Il problema, come per ogni storia, è come verrà raccontata. Dunque, ricostruisco brevemente dal mio punto di vista soggettivo i passaggi di quello che è ormai passato tra la gente comune come “golpe” - nemmeno più tanto strisciante stavolta -, per poi giungere a delle breve conclusioni.
Il governo Monti nasce nel novembre 2011 come diretta espressione di due fenomeni, entrambi anti-democratici: il primo è quello internazionale, ossia la pressione dei mercati che hanno semplicemente messo con le spalle al muro l'intero schieramento partitico obbligandolo a scelte forzate, il secondo è la discesa in campo del Presidente della Repubblica come figura di garanzia, super partes, come si è spesso auto-appellato Re Giorgio. Una figura in grado di traghettare il Paese fuori dallo stallo economico e politico, così si è detto e così si continua a ribadire sui principali giornali americani e sugli organi mainstream italiani. La realtà che ognuno ha davanti tutti i santissimi giorni è esattamente opposta.
Della presidenza Napolitano si è ripetuto dogmaticamente la sua caratteristica super partes, ma qui ci troviamo di fronte all'ennesimo travisamento della realtà. Il fatto che possa esistere una figura istituzionale super partes è scontato, oltreché necessario per un sistema politico come il nostro, ma che questa presidenza della Repubblica sia stata super partes mi sembra una sciocchezza che solo il post-ideologismo spiegato da Zizek può chiarire. Questa presidenza della Repubblica è e sarà partigiana di una certa parte politica fino alla fine dei suoi giorni ancora molto lunghi e male ha fatto Grillo a cedere “l'onore delle armi” ad un avversario che non si è mai dimostrato completamente morto (Machiavelli docet).
Resta un problema di fondo: il Presidente della Repubblica anche se dovrebbe rappresentare il Paese (e non lo rappresenta) è diretta emanazione del Parlamento e qui si è rimasti dentro le regole del sistema parlamentare, almeno formalmente. Ma non accontentiamoci degli sguardi superficiali sulla realtà, viviamo in una repubblica orwelliana, ormai lo sappiamo, dunque ragioniamo e approfondiamo: in realtà le regole del sistema parlamentare sono completamente saltate sotto l'ultimo governo Berlusconi e la stessa legge elettorale scardina completamente il meccanismo della rappresentanza democratica. Malissimo fanno tutti i costituzionalisti di regime ad analizzare la realtà istituzionale prescindendo dalla filosofia politica. Infatti, la filosofia politica ci spiega chiaramente che il “paese reale” e il “paese legale” sono tenuti assieme da un sottilissimo filo che si chiama Porcellum e guarda caso è stato l'unico punto che il governo di transizione Monti avrebbe dovuto toccare e non ha toccato. Ora, analizzando la realtà senza il “sottilissimo filo”, si può vedere come siamo fuori da qualsiasi sistema democratico: con legge proporzionale (l'unica autenticamente democratica) i seggi sarebbero stati ripartiti grossomodo come segue: PD 165, PDL 138, Scelta Civica 54, Lega Nord 27, Fratelli d'Italia 14, Udc 12, Fare per Fermare il Declino 5. Tot sostenitori Napolitano presidente: 415 ai quali vanno aggiunti i voti di tutti i delegati Regionali rigorosamente appartenenti al bipolarismo Pd-Pdl/Lega, con alcune coraggiose eccezioni Udc. Tot: 473 (leggi qui) . Invece, tra i sostenitori di Rodotà: M5S 161, Sel 25, Riv. Civ. 15 Tot sostenitori Rodotà presidente: 201.
Le responsabilità del PD in tutto questo sono abnormi, non parificabili a quelle di PDL-Lega Nord, ma peggiori, poiché alla prova dei fatti risulta che il principale partito del centro-sx aveva una sola via per uscire dall'impasse in cui si era cacciato cercando sistematicamente il dialogo solo con la destra. Questa via erano le dimissioni dell'intera segreteria PD, avvenute puntualmente per consentire il prolungamento del governo “presidenzialista” di Napolitano - votato stavolta entusiasticamente da tutta la destra (compresa quella estrema e federalista) - se così vogliamo chiamarlo, anche se continuo a sostenere che questa è una definizione riduttiva. Se poi aggiungiamo che la strategia presidenzialista dietro al governo Monti è stata accettata acriticamente dal PD primo partito d'opposizione in grado di stravincere le elezioni un anno e mezzo fa ci rendiamo subito conto che se oggi c'è da ricercare un responsabile per la deriva autoritaria dell'Italia è il PD, non il PDL politicamente distrutto dai mercati.
Il ruolo abnorme assunto dal Presidente della Repubblica nell'ultimo biennio dunque travalica decisamente gli argini costituzionali definiti e va oltre le categorie della scienza politica, a tal punto da creare una forma di governo incatalogabile. Non mi pare possa definirsi presidenzialismo (per lo meno con rif. al modello USA), perché lo stesso presidenzialismo è una forma di governo che ha delle regole ben definite e come sappiamo non prevede l'assenza di un'opposizione politica in Parlamento, prevede dei precisi limiti alla rielezione del Presidente della Repubblica e prevede un bilanciamento dei suoi poteri, prescrivendo minuziosamente i casi e le materie in cui esso può intervenire. Ad oggi, tanto più dopo le dimissioni della segreteria Pd, l'unica opposizione politica presente in Parlamento è il M5S ed è chiaramente fuori dal bipolarismo (elemento fondamentale del sistema presidenziale). Il Presidente è rieletto e potrebbe esserlo ad infinitum perché si è utilizzato un buco costituzionale per aggirare i principi costituzionali e si continua a navigare a vista in un oceano in tempesta. Auguri a tutti, ne avremo tanto bisogno.
Articoli per spunti di riflessione:
Daniele Basciu “Tre anni fa non oggi”, A. Lucarelli “Napolitano, il settennato bis è incostituzionale?”, G. Cremaschi ( “Opposizione alla monarchia elettiva” )
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