Dal 2013, seguiamo la Volta a Portugal, già tre edizioni di fila per noi e quest'anno sarà la nostra quarta Volta a Portugal consecutiva. La seguiremo come inviati per Il Becco e ovviamente siamo felici di raccontare ai lettori di questo giornale, con il quale collaboriamo anche se saltuariamente, come questa competizione vada oltre il ciclismo, oltre lo sport. Il giro si svolge prevalentemente nel nord del paese, anche se quest'anno tornerà a toccare la regione dell'Alentejo, regione del centro sud, seppur per una sola tappa, dopo tanti anni di assenza. Il giro da diversi decenni ormai, infatti, non dura più tre settimane come le più conosciute competizioni ciclistiche, LeTour de France, il Giro D'Italia e la Vuelta a España, perché ha subito scelte internazionali ed europee dall'alto, che hanno portato alla riduzione della manifestazione; scelte internazionali ed europee imposte dall'alto come è capitato spesso al Portogallo negli ultimi anni. Quando ci siamo messi in testa di seguire questa competizione nel 2013, non sapevamo a cosa andavamo incontro: una manifestazione dove, sì, vi sono sponsor e interessi economici (molto inferiori ai giri più blasonati e già citati) ma che allo stesso tempo ha preservato una genuinità d'altri tempi, di quel ciclismo epico, fatto di sudore e di passione, di semplicità e di tanto amore per questo sport.
La Volta a Portugal è stata anche una scusa per scoprire e conoscere un Portogallo meno conosciuto e spesso sconosciuto, rispetto a città come Lisbona e Porto, in questo momento sulla bocca di tutti in Europa e nel Mondo. Città che rischiano di perdere le loro identità e le loro specificità a causa della forte gentrificazione in atto e di un turismo di massa e d'elite, sempre più soffocante. Per fare un esempio, il mitico 28 a Lisbona, il tram che molti portoghesi usano per andare a lavoro, è diventato oggetto attrattivo per i turisti che lo assaltano a qualsiasi orario del giorno, rendendo l'utilizzo quasi impossibile per i residenti.
La Volta a Portugal è una carovana dove competono ciclisti per la vittoria, spesso spagnoli e portoghesi, poco conosciuti all'estero, ma allo stesso tempo è una manifestazione che ti porta a scoprire città e paesi bellissimi dove non s'incontrano turisti stranieri. La Volta a Portugal è la bellezza della natura e del paesaggio: dalle montagne della Serra da Estrela a quelle della Serra do Larouco, ai confini con la Galizia; ai fiumi, il Minho e il Douro al nord del Portogallo, ma quest’anno si attraverseranno anche il Tejo e il Sado, più a sud; alle località di mare: quest’anno il giro toccherà anche Nazaré, città famosa per il surf e per le onde più alte del mondo, il record mondiale dell’onda mai cavalcata, 24 metri, è stato battuto proprio qui, a Praia do Norte. E poi ci sono città importanti per la loro storia: tra le altre, Viseu, città del condottiero Viriato che resistette ai romani; Viana do Castelo, conosciuta per l’architettura, per i ricami e le filigrane; e piccoli centri che sono dei veri e propri gioielli, come Alcácer do Sal, nella regione dell’Alentejo, fondata dai fenici nel 1000 a.C. e dalle suggestive reminiscenze arabe.
La Volta a Portugal, è politica: quando ti fermi a parlare di Alvaro Cunhal con gli appassionati di ciclismo portoghesi e scoprono che sei italiano. Allora non fanno che ripeterti che l'eurocomunismo di Berlinguer fu un errore.
La Volta a Portugal è enogastronomia, quando scopri piatti particolari e buonissimi in regioni che fino a qualche ora prima non ne sapevi nemmeno l'esistenza, la Volta a Portugal è davvero tutto questo. Ed è anche di più, e anche economia e storia economica recente, quando passi per città dove fino a qualche decennio fa c'erano industrie tessili che ora hanno chiuso e che costringe quelle stesse città a ripensare un proprio sviluppo economico.
La Volta a Portugal è stata una scoperta che abbiamo fatto nel 2013 e ora ve la vogliamo raccontare anche qui su Il Becco.
Daniele Coltrinari e Luca Onesti hanno pubblicato C'era una Volta in Portogallo edito da Tuga Edizioni con la prefazione di Marco Pastonesi, giornalista e scrittore, già editorialista della Gazzetta dello Sport.
Il libro è un racconto sportivo e non solo, del giro ciclistico portoghese: storie, protagonisti, cronache, tradizioni, feste popolari, luoghi, gastronomia, costumi, avventure e curiosità di una competizione unica.
Trovate maggiori informazioni su www.ceraunavoltainportogallo.wordpress.com