Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".
«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)
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Il capitalismo è riuscito a trasformarci nei migliori sfruttatori di noi stessi? La sinistra europea è oggi incapace di proporre un’alternativa allo stato di cose presenti?
Una risposta affermativa a queste domande può essere trovata nell’ultimo libro di Carlo Formenti, La variante populista (edizione DeriveApprodi), pubblicato nel mese di ottobre del 2016. Il testo non risponde ad un particolare fatto di cronaca, né è destinato al facile ed immediato consumo. La composizione per saggi (quattro capitoli suddivisi per paragrafi) ed il ricco apparato di note permettono di ritornare agevolmente su quanto scritto dall’autore, anche senza fare particolare attenzione all’interessante bibliografia.
La cittadinanza degli Stati Uniti d'America rappresenta il 5-6% di quella mondiale, ma il Paese ospita il 25% della popolazione carceraria globale. XIII emendamento (titolo originale: 13th), documentario distribuito da Netflix, si apre con questi dati e le parole di Bryan Stevenson, fondatore di Equal Justice Initiative: «un essere umano su quattro, dietro le sbarre, con le manette, [è] rinchiuso qui, nel paese della libertà».
Lo chiamavano Jeeg Robot e Veloce come il vento sono pellicole meno ignoranti e più progressiste, cionondimeno si può uscire dalla sala cinematografica di Mine con una sensazione positiva rispetto al cinema italiano. Nel caso della pellicola di Fabio&Fabio si tratta di una produzione europea (italo-spagnola) e statunitense, ma alla regia ci sono due italiani, al loro primo lungometraggio, dopo diverse esperienze anche in ambito di post-produzione e videoclip.
Lo sbirro è un mestiere come un altro. Il pensiero più pericoloso da avere quando si pensa alle forze dell’ordine. In tempi di riforme promosse dal Governo Renzi appare difficile ricordarsi che attorno alla sfera del potere si colloca il monopolio della forza.
Una divisa non è un costume: rappresenta lo stato, qualsiasi cosa sia diventata questa entità nazionale prevista dalla Costituzione, nel XXI secolo.
Dal numero cartaceo di aprile Comunicazione e(') potere
Il problema della comunicazione appartiene al novero delle questioni non affrontate o poste in modo errato nel dibattito diffuso della sinistra italiana, di cui fanno parte anche le comuniste e i comunisti. Non è evidente o immediato, ma la costruzione del consenso è un tema che non appartiene in modo caratterizzante alla contemporaneità: l’evoluzione dei mezzi di comunicazione non può sostituire la consapevolezza del passato.
Retorica, teatro, stampa, radio, cinema, televisione, internet: sono solo alcuni dei passaggi più noti del flusso di tecnologie ed invenzioni che hanno segnato la storia. Il linguaggio e l’espressione sono imprescindibile parte dell’essere umano: se un’idea non può essere comunicata, semplicemente non è.
Le grandi aspettative possono rovinare le opportunità. Marseille è la prima serie televisiva europea di casa Netflix, disponibile dal 5 maggio in tutti i paesi in cui il colosso statunitense è arrivato (in Italia da ottobre 2015). Il nome è quello della produzione che sta dietro ad House of Cards ed era quindi inevitabile associare alla storia di Frank Underwood una stagione incentrata sulle elezioni della città di Marsiglia. Gli attori sono di primo piano, ovviamente. Gérard Depardieu nei panni del sindaco in carica e Benoît Magimel ad interpretare il giovane erede impegnato ad “uccidere il padre”. Le 8 puntate seguono la frattura fra i due protagonisti e la campagna elettorale, lasciando sullo sfondo la criminalità organizzata e le relazioni sentimentali dei diversi comprimari.
Nel passaggio tra XX e XXI secolo alcune tracce dei temi delle scuole secondarie affrontavano il tema della globalizzazione. Una parola spesso ritenuta vaga ed indefinita, su cui si interrogava anche alla luce del movimento altermondialista.
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