È inutile ribadire, dal mio punto di vista, quanto Peppino stesso fosse lontano dal modello che gli hanno dipinto addosso. Una persona sempre pronta a battersi anche in maniera iper radicale e allergico alla legalità di convenienza o a quella, modernamente parlando, dei sepolcri imbiancati. Convinto sostenitore della lotta per la giustizia sociale. Quando si parla di Peppino, non dovremmo mai smettere di dimenticare le difficoltà che l’Italia vive tutt’oggi per l’ingerenza forzosa del fenomeno mafioso, presente in maniera differentemente declinata, in tutte le pieghe della società. La politica, quella che nei salotti mediatici, si propone a pseudo-panacea dei mali per la riconquista dei bisogni essenziali, ha ormai completamente abbandonato le periferie di questo mondo, o al massimo le aizza contro i soggetti deboli, la più classica guerra tra poveri. Da qualsiasi latitudine la si guardi, da Librino, passando per Bari vecchia fino ad arrivare allo sperduto paesino dell’hinterland calabrese, il senso di abbandono è evidente.
Succede che a San Luca, paesino dell’appennino calabro a pochi km da Reggio Calabria, il prossimo 11 Giugno e per la seconda volta consecutiva, le urne e i seggi elettorali saranno vuoti, anzi non si allestiranno proprio. Nessuna lista elettorale ha presentato formalmente candidatura (come nel 2013), un popolo che ha letteralmente rinunciato alla rappresentanza, è un popolo che rinuncia al futuro stesso. Una responsabilità che va a parer mio ricercato in quella politica della legalità omnia partes, che sui media vediamo ben rappresentata, ma all’atto pratico non permette un reale cambiamento delle cose. La ricetta che sembra ardua, va forse ricercata in quelle azioni che proprio Peppino stava portando avanti, ovvero rilancio dell’autodeterminazione dei cittadini, solidarietà e voglia di uscirne tutti insieme, come comunità, da una storia fatta di faide e omicidi.
La politica fino ad oggi non ha dato risposte, allontanandosi di fatto dai cittadini, conquistare finalmente quel ruolo è uno dei presupposti fondamentali per sconfiggere la famosa “montagna di merda”.