“Dovrei chiedere scusa a me stessa, per aver creduto di non essere mai abbastanza”. Così diceva Alda Merini, così noi oggi lo ricordiamo. Non a caso, certo. Proprio lo scorso 4, 5 e 6 aprile, infatti, alla stazione Leopolda, a Pisa, si fa notare un bel numero di persone che con cartelli, volantini e striscioni contesta l’iniziativa commerciale “Quello che le donne vogliono”, iniziativa patrocinata dal Comune di Pisa e dalla Provincia. L’evento aveva per scopo quello di mostrare quali sarebbero gli interessi e le passioni delle donne, quello che le donne, appunto, desiderano per la loro vita. E quali sarebbero queste passioni che gli organizzatori dell’evento avevano in mente? Che cosa desidera per la sua vita una donna del nostro tempo? A detta dell’iniziativa, “tre giorni dedicati alla Donna ed alle sue passioni”, una donna, penserebbe esclusivamente a abbronzature, acconciature, trucchi, massaggi, danza, shopping, cucito… Queste, infatti, sono le attività che si sono svolte all’interno della stazione Leopolda.
Ieri l'altro il Parlamento ha bocciato tre emendamenti alla legge elettorale in tema pari opportunità: almeno il 40% delle posizioni di capolista per le candidate (e il 60% ai candidati), parità di rappresentanza (al 50%) e alternanza di genere nella composizione delle liste. Questi tre No hanno subito riaperto il dibattito su quote rosa Si, quote rosa No, senza però che si vada ad approfondire bene la questione. Spesso, invece, basterebbe guardare chi ci è vicino per capire meglio.
Il Parlamento Europeo ha da poco adottato una controversa risoluzione sul contrasto della prostituzione e il suo sfruttamento, sulla quale si è scatenato il dibattito internazionale nel quale, prevedibilmente, non si è data la giusta attenzione alle organizzazioni di categoria di sex workers.
Anche all'interno dello stesso Parlamento Europeo le contraddizioni non sono mancate: quasi tutti i gruppi si sono spaccati, con un alto numero di europarlamentari che hanno votato diversamente da quanto indicato; la maggioranza che ha approvato la mozione si regge sui popolari EPP, gruppo con le più alte percentuali di coesione nel voto insieme ai riformisti conservatori ECR (tendenzialmente coesi nell'astensione), mentre gli stessi S&D proponenti della risoluzione si sono nettamente spaccati tra favorevoli e contrari. Ancor meno coesione si è registrata nei gruppi più piccoli – Verdi, sinistra radicale del GUE, liberal-democratici ALDE – dove però a favorire la dispersione percentuale è proprio il basso numero di membri. Estrema destra EFD prevalentemente astenuta o non votante.
Una bella notizia è arrivata in Toscana qualche giorno fa: il Consiglio sanitario regionale ha approvato la distribuzione della pillola abortiva RU486 anche nei consultori. A poco valgono le proteste delle associazioni pro life, da subito scagliatesi contro la decisione prevedendo pericoli per la salute fisica e psicologica delle donne: “La fornitura libera della Ru486 privatizza l’interruzione di gravidanza, lasciando la donna a sostenere il peso di tutte le fasi abortive nell’indifferenza e nella solitudine” dichiara l'associazione Scienza & Vita. Argomentazioni che non reggono dal momento che la procedura prevede che la donna sia sottoposta ad un prolungato controllo durante tutta la procedura: alla somministrazione della prima pillola, a cui segue un periodo di osservazione di almeno un paio d'ore, succede quella della seconda pillola, sempre nel consultorio, e a giorni di distanza, controlli di routine.
“Voci dalla rete - come le donne stanno cambiando il mondo” è un libro che ci spiega come la questione della parità di genere non riguardi solo le cosiddette “femministe” ma tutti noi e pone l'accento su come il contributo delle donne sia indispensabile in ogni settore della vita quotidiana (dall'economia, alla politica, alla giustizia).
Madrid, scritto da Nilo Di Modica
«Ma, in che senso lo eliminano?». È questa in genere la prima reazione che si registra dando la notizia del nuovo disegno di legge sull'aborto presentato lo scorso 20 dicembre al parlamento spagnolo, a firma del ministro della salute Alberto Ruiz-Gallardón.
Abituati da sempre all'intemperanza con la quale la chiesa affronta l'inesorabile scorrere dei secoli fuori dai confini vaticani, resi quasi insensibili dai suoi continui tentativi d'intervenire nella vita pubblica, di fronte alla notizia dell'eliminazione pura e semplice dell'interruzione volontaria di gravidanza in Spagna la cognizione dei più ha un sussulto.
Qualcosa non torna: come se ci avessero appena comunicato l'abolizione del divorzio o del suffragio universale.
Si è spenta, domenica a Roma, Giuliana Dal Pozzo, giornalista da sempre schierata dalla parte delle donne, fondatrice nel 1988 di “Telefono Rosa”.
“Pur di dimagrire una donna ha ingerito una tenia, noto come verme solitario, acquistata su Internet.”
La notizia choc arriva dall’Iowa, negli Stati Uniti e rimbalza rapidamente in rete tramite il più famoso social network mondiale; non solo la dimostrazione che la realtà a volte supera la fantasia, ma l’ennesima conferma che l’ossessionate idea di rispondere al modello estetico dominante che viene propagandato attualmente sta toccando livelli impensabili.
“Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province”, così, titola il decreto che tanto scalpore ha suscitato, non già per i contenuti e la materia affrontata, quanto per la bagarre che si è scatenata in un Parlamento quasi deserto, convocato per la sua conversione. Non interessa soffermarsi qui sulla polemica cui abbiamo dovuto assistere a testimonianza della miseria di un Parlamento vacanziero che se ne frega dei problemi del paese, unicamente preoccupato del salvataggio - Berlusconi insieme allo squallido contesto delle larghe intese, interessa, qui, capire e entrare nel vivo di questo provvedimento.
Finalmente il Governo ha partorito un decreto legge sul femminicidio. Erano mesi che se ne parlava ma ancora non avevamo visto niente. E invece eccola qua. Un decreto voluto fortemente anche dall’ex ministra Josefa Idem, e che per mio personale parere, l’aveva pensato in maniera totalmente diversa da quello che poi è stato presentato ieri. Non l’ho studiato attentamente ma da una prima analisi emergono dei punti non molto chiari né precisi.
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