Giovedì, 21 Dicembre 2017 00:00

A proposito della cittadinanza austriaca in Südtirol

Scritto da
Vota questo articolo
(4 Voti)

Il nuovo governo di coalizione Popolari-FPOe fa discutere anche fresco di giuramento. Ambienti vicini al nuovo governo austriaco, e specialmente alla destra della coalizione, avrebbero infatti nei giorni scorsi data come sicura una riforma della disciplina della cittadinanza austriaca, che permetterebbe a chi si sia dichiarato ufficialmente appartenente al gruppo germanofono del Südtirol/Alto Adige (la maggioranza relativa dei sudtirolesi) di chiedere la cittadinanza austriaca, conservando - dato che la legge del nostro Paese permette la cosiddetta “doppia cittadinanza” - al contempo la cittadinanza italiana; un ipotesi che echeggia una rivendicazione storica della destra germanofona sudtirolese contro cui hanno prestamente tuonato politici italiani e leader ai livelli più svariati.

Mi sembra che valga la pena chiarire un po’ la realtà delle cose, anche per evitare puerili prese di posizione a priori. Prima di tutto, bisogna ricordare come persone con una doppia cittadinanza in Italia siano tutt’altro che rare: dai figli di coppie con un genitore straniero, agli immigrati naturalizzati italiani che hanno deciso di conservare la cittadinanza dello stato di origine, a coloro che casualmente sono nati in uno stato in cui vige lo ius soli come gli Stati Uniti d’America, agli emigrati italiani che sono stati naturalizzati da un Paese straniero ma hanno conservato la cittadinanza italiana o – ed è forse il caso più interessante e più simile alla proposta austriaca -l’hanno riacquistata. De iure, infatti, con riforme adottate tra gli anni novanta e i duemila, l’Italia ha garantito la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana agli “oriundi” sudamericani di origine italiana (una coorte la cui consistenza si stima si aggiri intorno alle decine di milioni), ma soprattutto agli istriani e ai dalmati italofoni, e questo nonostante le durissime proteste di Croazia e Slovenia. Si capisce quindi come la politica italiana, quando lancia anatemi contro la proposta della cittadinanza austriaca ai sudtirolesi, non possa non risultare tragicamente ipocrita.

A livello politico, inoltre, non è così impensabile che le comunità di confine o i gruppi etnici minoritari possano voler dire la loro sulla politica di un Paese che sentono vicino o semplicemente viverne diritti e doveri, desideri legittimi che solo la cittadinanza permette. La doppia cittadinanza, né nello specifico ogni proposta di dare la cittadinanza dello stato frontaliero alle popolazioni confinanti, non è quindi certamente un male, può anzi essere uno strumento utile e una forma di giustizia storica.
Tutto a posto quindi? Direi di no.

Come hanno evidenziato ottimi articoli del dibattito ospitato dal portale salto.bz, che cito volentieri e a cui rimando (per esempio qui), la proposta austriaca ha molteplici profili di problematicità. Ricordiamone qui solamente alcuni, e tralasciamo le problematiche burocratico-giuridiche. Innanzitutto concedere la cittadinanza solo ai richiedenti sudtirolesi di lingua tedesca (o al limite ladina, sembra) non può non apparire come una forzatura, che svaluta un’intera storia. Riconoscere il diritto alla “seconda” cittadinanza solo agli appartenenti al gruppo germanofono del Südtirol/Alto Adige appare infatti palesemente discriminatorio nei confronti di quei sudtirolesi che si sono dichiarati come appartenenti al gruppo italofono, con a margine la scarsa chiarezza sulla situazione di coloro che si sono dichiarati solo “aggregati” ad uno dei gruppi. Un reale interesse per la specificità locale imporrebbe quantomeno la possibilità di richiedere la cittadinanza austriaca a tutti i nati e a tutti i residenti della Provincia, a prescindere dall’appartenenza linguistica, vincolandone piuttosto l’ottenimento al superamento di un esame di lingua tedesca ad un livello adeguato.
In secondo luogo, un po’ di per sé, ma soprattutto per questo sottointeso divisivo dell’appartenenza linguistica, la proposta di Vienna in effetti alimenta un clima pesante di settarismo etnolinguistico che si sperava in via di superamento, che in Südtirol/Alto Adige ha in una fase addirittura mietuto vittime e che ha comunque avvelenato la discussione politica e la convivenza sociale per generazioni. Certo, non si deve dare a quest’ultimo elemento una caratura apocalittica che non può in nessun caso avere, ma certamente - così com’è – è un passo nella direzione sbagliata.

Infine, e in sintesi, le motivazioni provocatorie e nazionalistiche sottintese all’ipotesi ventilata Oltrebrennero sono abbastanza palesi; come palese era il nazionalismo contenuto nelle riforme che hanno aperto la cittadinanza italiana a cittadini di stati dell’America latina di vaga discendenza italiana, o a giuliani, istriani e dalmati. La reazione isterica di una fetta di politica e pubblica opinione italiana non può, in questo contesto, non fare il gioco di Strache e sodali dell’FPÖ. Una pacata risposta che elencasse le palesi tare di simili unilateralismi sterili sarebbe stata una risposta migliore, come pure – in mancanza di spessore politico – anche solamente l’indifferenza.
Rimane, per l’Italia come per l’Austria, ad un secolo di distanza dalla fine della Prima guerra mondiale, l’esigenza di un processo politico di respiro europeo che affronti le questioni legate alle aree di confine, la tutela e la rappresentanza delle minoranze e le ferite tuttora aperte lasciate da quella “inutile strage”. È un gran peccato che non se ne parli. Chi lo sa, magari potrebbe venir fuori addirittura una proposta complessiva sulle cittadinanze condivisa da tutte le parti in causa.

Ultima modifica il Giovedì, 21 Dicembre 2017 00:14
Niccolò Bassanello

Nato a Bozen/Bolzano, vivo fuori Provincia Autonoma da un decennio, ultimamente a Torino. Laureato in Storia all'Università di Pisa, attualmente studio Antropologia Culturale ed Etnologia all'Università degli Studi di Torino. Mi interesso di filosofia delle scienze sociali, antropologia culturale, diritti delle minoranze e studi sull'educazione. Intellettualmente sono particolarmente influenzato dai lavori di Polanyi, Geertz, Wittgenstein e Feyerabend, su cui mi sono formato, oltre che dal postoperaismo e dal radicalismo statunitense. Nel tempo libero coltivo la mia passione per l'animazione, i fumetti ed il vino.

Devi effettuare il login per inviare commenti

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.