del governo in occasione del settantesimo anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non conterrà riferimenti alla politica coloniale del Sol Levante contrariamente alla dichiarazione Murayama del 1995.
Offerte cerimoniali al tempo celebrante i caduti nelle guerre coloniali nipponiche (lo Yasukuni Shrine) sono state inviate dal premier anche quest'anno (il 21 di aprile).
Sarebbe errato considerare la sciagurata legge elettorale in corso di frenetica approvazione come un fatto isolato, come una pessima legge tra le altre. L'Italicum rappresenta, non fosse altro che per l'imposizione della fiducia (naturale conseguenza dell'affermarsi di un ministero, quello delle "riforme", che svolge ruoli di competenza parlamentare) l'atto - finale? - di uno scivolamento, di una deriva istituzionale, che trascina il Paese, e si trascina nel Paese, da oltre venti anni.
La fine dei partiti di massa, di quelle organizzazioni che avevano costruito un sistema democratico delle volte zoppicante (si vedano in proposito le innumerevoli trame nere che hanno attraversato la storia d'Italia) ma nel complesso solido, la progressiva perdita di credibilità delle organizzazioni sindacali e di quasi tutti gli altri corpi intermedi della società (dovuta anche a specifiche manovre di indebolimento, per legge, delle tutele sul lavoro, volte a renderele meno incisive ed a martellanti campagne mediatiche), ha aperto le porte ad un sistema istituzionale incentrato sulla predominanza degli esecutivi sugli organi della rappresentanza.
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