Nata a Firenze il 17 novembre 1983 ha quasi sempre vissuto a Lastra a Signa (dopo una breve parentesi sandonninese). Ha studiato Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Firenze. Attualmente, da circa 5 anni, lavora presso il comitato regionale dell'Arci.
Caso Riina: let's talk about... carceri!
La Cassazione ha dichiarato che "Totò Riina ha diritto a una morte dignitosa". Poche parole negli ultimi tempi sono state oggetto, come in questo caso, di riflessioni (e speculazioni talvolta) se ad un boss mafioso debba o meno essere concesso il diritto di morire in pace.
Diritti e favori, questo e quello per me pari... non sono!
In Italia la legge è (almeno ufficialmente) uguale per tutti. Tutti hanno uguali diritti e uguali doveri. Detto questo, valido almeno come assunto generale, è necessario chiedersi se realmente sappiamo cosa è da considerare un diritto e cosa invece è niente di più di un favore. Se entriamo in un qualsiasi luogo frequentato da un tot di persone (anche virtuale) ci rendiamo conto che la differenza tra i due concetti è tutto fuorché chiara, ma anzi talvolta cambia a seconda del "ricevitore" del diritto/favore. Quello che però balza agli occhi è la scarsissima, talvolta inesistente, consapevolezza del "cittadino medio" di quali sono i propri diritti, con unitamente la tendenza a confonderli con i privilegi e i favori ricevuti da qualcun'altro. Anzi, ed è probabilmente anche peggio, talvolta un ipotetico 'Signor Rossi' è portato a "barattare" un diritto con un favore.
Terrorismo: perché "not in my name"
L'ultima vittima è stata Londra, prima c'era stato Berlino, prima ancora Nizza. Tra qualche tempo probabilmente un'altra città diventerà teatro degli orrori. Tanti sono purtroppo gli episodi in cui dei terroristi attaccano le nostre città, causando ovunque orrore e una giusta e naturale reazione della società civile. Ma la naturale reazione della società civile non è più tanto giusta quando porta a gettare odio e pregiudizio verso una comunità, quella islamica, accusata in blocco di essere causa del terrorismo.
A questo atteggiamento consegue e si contrappone la reazione islamica che si sente in dovere di dichiarare con manifestazioni pubbliche che gli atti di violenza non sono responsabilità loro, sono appunto "not in my name". Personalmente trovo che questa reazione non sia molto 'comprensibile': nel senso, ovviamente non sto dicendo che è sbagliato che delle persone dichiarino il loro sdegno per la violenza e vogliano staccarsi dai terroristi, ma sono convinta che non dovrebbe essere necessario. Infatti è uno dei capisaldi del nostro codice penale che la responsabilità penale è personale quindi se un terrorista compie una strage questa è imputabile esclusivamente a lui. Quindi tutto il resto della comunità islamica può dormire sonni tranquilli senza bisogno di manifestazioni pubbliche di condanna del fatto.
Ma dato che questo non accade qualcosa evidentemente non va per il verso giusto: perché i media italiani sembrano ossessionati dalle manifestazioni del mondo islamico, al punto da dedicargli abbastanza spazio? Probabilmente la risposta sta nel pregiudizio che purtroppo offusca i nostri giudizi su una certa etnia.
È come se non riuscissimo a capacitarci dell'esistenza di islamici buoni e quindi avessimo bisogno di vederceli davanti agli occhi. Ma riflettiamo: in occasione di una strage di mafia abbiamo bisogno che tutti i siciliani dichiarino di non essere mafiosi? Forse ahimé sì! Ma se nella nostra cerchia di amici abbiamo una famiglia palermitana non penso che automaticamente inizieremmo a pensare di non invitarli a cena per paura di essere uccisi.
Quindi qual è la differenza? Tutto sta nel grado di conoscenza che ci lega alle persone. Quindi dobbiamo fare lo sforzo di non ragionare per categorie e vedere (e soprattutto giudicare) ogni persona per quello che è. Quando avremo nella nostra cerchia di amici abbastanza famiglie "di colore" (posto che non tutti gli islamici sono neri, e ovviamente non tutti gli islamici sono terroristi) riusciremmo a capire che non tutti sono terroristi e quindi non ci sarà più bisogno di manifestazioni 'Not in My Name'. Non ci resta che aspettare!
Goldoni e le sue smaniose villeggiature
Domenica 12 marzo si è conclusa la settimana fiorentina per la Compagnia degli Onesti, che ha portato in scena le goldoniane "Smanie per la Villeggiatura", primo capitolo della trilogia scritta dal commediografo settecentesco, regia di Emanuele Barresi. Nonostante si trattasse della sesta (ed ultima) replica tanti sono stati gli spettatori presenti in sala, confermando la fama di Goldoni, che non smette di attirare gli appassionati del palcoscenico.
Legittima difesa o licenza di uccidere?
Quale può essere una legittima reazione di chi si trova a fronteggiare una rapina? Qual è il limite da non superare se non si vuol passare dalla parte del torto? In Italia fa molto discutere la legge sulla legittima difesa, da più parti si sente dire che la vittima ha meno diritti del colpevole. In base all'attuale articolo 52 del codice penale, perché ci sia legittima difesa ci deve necessariamente essere un diritto da tutelare. Ma è indispensabile che ricorrano delle condizioni precise: la necessità della difesa, l'attualità del pericolo, l'ingiustizia dell'offesa e soprattutto, punto sul quale si scatena il dibattito, il rapporto di proporzione tra difesa e offesa. Infatti il pericolo di un furto è decisamente meno grave in proporzione di una risposta che può essere letale come uno sparo, soprattutto se l'aggressore è disarmato o comunque ha in suo possesso un'arma 'inoffensiva' (tanti sono i casi raccontati in cronaca nei quali l'aggressore era 'armato' di pistola giocattolo).
Italia, morituri te salutant
In questi giorni impazza il dibattito sull'eutanasia, sulla dolce morte. Come sempre, quando qualcuno sceglie di farla finita: è stato così con Eluana Englaro ed è così per il recente caso di Dj Fabo. Purtroppo però siamo tutti tristemente consapevoli che non solo la discussione non porterà a nessun risultato, ma anzi si esaurirà non appena l'attualità ci presenterà un nuovo argomento alla moda. Invece sarebbe fondamentale discutere questo tema, ed ancor più sarebbe importante farlo a bocce ferme, ossia quando non c'è nessun caso specifico cui fare riferimento. Infatti, se non mettiamo le cose in chiaro una volta per tutte ci saranno presto o tardi altri dieci, cento o anche mille Dj Fabo, i cui casi saranno peraltro molto meno di dominio pubblico.
Aborto: quando la legge è illegale
È notizia degli ultimi che un ospedale laziale ha bandito un concorso particolare: i vincitori infatti saranno assegnati al reparto per l'attuazione della legge 194, cioè quella che regola il diritto di aborto.
Migranti , solo il do ut des ci salverà
In Italia da anni tiene banco la questione migranti. Sembra, ad ascoltare i discorsi di taluni politici e della gente comune, che un'orda di persone si sia scaraventata nella nostra penisola, arraffando tutto quello che trova sulla sua strada. Una sorta di invasione barbarica 2.0. Se invece ci calmiamo un attimo e ci prendiamo due minuti per leggere dei dati attendibili scopriamo che secondo i dati dell'UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) in Italia sono sbarcati 181.405 migranti. Certamente un dato che non ci pone ai vertici della classifica europea.
"Ringrazia che hai un lavoro": la nuova frontiera dello schiavismo
Viviamo purtroppo da diversi anni un periodo di crisi economica che non accenna a passare. Il lavoro è sempre più introvabile, e quando lo si trova è sottopagato e precario. Ovviamente questa situazione ha portato tanti problemi pratici nella vita di ognuno: non ci sono soldi per far fronte alle tante piccole 'emergenze' che possono capitare nella vita di ognuno di noi, come ad esempio il dentista o qualsiasi guasto domestico. Ma ancora più grave è la conseguenza psicologica che questa situazione ha portato nel modo di pensare comune: ci si è dimenticati che il lavoro è un diritto fondamentale di ognuno, citato anche dal primo articolo della nostra Costituzione, e si è iniziato a considerarlo un privilegio.
Gli esseri umani vivono in società. Quindi ognuno di noi è immerso in un ambiente che condivide con altre persone uguali a lui, con le quali ogni giorno è costretto ad interagire. È chiaro che tali interazioni devono essere regolamentate: ed è qui che entrano in scena le regole, ovvero "norme che un gruppo sociale si dà per assicurare la sopravvivenza del gruppo e per perseguire i fini che lo stesso ritiene preminenti" (definizione di Wikipedia).
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