Lunedì, 29 Settembre 2014 00:00

Una modesta proposta: la patente elettorale

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Lasciamo da parte per un momento altri argomenti e andiamo al cuore del problema: il voto è un diritto universale?

Sul piano generale niente da obiettare, sul piano concreto questo diritto è comunque subordinato ad alcune condizioni: possesso della cittadinanza, maggiore età, non essere interdetto per condanne, …; si tratta quindi di un diritto il cui esercizio concreto è condizionato dal possesso di una serie di requisiti di cui l’elettrice e l’elettore devono essere in possesso: non può votare il cittadino di un altro Stato, il minorenne, ecc. ecc. ecc … 

Al tempo stesso ad ogni cittadina e ad ogni cittadino è garantito il diritto di muoversi liberamente, anche con mezzi propri, essi dispongono del pieno diritto a possedere e condurre un mezzo di locomozione, che non può essere negato in ragione di condizioni sociali, sesso, ecc. ecc. ecc., ma il cui esercizio richiede il possesso di determinati requisiti minimi di competenza.

Rispetto al diritto di voto, assicurato automaticamente raggiunti i requisiti richiesti, il diritto di guidare un mezzo qualsiasi può essere liberamente esercitato una volta dimostrata una sufficiente conoscenza delle norme sulla circolazione, della segnaletica stradale e delle diverse componenti del mezzo, accertata tramite apposite prove teoriche e pratiche. 

Si tratta di una norma essenziale, prevista fin dagli esordi dell’automobile e tanto più necessaria in tempi di motorizzazione di massa, tesa alla salvaguardia della salute e della incolumità pubblica, obbligando chi voglia conseguire il diritto alla guida di un mezzo a dimostrare quelle conoscenze minime per non essere di pericolo a se e agli altri.

Purtroppo il diritto di voto non è circondato dalle stesse cautele e non comporta gli stessi obblighi del condurre un’automobile, nonostante che l’esperienza storica concreta abbia dimostrato in maniera inequivocabile come l’ignoranza in questo campo abbia prodotto danni molto più gravi di quelli causati da incidenti stradali.

Avviene così che una persona di buon senso, la quale si rifiuterebbe di salire per la seconda volta su un mezzo il cui guidatore abbia dimostrato una prima volta la propria inaffidabilità alla guida, per dolo o per ignoranza, non esita a dare per la seconda, la terza, la quarta volta il voto a candidati o liste del tutto inaffidabili, bugiardi, mariuoli o peggio inetti.

Perché questo comportamento?

Perche la persona comune ha una conoscenza almeno sufficiente per giudicare del comportamento di un’altra alla guida di un veicolo, ma ne ha in genere pochissima e del tutto insufficiente per giudicare il comportamento di un'altra alla guida di una qualsiasi istituzione.

C’è in buona sostanza un “analfabetismo politico di ritorno” di portata tale che chiunque, attento a non passare col rosso ed alla segnaletica e che sappia cos’è il fluido dei freni e si preoccupi di farlo controllare, in definitiva un attento e prudente automobilista, non esita ad esprimere il proprio voto sulla base di una superficialità tale, che non si sognerebbe neanche lontanamente di usare alla guida di un’auto; ne si sognerebbe di modellare il proprio comportamento di guida sulla base degli esempi offerti dalla televisione del tipo di serie come Hazzard o Sulle strade di San Francisco.

La mia proposta è quindi molto semplice, se tutti concordiamo sul fatto che il cattivo esercizio del diritto di voto possa costituire un pericolo per la società, allora bando alle ciance, occorre l’istituzione della PATENTE ELETTORALE!

Qualcuno mi dirà che così si torna al suffragio censitario, si viola il principio del suffragio universale, niente di più falso!

Come il diritto a conseguire la patente di guida non è subordinato al colore della pelle, al sesso o al reddito, ma semplicemente alla conoscenza di un livello minimo di informazioni per un buon uso di questo diritto, così dovrebbe essere per il diritto di voto.

Né d’altra parte ritengo che tale nell’esercizio di tale diritto verrebbero favoriti coloro che hanno un più alto livello di scolarizzazione, se gli esami per l’ottenimento della patente elettorale fossero sottoposti alle stesse modalità di quelli per ottenere la patente di guida.

Si tratterebbe di elaborare procedure analoghe, magari evitando la prova pratica di guida, che nel nostro caso a poco senso, 100 quiz sulla Costituzione e su argomenti politico/istituzionali di carattere generale o storici, scelti fra un numero superiore che il candidato è obbligato a imparare, formulati in maniera semplice e chiara, a livello per intenderci di un corso di educazione civica da scuola media.

Il tutto di fronte a commissioni imparziali e preparate, magari facendo correggere gli elaborati in forma automatica.

Chi risponde esattamente a tutte le domande è elettore, chi viene bocciato può ritentare tutte le volte che vuole, le sessioni di esame dovrebbero essere diffuse e frequenti.

Naturalmente dovrebbero essere previsti diversi livelli, la patente elettorale base dovrebbe consentire l’elettorato attivo, la possibilità di candidarsi ai diversi livelli istituzionali dovrebbe prevedere l’innalzamento progressivo della difficoltà della prova, ma sempre in un quadro di semplicità e chiarezza, ci dovrebbe essere in sostanza una patente di tipo 1 per l’esercizio del semplice diritto di voto, di tipo 2 per candidarsi a livello locale, di tipo 3 a livello regionale, di tipo 4 a livello nazionale o europeo.

In questi casi potrebbero essere inoltre introdotte prove di tipo pratico: la lettura di un bilancio comunale e la sua interpretazione, la conoscenza dei prezzi di generi o di servizi di largo consumo così come di una busta paga di un cittadino comune e la redazione quale esercizio di un semplice bilancio familiare: “Dato che la signora Maria e il signor Guido pensionati dispongono di un reddito netto mensile pari a euro …, considerato che l’affitto di casa costa euro ….

Un altro vantaggio evidente dell’istituzione della patente elettorale sarebbe quello di rilanciare il ruolo di educatori politici di massa delle organizzazioni politiche, qualsiasi partito o movimento politico che non volesse rimanere indietro rispetto agli altri sarebbe costretto ad organizzare vere e proprie “scuole guida”, seriamente impostate in quanto costrette a rispondere a criteri semplici, ma rigorosi di qualità formativa.

Se ad esempio in una scuola del Pd o di Forza Italia o del Movimento 5 stelle, un ragazzotto protervo e ignorante nutrito a twitter e coca cola alla semplice domanda di cultura storica “Chi ha liberato Auschwitz?” rispondesse “Gli americani!”, verrebbe immediatamente redarguito da qualsiasi insegnante che avesse l’ambizione di renderlo elettore “L’Armata Rossa bischero! L’Armata Rossa! Attento se no, non puoi votare”.

A chi obietterà che tali procedure avranno dei costi è facile rispondere che ci costa molto di più l’ignoranza degli elettori e l’incapacità, l’inettitudine, l’incompetenza e l’improvvisazione degli eletti.

Non ci credete? Chiedete un po’ ai 26.217 elettori di Franco Fiorito e poi ne riparliamo.

 

Immagine liberamente tratta da www.bloglive.it

Ultima modifica il Sabato, 27 Settembre 2014 21:28
Francesco Draghi

Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.

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