Crolla il Psd, il partito alla guida del paese, il quale si è caratterizzato per l’accondiscendenza alle logiche d’austerità che stanno attraversando tutta Europa. I socialdemocratici riescono così a raccogliere solo il 16,59%, a fronte del 38,66 che avevano ottenuto due anni fa alle elezioni politiche. Un dato considerevole, se si pensa che per le amministrative si è votato in tutte le maggiori città portoghesi. Il partito socialista sale così al 36,4% (dal 28,5%); anche il Partito comunista riesce a salire all’11%, come gli indipendenti che salgono al 6,6%.
Il Ps ha così mantenuto la capitale, dove Antonio Costa è stato nuovamente riconfermato, conquistando città come Coimbra, Sintra, Villa Nova de Saia e la presidenza dell’associazione nazionale dei Comuni. A Porto, invece, vincono gli indipendenti andando a eleggere il nuovo sindaco Rui Moreira. In sostanza, la coalizione del Psd e Cds raccoglie circa il 20% dei consensi, a fronte del 43,11% delle precedenti amministrative. Il primo ministro conservatore Passos Coelho ammette l’ovvia sconfitta, ma esclude le dimissioni del governo, richieste visto il tracollo elettorale, dal leader socialista Antonio José Seguro. Per il momento il Psd si limita, come minimo, ad anticipare il congresso all’inizio del prossimo anno: “La dimissione del governo in questo momento mi sembra un male per il paese. In qualche modo, il governo deve rimediare a questo disastro elettorale”, dice Coelho.
Insomma, tra crisi di governo e stangate elettorali le forze politiche che hanno scelto di tagliare la spesa pubblica, il welfare e hanno deciso anche di ridurre i diritti sul lavoro pagano il prezzo di tali misure di fronte all’opinione pubblica e alla disoccupazione che cresce giorno per giorno. Non è da sottovalutare che circa un lisbonese su due non sia andato alle urne: un messaggio che ancora una volta, come in molti altri paesi, continua a significare sfiducia nelle istituzioni e nella politica. Ma d’altronde, i segnali che sono emersi da questa tornata elettorale parlano chiaro: è necessario non solo un cambio di governo in Portogallo, ma di un cambio radicale del governo dell’Europa: se sono questi i primi segnali, di certo occorre non sottovalutarli, giacché emergono da uno di quei paesi che sta attraversando da troppo tempo la miseria della crisi economica e dell’austerità.
Sarà un autunno caldo, di certo, da seguire molto da vicino.
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