Il principio contestato è lo stesso, il non rispetto da parte dell’ articolo 4 della legge, che vieta la fecondazione eterologa, con l’articolo 3 della nostra Costituzione che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. A far ricorso questa volta una coppia di Trento, entrambi sterili, che vedevano in questo sistema medico il modo per poter realizzare il proprio sogno: quello di avere un bambino. Ma come sempre si presentano le lacune, innumerevoli, della legge 40, volute per non scontentare la parte cattolica del nostro Paese. Ma questi continui ricorsi ci fanno capire che è arrivato il momento di apportare modifiche sostanziali per garantire una parità di diritti; perché come sappiamo sono ormai migliaia le coppie che si rivolgono all’estero per effettuare tecniche di procreazione assistita, vietate in Italia. Ma le nostre coppie devono sostenere alti costi economici ed essere esposte a rischi di salute, mentre il nostro paese paga anche costi sociali per le assenze dal lavoro.
Tutto questo viene sottaciuto o accettato se a far ricorso a queste tecniche sono i vip di casa nostra: vedi il caso della cantante Gianna Nannini. Ci sconvolgiamo invece se sono le semplici coppie a chiedere un aiuto alla medicina di fronte a dei problemi naturali. Non possiamo continuare a far finta di niente. Sono ormai molti anni che il dibattito su questo tema è acceso soprattutto su alcuni aspetti: l’anonimato parziale dei donatori, l’anonimato totale, screening dei donatori e donatrici di gameti, le modalità di accesso alla tecnica. “La legge 40 rimane un castello di carte, ed è necessario dare risposte concrete a migliaia di coppie che non possono avere figli perché sterili in quanto non hanno ovuli o spermatozoi” scrive in una nota Maria Elisabetta Coccia, Professore Associato ginecologia e Ostetricia all'Università degli Studi di Firenze Presidente dell’associazione Cecos Italia, “il dibattito sull’eterologa deve trovare uno spiraglio di confronto, perché favorire la fecondazione eterologa significa promuovere solidarietà e altruismo tra le persone. Siamo contro ogni forma di commercializzazione e siamo convinti che la gratuità di un dono non può essere negata e le coppie sterili sentirsi discriminate”. Concludo auspicando una totale revisione di questa legge che, non solo garantisca una fecondazione eterologa, ma che apra l’accesso a questi sistemi medici anche agli omosessuali o alle lesbiche che non vogliono far richiesta.
Immagine tratta da: www.fecondazioneitalia.it