Martedì, 14 Ottobre 2014 00:00

Evo Morales: una storia che fa bene al cuore

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Quale è la più grande risorsa di Evo Morales? “Esser stato un campesino, un contadino e avere quindi la capacità di immedesimarsi con le necessità della gente, saper spiegare la macroeconomia ai poveri”. Queste sono le parole dell'analista politico Molina, certamente non vicino al presidente campesino.

Ed è stata la sua visione a far sì che il popolo bolivariano lo confermasse presidente per la terza volta consecutiva, con un fiducia che ha coinvolto circa il 60% degli elettori e lasciando indietro Doria Medina, il principale sfidante, al 25% circa dei voti. Una vittoria che è stata dedicata a Fidel Castro, Hugo Chavez, scomparso lo scorso anno, e “a tutti i popoli del mondo che lottano contro l'imperialismo”.

Da quando nel 2009 Evo Morales, conosciuto come El Indio per la costante rivendicazione delle sue origini, la Bolivia più che un paese dell'America Latina sembra un treno in corsa. La povertà nel paese è scesa dal 38% al 20% (praticamente dimezzata), il salario minimo è salito da 72 a 206 dollari pro capite e la previsione di crescita per il 2014 si aggira attorno al 6,5%. Il continuo approdo di investimenti di capitale straniero fanno sì che nemmeno istituzioni poco vicine, per usare un eufemismo, a Morales debbano riconoscere l'efficacia della trasformazione in atto.

Evo Morales sta dimostrando al mondo, anche se di certo il mondo non sta facendo del suo meglio per raccontare a tutti il suo miracolo, che è possibile risollevare un paese dove circa la metà della popolazione viveva in condizioni di povertà assoluta, rendendo dignità ad ogni singolo bolivariano, riportando lo stato al centro dell'attività economica del paese. La decisione chiave della svolta in atto dal 2009 è stata senza alcun dubbio quella di nazionalizzare il settore degli idrocarburi, ridimensionando i contratti con le grandi multinazionali e rimettendo al servizio del paese quella che è una delle sua maggiori risorse. Morales sta portando il progresso negli angoli più sperduti del suo grande paese, investendo molto in telecomunicazioni e assicurando una vecchiaia tranquilla predisponendo servizi sociali, sanitari e pensionistici per la popolazione. Allo stesso tempo non ha dimenticato le tradizioni e le attività diffuse, rivendicando anche da presidente il lavoro e le lotte dei cocaleros, i lavoratori delle piantagioni di coca che hanno visto arrivare, grazie al presidente che un tempo era un loro sindacalista, le loro istanza in sede delle Nazioni Unite.

Vedere un paese che riesce ad assicurare dignità ad ogni cittadino, diffondendo istruzione e cultura e, di conseguenza, eliminando le barriere sociali e tra le diverse componenti etniche, fa bene al cuore, soprattutto di questi tempi. Vedere un paese che da colonia, prima di fatto poi in sostanza, si riscatta imponendo una nuova visione del mondo, che forse non rientra negli schemi che abbiamo conosciuto fino ad ora, ma che riesce dare benessere e pace, ci fa capire che forse un altro mondo è davvero possibile.

Immagine ripresa liberamente da www.pagina99.it

Ultima modifica il Martedì, 14 Ottobre 2014 00:26
Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

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