Tuttavia, come direbbe lui, a mio (modestissimo) parere la polemica, più che sulle giravolte dell’ex compagno, dovrebbero essere centrata sulla sostanza delle sue affermazioni, ovvero la superiorità totale del liberalismo su qualsiasi pensiero alternativo, per confutarle sul piano politico e culturale.
A questo fine può essere utile la lettura di un agile testo pubblicato recentemente da Laterza, nella collana Idòla, che non a caso si presenta come “Libri contro le false certezze”, dal titolo: “Senza proprietà non c’è libertà” FALSO!; l’autore è Ugo Mattei.
Due parole sull’autore. Ugo Mattei è insegnante di diritto civile all’Università di Torino e di diritto comparato all’Università della California e all’International University College (IUC) di Torino, ma a parte le rilevanti competenze in materia giuridica, l’autore ha patrocinato presso la Corte Costituzionale l’ammissibilità dei referendum sull’acqua pubblica ed è tuttora impegnato nella difesa dei beni comuni, anche nella sua qualità di presidente di ABC (Acuedotto Bene Comune) ripubblicizzata azienda del Comune di Napoli.
In meno di 90 pagine l’autore contesta alla radice il diritto di proprietà, con argomentazioni storico-giuridiche, non senza incursioni nel campo economico e dell’attualità politica, denunciando le ragioni unicamente ideologiche dei difensori di questo presunto “diritto” naturale, che l’autore accomuna sotto il nome di liberalismo, rifiutando la divisione ipocrita fra “liberali” e “liberisti”, che per Mattei è solo il frutto di una cattiva coscienza o di un voluto inganno.
Inoltre Mattei denuncia due elementi di non poco conto, anche ai fini del dibattito che necessariamente deve aprirsi sull’argomento:
a) il fatto che la proprietà privata sia circondata da mille tutele giuridiche e garanzie politiche, mentre non avviene altrettanto per la proprietà pubblica o comune che dir si voglia, che così può essere saccheggiata in totale impunità a favore di quella privata;
b) la condizione dei “piccoli proprietari”, o meglio dire coloro che hanno solo una sorta di “proprietà d’uso”, per i quali la “proprietà” è circondata da tutta una serie di obblighi che di fatto rendono costoro “schiavi” della loro proprietà, citando a questo proposito la sorte degli espropriati della Val di Susa.
In definitiva il testo di Mattei pone a noi, che ci definiamo ancora comunisti, una domanda di non poco conto, per definire noi stessi come alternativa all’attuale società: I mezzi di produzione e di scambio sono un bene comune?
Ecco la discussione da aprire, altro che le affermazioni di qualche politico passato.
Infine un’altra informazione, il libro è dedicato a Gianfranco Mattei partigiano, gappista, comunista ucciso alle Fosse Ardeatine, una ragione in più per leggerlo.
Immagine tratta da: www.huffingtonpost.it