Venerdì, 18 Ottobre 2013 00:00

Comunali a Lisbona: bocciate le politiche di Austerity

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Dopo gli esiti delle elezioni comunali di Lisbona dello scorso 30 settembre, inizia l’autunno caldo portoghese: durante il mese di ottobre, girando per le strade della capitale, già si vedono presidi, manifestazioni, cortei. Azioni che possono essere solo la logica prosecuzione del messaggio che è stato lanciato dai cittadini lisbonesi andati alle urne: le politiche di austerity imposte dalla Troika stanno mettendo a dura prova la capacità dei partiti di centro destra di raccogliere consenso e credibilità.

Crolla il Psd, il partito alla guida del paese, il quale si è caratterizzato per l’accondiscendenza alle logiche d’austerità che stanno attraversando tutta Europa. I socialdemocratici riescono così a raccogliere solo il 16,59%, a fronte del 38,66 che avevano ottenuto due anni fa alle elezioni politiche. Un dato considerevole, se si pensa che per le amministrative si è votato in tutte le maggiori città portoghesi. Il partito socialista sale così al 36,4% (dal 28,5%); anche il Partito comunista riesce a salire all’11%, come gli indipendenti che salgono al 6,6%. 

Il Ps ha così mantenuto la capitale, dove Antonio Costa è stato nuovamente riconfermato,  conquistando città come Coimbra, Sintra, Villa Nova de Saia e la presidenza dell’associazione nazionale dei Comuni. A Porto, invece, vincono gli indipendenti andando a eleggere il nuovo sindaco Rui Moreira. In sostanza, la coalizione del Psd e Cds raccoglie circa il 20% dei consensi, a fronte del 43,11% delle precedenti amministrative. Il primo ministro conservatore Passos Coelho ammette l’ovvia sconfitta, ma esclude le dimissioni del governo, richieste visto il tracollo elettorale, dal leader socialista Antonio José Seguro. Per il momento il Psd si limita, come minimo, ad anticipare il congresso  all’inizio del prossimo anno: “La dimissione del governo in questo momento mi sembra un male per il paese. In qualche modo, il governo deve rimediare a questo disastro elettorale”, dice Coelho.

Insomma, tra crisi di governo e stangate elettorali le forze politiche che hanno scelto di tagliare la spesa pubblica, il welfare e hanno deciso anche di ridurre i diritti sul lavoro pagano il prezzo di tali misure di fronte all’opinione pubblica e alla disoccupazione che cresce giorno per giorno. Non è da sottovalutare che circa un lisbonese su due non sia andato alle urne: un messaggio che ancora una volta, come in molti altri paesi, continua a significare sfiducia nelle istituzioni e nella politica. Ma d’altronde, i segnali che sono emersi da questa tornata elettorale parlano chiaro: è necessario non solo un cambio di governo in Portogallo, ma di un cambio radicale del governo dell’Europa: se sono questi i primi segnali, di certo occorre non sottovalutarli, giacché emergono da uno di quei paesi che sta attraversando da troppo tempo la miseria della crisi economica e dell’austerità. 

Sarà un autunno caldo, di certo, da seguire molto da vicino.

Immagine tratta da www.italianialisbona.it

Ultima modifica il Sabato, 08 Agosto 2015 12:52
Edoardo Raimondi

Nato a Chieti il 26 maggio del 1990, ho studiato presso l’Università di Pisa conseguendo la laurea magistrale in Filosofia e forme del Sapere, con una tesi in ermeneutica, filosofia morale e politica (problematizzando il pensiero di Eric Weil). Da sempre impegnato nell’associazionismo, ho fatto parte, nel corso degli anni, di movimenti e sindacati studenteschi, come di gruppi di ricerca dell’università pisana. Mi occupo principalmente di politica nazionale ed internazionale, cultura, scuola e università. 

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