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Migranti e lavoro: lo sfruttamento lavorativo nel territorio fiorentino
Negli ultimi anni, soprattutto grazie allo scoppio di proteste che hanno interessato l'Italia da nord a sud (tra gli esempi recenti le proteste contro l'Ikea e la Granarolo in Emilia e le proteste dei raccoglitori di pomodori a Rosarno), sono balzate all'onor di cronaca situazioni di grave sfruttamento che hanno visto come protagonisti i lavoratori migranti.
Quando non sfociano in proteste, o in drammatici incidenti (come l'incendio del capannone a Prato del 2013, nel quale morirono sette operai) queste gravi forme di sfruttamento risultano però praticamente invisibili. Ciò accade poiché da una parte gli strumenti giuridici esistenti risultano spesso insufficienti al fine di contrastare il lavoro sommerso, mentre dall'altra vi è un'effettiva problematicità da parte dei diretti interessati ad agire e denunciare la propria situazione. Questa difficoltà è dovuta, oltre che a una scarsa conoscenza da parte dei migranti dei propri diritti, anche a una situazione di vulnerabilità caratterizzata dalla paura di perdere il permesso di soggiorno, che permette ai datori di lavoro di ricattare costantemente i lavoratori.
Estate lievito di novità per la scalcagnata sinistra italiana. L'assemblea di lancio, il 21 giugno, del movimento di Pippo Civati, Possibile, potrebbe (il condizionale a sinistra è sempre appropriato) rappresentare un momento di reunion di un pezzo importante di quanti si collocano a sinistra del PD. In primo luogo appare importante la possibilità, lanciata dallo stesso Civati, di costruzione di una rete che lavori a proposte referendarie (ad iniziare dal lavoro) e che, dunque, si concentri “sulle cose da fare” piuttosto che sulle formule organizzative, incrociandosi con la coalizione - sociale, cento volte sociale e non politica, sarebbe il caso di rassegnarsi - di Maurizio Landini.
La vicenda greca si trascina dal 2009 con continui, settimanali, colpi di scena, stalli nelle trattative, artifici retorici e toni minacciosi da entrambe le parti. Lo scontro, la tifoseria, il parteggiamento per i contendenti seduti ai tavoli europei si è esteso alla società, e come sempre l'esaltazione allontana la pacatezza della riflessione. In primo luogo nella discussione sul debito sono da bandire le semplificazioni.
Una volta la sinistra esaltava il pensiero complesso, magari sintetizzandolo in slogan, ma senza privarlo degli agganci con la realtà. Il “non pagare il debito”, può apparire soluzione semplice, banale, conveniente per tutti, ma così non è.
Le nazioni, tutte, hanno la necessità di finanziare il proprio debito pubblico sul mercato. È - allo stato attuale delle cose - un dato di fatto, discutibile ma non ignorabile.
Umanità oltre il mare
“Compresi che i monti, i mari, i fiumi chiamati confini naturali, si sono formati antecedentemente all’uomo, per un complesso di processi fisici e chimici, e non per dividere i popoli.”
B. Vanzetti, “Una vita Proletaria”
La fortezza Europa trema, la fortezza Europa scricchiola sotto le urla di esseri umani in cerca di speranza. Questo è il “responso” che viene dal mare da quel maledetto canale largo 145 Km. Il canale di Sicilia al centro del mondo ormai da tempo immemore, corpi “spiaggiati”, esseri umani ridotti allo stato animalesco pur di brandire la minima speranza di un futuro degno. La retorica di chi tende a fare da “elemosinante” oppure quella becera dei “aiutiamoli a casa loro”, due visioni indegne, due visioni che obliterano completamente un concetto ben preciso: dignità.
Anche ex esponenti di primo piano del PLD si oppongono ai disegni di legge presentati dal governo circa l'impiego all'estero delle Forze di Autodifesa. Lo scorso 12 giugno, durante una conferenza stampa, hanno preso posizione contro la normativa in discussione l'ex Segretario Taku Yamasaki, il quale ha affermato che il supporto logistico consente, di fatto, il coinvolgimento di forze nipponiche in operazioni di combattimento; Shizuka Kamei, ex dirigente liberal-democratico e poi ministro nel governo del democratico Yukio Hatoyama; Hirohisa Fujii, ex parlamentare PLD e poi ministro e Segretario democratico; Masayoshi Takemura, traghettato anche lui nei democratici ed ex ministro nel governo Murayama.
Notiziole fasulle e notizie vere dal Kurdistan siriano
La Stampa è il solo tra i grandi quotidiani a dare spazio in questi giorni alle notizie che vengono dal nord della Siria, dove lo Stato Islamico sta subendo una batosta militare da parte delle Milizie Curde di Autodifesa (YPG) e da un gruppo di soldati dell’Esercito Siriano Libero, una delle poche formazioni non fondamentaliste rimaste a combattere contro il regime di Assad. L’offensiva curda potrebbe addirittura liberare Rakka, la capitale in Siria dello Stato Islamico. I combattenti curdi siriani sono diventati beniamini mondiali, e la Stampa non è da meno tra quanti nell’universo mediatico li appoggiano. Le Milizie Femminili di Autodifesa (YPJ) del PYD sono state, in tutta evidenza, il migliore strumento di propaganda e di chiarificazione agli occhi del mondo di quel che la militanza politica e militare curda è nella sua interezza – un faro di massima civiltà in uno dei teatri più barbarici e micidiali del pianeta. Viene ora a incrementare il riconoscimento mondiale della realtà curda Selahattin Demirtaş, presidente dell’HDP, quel partito curdo di Turchia che non solo nelle recenti elezioni politiche ha più che raddoppiato i voti alle formazioni curde che l’hanno preceduto, ma che ha pure saputo unire a sé la frastagliata sinistra turca e aprire le sue liste alla totalità delle minoranze etniche e religiose della Turchia, alle persone omosessuali, ai giovani e alle donne protagoniste delle rivolte a Istanbul, alle associazioni per i diritti umani, assegnando così un colpo politico micidiale alla feccia fondamentalista e autoritaria guidata dal presidente-canaglia turco Erdoĝan.
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