Ci sono già stati ben tre capi di Stato, ma l’ordine non arriva.
2) Nel pacchetto “sicurezza” emesso dal governo Letta, non si fa cenno a un completamento della legge 206 del 2006 in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi. Che opinione si è fatta di questa “omissione”? A suo avviso essa implicitamente nasconde una tacita e omertosa connivenza tra Stato e Mafia che in qualche modo non si vuole recidere?
Non voglio minimamente pensare che la legge 206, la errata applicazione della 206 e la non presa di coscienza da parte del governo Letta abbia a che fare con la connivenza Stato Mafia. La non applicazione della legge 206 è una mera guerra personale che si è iniziata nei nostri confronti durante un governo Berlusconi.
Berlusconi non ama chi parla di stragi, quindi ha messo almeno le nostre pratiche non risolte della 206, quelle di via dei Georgofil , nelle mani del Consiglio di Stato, il quale ha dato alla 206 una lettura restrittiva, non idonea allo spirito della 206 stessa e il nodo non si è più sciolto.
Caduto Berlusconi, gli altri forse non lo vogliono scontrare visto che hanno inventato le larghe intese e lasciano i nodi della 206 nei cassetti che contano e possono custodirli bene .
Non è un accordo Stato mafia la non applicazione completa della 206, anzi la mafia credo sarebbe contenta ci sistemassero le pensione e i vitalizi per gli ovvi motivi. È invece un odio allo stato puro, da parte di alcuni, verso chi colpito dalle stragi si permette di pensare che le stragi in questo Paese le hanno ideate uomini diversi da “cosa nostra”, sempre nel nostro di caso, perché per le altre stragi non do giudizi.
3) Sempre rimanendo in tema della legge 206, come andrebbe ampliata, o modificata, secondo Lei? Che cosa chiedono in particolare le vittime delle stragi?
Le vittime delle stragi insieme a quelle del terrorismo rosso e nero, perché questi soggetti in prima battuta prevedeva la 206 del 2004, poi equiparata in parte per le vittime di mafia e le vittime del dovere, ebbene, hanno presentato un emendamento composto da nove punti fra i più significativi la pensione subito a chi è invalido all’80% della capacità lavorativa e il vitalizio ai parenti delle vittime che hanno una invalidità del 50 % della capacità lavorativa e oltre. Più altri sette punti .
La legge 206 dovrebbe semplicemente essere interpretata come è stato fin dall’inizio: una legge per sanare caso per caso tutte quelle situazioni che negli anni si sono consolidate in senso negativo nelle famiglie dove c’è un soggetto massacrato e sopravvissuto nelle stragi o un morto per strage. Invece nell’interpretare la 206 hanno usato cattiveria allo stato puro.
4) In questi giorni sentiamo parlare di amnistia, indulto e simili. Quali soggetti pensa potrebbero alla fine usufruire di tali concessioni? Crede che finirebbero per goderne anche i boss mafiosi – come accadde “grazie” all’indulto voluto nel 2006 da Mastella allargato anche ai reati dei mafiosi, purché diversi da quelli associativi, ma comprendenti voto di scambio e delitti propedeutici a quelli più gravi - piuttosto che dei poveri disgraziati che affollano le nostre carceri per piccoli reati, o in quanto clandestini?
Indulto e amnistia parole usate nuovamente in questi giorni subito dopo che si è capito che Pannella e PDL avevano fallito con i referendum, per via del mancato quorum, a noi fa salire la rabbia.
È chiaro che quando si va ad un indulto, poi a goderne saranno i soliti, ovvero pochi dei disgraziati che davvero dovrebbero andare a lavorare e non stare in carcere, e molti di più fra i mafiosi colpevoli di reati minori rispetto alla strage, ma sempre collaterali anche alla strage.
E poi guardi, se per salvare un potente dal carcere servisse abolire la prigione anche a Riina lei crede che non lo infilerebbero nell’indulto? Io credo salverebbero la testa a Barabba pur evitare ad un politico il carcere, e di indulto in indulto, per salvare i potenti dal carcere, prima o poi la mafia ne usufruirà. Anzi ne usufrisce già . Pensi al rito abbreviato anche per i mafiosi rei di strage, vedi D’Amato Cosimo in ultima battuta . E guardi che lavorio intorno a Bernardo Provenzano... per abolire il 41 bis a tutti i mafiosi rei di strage.
5) Ritiene una vittoria sufficiente la dichiarazione, durante il processo a Francesco Tagliavia per le stragi del ‘92-’93, che sancisce come reale la cosiddetta Trattativa (termine alquanto ipocrita e odioso) Stato-Mafia, pur essendo ad oggi ancora oggetto di indagine. E, a suo avviso, il fatto che ancora oggi tale negoziazione non sia stata definitivamente chiarita e dimostrata è frutto di mancanza di “prove” e ulteriori dichiarazioni ancora da accertare da parte di alcuni mafiosi – come quelle di Gaspare Spatuzza e di Giovanni Brusca – o di una strategica volontà di insabbiamento e omertà da parte dei soggetti coinvolti che fanno o hanno fatto parte dei nostri governi (tra i quali, giusto per nominarne qualcuno, Dell’Utri, Rapisarda, Mannino, Ciancimino, Andreotti…)?
Nei processi di Firenze ci sono prove da vendere per indurre i giornalisti servi del potere a scrivere una buona volta che "trattativa ci fu". La trattativa c’è stata gli piaccia o no, lo hanno ammesso loro gli artefici stessi della trattativa Stato mafia, hanno trattato per far fermare le stragi: lo hanno ammesso, il giro di parole per chiamarla in altro modo è ormai ridicolo e fa pena che uomini così grandi e ritenuti importanti per la vita del Paese la neghino.
Non è frutto di mancanza di prove la trattativa stato mafia per le stragi del 1993, la prova inconfutabile ne sono giusto i morti e gli invalidi di Firenze. Il problema è che Gaspare Spatuzza è de relato e non porta da nessuna parte. Ogni qualvolta si vuole dare un contentino alle vittime delle stragi del 1993, si butta sul piatto della bilancia un testimone de relato. Anche se, dice il nostro avvocato, due testimoni de relato fanno prova penale e nei processi di Firenze testimoni “de relato” ve ne sono parecchi. E poi, Brusca Giovanni che non ha mai voluto un confronto con Monticciolo, e continua a negare di sapere qualcosa sulla strage di via dei Georgofili, dove vogliamo andare? Gli andrebbe tolto lo stipendio, messo in mezzo ad una strada e nelle mani della mafia, come ha fatto con noi.
Certo che c’è una ferrea volontà di insabbiamento sulla verità, sul movente, delle stragi del 1993. Come mai per esempio non si è mai saputo in quale conto corrente sono passati tutti soldi serviti per pagare l’esplosivo della strage di via dei Georgofili, non li avranno mica tenuti sotto una mattonella? Ma non credo sia la volontà di quanti chiamati in causa dai così detti “pentiti”, quelli se ne fregano, lo dimostra proprio il fatto che dopo i Riina, i Bagarella, i Graviano nessun altro che non appartenesse rigorosamente a “cosa nostra“ è stato incriminato per strage. La volontà di insabbiamento è soprattutto di quanti in questi venti anni non sono ancora stati nominati e che lo sarebbero nel momento stesso in cui venisse meno proprio quella “trattativa” che sembra non finire mai, di incontro elettorale in incontro elettorale.
6) In alcune interviste Lei ha parlato di “due strategie di tensione”, riguardo alla stagione delle stragi ’93, su cui ancora sembra calarsi un silenzio gravido di non-detti e pesante come una pietra. Potrebbe darcene una delucidazione?
Io non parlo mai di “strategia della tensione” in senso stretto, non credo per le stragi del 1993 in quella strategia della tensione di tipo politico – del nero contro il rosso - che tutti dicono essersi sviluppata per le stragi del passato e che sarebbe così anche per il 1993. Devo essere stata male interpretata o mi sono espressa male. Nel 1993 c’è l’esigenza di richiamare l’attenzione su ciò che non si vuole più, ma a livello economico, soprattutto indagini a sfare come quelle provocate da“mani pulite”, che devono essere inciampate in qualcosa di veramente “indicibile” , non quelle indagini che Di Pietro ci ha detto, ma in ben altro. La strage in passato ha pagato e quindi devono essersi detti: “facciamo una strage, come hanno sempre fatto, tanto riesce”. E ci sono riusciti, ne hanno organizzate ben 7, uno dei partner era cosa nostra, e hanno coperto tutto ciò che stava emergendo e noi ancora oggi non sappiamo cosa fosse.
“Dobbiamo aver toccato qualcosa di veramente grave” ebbe a dire il Giudice Borelli dopo la strage di Via Palestro.
“A noi della mafia quelle stragi non interessavano“ ebbe a dire Giuseppe Ferro Capo mandamento di Alcamo.
7) Quanto ha pesato anche il “silenzio” della stampa e dei media in generale sugli eventi di quella stagione? E quanto pesa, ancora oggi, questo silenzio, questa difficoltà nel parlare di temi che fanno così paura?
Pesa tanto quanto il nostro dolore per i morti, e la nostra disperazione per chi rimasto vivo e uscito dalle macerie e dall’incendio lotta con una vita di disperazione. La stampa è asservita troppo al volere di chi è disposto a tutto purchè il segreto sulla strage di via dei Georgofili rimanga tale. È vero il tema di quei 5 morti fa paura perché essere stati uomini dello Stato, essere oggi uomini dello Stato o essere oggi uomini della politica importanti e veder scritto sui giornali che si è partecipato alla morte di Dario Capolicchio, Caterina Nencioni e Nadia Nencioni, non piace. Non piace che lo sappiano i loro figli e le loro mogli. Non piace. E sono disposti a far uccidere di nuovo pur di mantenere il segreto. Le parole di Riina di questi giorni lo dicono chiaramente a noi, che ne conosciamo le sfumature dei suoi toni visto che nelle sue “amorevoli” mani siamo già stati messi a suo tempo.
8) Diceva Paolo Borsellino: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. Oggi sembra che sia la seconda opzione ad avere, purtroppo, la meglio, in quanto non pare proprio che gli scambi, i traffici, i reciproci interessi tra politici e mafiosi siano stati sradicati, anzi, continuano a strisciare subdolamente inquinando il nostro paese. Quali misure effettivamente concrete e realmente efficaci potrebbero porre fine o per lo meno allentare questo cancro che infesta politica, economia, società, etica..?
Una legge elettorale che ridia dignità ai cittadini. Oggi andiamo a votare ciò che vogliono altri non noi. E la chiave di volta per chiudere le collusioni mafia politica, il cancro della società , è la durata del mandato parlamentare, deve constare di una sola legislatura massimo due e poi di nuovo a lavorare in fabbrica, nell’amministrazione ecc.
9) Ritiene che oggi ci sia maggiore o minore sensibilità nei confronti di temi legati alla problematica delle organizzazioni mafiose e della loro connivenza con il mondo politico? Come si potrebbe intervenire, a livello culturale, per ampliare, nella coscienza individuale e di massa, una più attiva presa di coscienza su tali questioni? Il ruolo della scuola, dell’istruzione Le sembra decisivo in tal senso, dato che le attuali giovani generazioni appaiono sempre più “inconsapevoli” (anche a livello storico), e più apatiche e “lobotomizzate”?
Si dice che quando nelle scuole si iniziò a parlare di mafia, era il momento in cui la mafia aveva il massimo splendore, oggi nelle scuole vi va a parlare di legalità, io credo chi stiamo toccando il massimo dell’illegalità.
Guardi, in giro per l’Italia da 20 anni si fanno percorsi di legalità. Lei ne vede legalità in giro? Io no, vedo la magistratura che ogni giorno scopre soggetti che rubano denaro pubblico e quando li condannano in galera non ci vanno.
Ha visto i morti di Prato? Una vergogna senza pari. Si sono per 20 anni dimenticati che da Prato partì il pulmino carico di tritolo per via dei Georgofili e oggi fanno finta di piangere, del resto hanno fatto finta di piangere anche in via dei Georgofili...
Le scuole, i ragazzi? Sarebbe bello poter andare nelle scuole a parlare di ciò che ci è successo e allertarli dai pericoli affinché non succeda più. Ma sa quante volte ci sentiamo dire di stare attenti a ciò che diciamo perché a casa hanno i genitori e politicamente la possono vedere in altro modo diverso da noi, come se noi visto che abbiamo vissuto la strage ci portassimo con noi una etichetta. Proprio noi che siamo convinti che la strage di Via dei Georgofili sia stata trasversale all’arco costituzionale. Nelle scuole abbiamo poco ingresso, ne hanno molto altri ma di stragi non sanno nulla, conoscono solo i nomi dei morti eppure ne parlano a lingua sciolta per sentito dire o letto e non in atti processuali.
10) “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi una sua fine”. Condivide queste parole di Giovanni Falcone, o si ritiene più pessimista riguardo alla potenziale fine di un potere così forte e radicato nel nostro paese e che più che finire per essere anti-Stato, corre e lavora a braccetto con esso?
È una frase bella ma tutto qui. Per ora non ci sono le condizioni affinché la mafia finisca. Falcone credeva in se stesso ma non era Dio. Era un Giudice giusto tutto qui. Infatti per uno come lui ve ne sono 100 che tirano a campare.
11) Come creda che venga realmente percepita nella coscienza comune la mafia? Oltretutto per qualcuno essa rischia di produrre anche una sorta di fascinazione, dovuta alle sue pratiche quasi esoteriche, ai suoi rituali… ritiene che questo “afflato mitico” che possono evocare le dinamiche delle organizzazioni criminali sia pericoloso?
La criminalità affascina perché il denaro è facile all’interno delle loro organizzazioni e oggi il Dio denaro la fa da padrone. Certo a noi l’enfatizzazione degli uomini di mafia da fastidio. L’affiliazione alla mafia con il rito della “santina” oggi spiegato in varie occasioni, non credo possa essere così suggestivo da condizionare , è una cosa pietosa sembra di essere nel medio evo, è la mancanza di rispetto verso la vita altrui che ci preoccupa.
Un mafioso che uccide 100 e più persone e che fa saltare mezza italia con T4 e tritolo da cava, e quando st a 41 bis si lagna del pasto o della terapia in ritardo e lo Stato corre, questo sì che ci fa paura, perché nei nostri ospedali nessuno corre quando il pasto o la terapia te la portano in ritardo, se te la portano. Le scelte i giovani le fanno verso ciò che è meglio non verso ciò che è difficile e te lo fanno ingoiare come necessario.
12) Lei ha scritto ben tre lettere all’“ex capo dei capi” Totò Riina. Cosa l’ha spinta a farlo? E che “reazione” si aspettava dal boss dei boss?
Volevo capire se poteva pentirsi e dirci la verità. Lui la sa tutta. Avevo già provato con Cosimo Lo Nigro ma non mia ha voluto incontrare. Volevo sapere chi gli ha messo le “cartine” in mano per cercare le “cose vecchie”. Riina non si pentirà mai, credetemi, anzi potrebbe anche rifar fare stragi, perché oggi è chiaro quella “trattativa” lui la ritiene ancora aperta. La ritiene aperta perché altrimenti dovrebbe ammettere di essere stato” fregato” e lui questa figura davanti ai suoi uomini non la vuole fare. “Chi ha promesso deve mantenere”, così la vede Riina e quindi niente “pentimento”. Le mie lettere sono state sprecate , ho perso parte della mia vita, valeva la pena di provarci.
13) Cosa ne pensa riguardo alle due proposte di legge sull’abolizione dell’ergastolo, presentate dal Pd in conferenza alla Camera il 26 settembre 2013, pochi giorni prima della raccolta firme promossa da Radicali e Pdl per l’abolizione, appunto, del carcere a vita?
Per fortuna il popolo italiano è sempre imprevedibile, come avrà avuto modo di vedere i referendum non hanno raggiunto il quorum. Il PD chiaramente il 26 settembre scorso ha buttato avanti le mani se caso mai il popolo avesse voluto l’abolizione dell’ergastolo e del 41bis andando a firmare in massa per i referendum, il PD era pronto a cavalcare l’onda, come sempre.
14) “In Italia la lotta alla mafia non sarà mai vinta, perché la mafia non è altro che la versione truculenta del costume diffuso, dove la parentela, la conoscenza, lo scambio di favori, in una parola, la rete "familistica" ha il sopravvento sul riconoscimento dei valori personali e sui diritti di cittadinanza” (U. Galimberti su D di Repubblica del 2003). È d’accordo con questa affermazione?
Può una semplice come me dissentire da ciò che ha scritto uno come Galimberti? Ma io dico di no lo stesso e non mi se ne vorrà.
Il favoritismo alla parentela si chiama nepotismo e fa schifo; la conoscenza usata per avere favori fa schifo, lo scambio di favori però può essere anche massoneria. La mafia che divora il Paese, la mentalità mafiosa che va vinta e io spero finisca al contrario di ciò che prevede Galimberti, è ben altro: sono uomini che vanno in politica con i voti della mafia, alla mafia fanno promesse ben precise , la mafia una volta fatti eleggere e fatti diventare ministri gli chiede il dovuto ritorno e loro fanno leggi per la mafia.
E hanno una cosa in più questi politici mafiosi rispetto a quanto asserito dall’illustre Galimberti, hanno la certezza che se non faranno ciò che la mafia vuole qualcuno morirà e difficilmente sono loro. Guardi noi, quelli di via dei Georgofili!
15) Infine, due ultime domande: cosa si aspetta dal ruolo delle Istituzioni e della Magistratura? E a livello dei singoli, è possibile e necessario che anche questi possano avere un ruolo, per quanto piccolo possa essere? D’altronde ogni singola goccia d’acqua è fondamentale per formare un oceano.
Io ho lavorato 36 anni e mezzo prima di essere cacciata - dopo la strage - con una mobilità. Ho lavorato sempre al fianco delle Istituzioni, definivano me stessa un'istituzione. Sono profondamente convinta che senza regole e senza le istituzioni non si vada da nessuna parte. So quanto sia lunga e tortuosa la pratica istituzionale ma gli strumenti ci sono, vanno usati e io ci credo.
L’Associazione che io presiedo ne ha avuto la riprova del mio modo di vedere. Siamo andati in causa civile contro cosa nostra e abbiamo vinto, per quel poco che lo Stato possa risarcire vittime del nostro livello, i nostri parenti non sono morti in quanto Giudici, noi non abbiamo Fondazioni. Però le cause ci sono state, altrimenti non avremmo avuto nulla. Infatti torniamo alla piaga della 206 legge amministrativa perdente. I lavoro del singolo, la goccia nel mare, va tutto bene ma nel nostro caso ci scontriamo contro titani. Ho saputo di recente che per noi è stato detto: "lasciateli sfogare". Era riferito ad ogni nostra azione che verteva a mettere in evidenza ciò che ci avevano fatto attraverso le nostre manifestazioni.
Quando sei piccolo, ti lasciano sfogare tanto blindano ciò che vogliono. La visione dell’oceano all’interno del quale ogni goccia conta è bellissima, e voglio per lei per me che sia fortemente vero, ma deve convenire che quel “lasciamoli sfogare “ la dice lunga.