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Scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo […], scegliete la vita”.

Tutti questi pressanti imperativi sociali, efficacemente descritti nella scena iniziale di Trainspotting e a cui il protagonista Mark Renton cerca disperatamente di fuggire, sulle note di Lust for Life di Iggy Pop, in nome di una vita più autentica e più libera, sono già il passato. Il sistema non ti chiede più di rispettare un orizzonte normativo ristretto e monotono; al contrario: la società e le forme economiche che la sorreggono gridano in coro la tua libertà rispetto alle istituzioni tradizionali, la tua autonomia e autenticità rispetto all’automatismo fordista, la tua originalità rispetto al livellamento massimalista prodotto dal welfare state, la tua flessibilità rispetto alla ripetitività del posto fisso.

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Atene e Roma in piazza: la nuova “Cosa Rossa” italiana

Ne sento da molti lustri di belle parole sul costruire la sinistra. Abbiamo un solo modo per fare in modo che questa volta non sia un’illusione. Non c’è più tempo, dobbiamo fare come spagnoli e greci, dare forma ad una forza politica: Syriza e Podemos sono adesso, non sono domani. Se non lo faremo la nostra generazione avrà fallito.

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Lunedì, 16 Febbraio 2015 00:00

Capitalismo e crisi fra Ideologia e Utopia

Capitalismo e crisi fra Ideologia e Utopia
Cronache del tentativo di assolutizzare la libertà di mercato e dei suoi fallimenti recenti

 

Mai come oggi viviamo in un mondo dominato dall’ideologia. Il trionfo del neoliberismo e la caduta del muro di Berlino hanno reso la rappresentazione del mondo fondata sul libero mercato l’unica egemone rendendo sempre più difficile all’individuo, in mancanza di altre visioni del mondo verso cui indirizzarsi, sfuggire alle sue maglie. Essendo così inserito all’interno di una cultura unitaria e priva di dialettica, l’individuo è indotto a ritenere che tutte le grandi ideologie siano morte e che qualsiasi altra alternativa utopica sia condannata al fallimento, in quanto la libertà del mercato rappresenterebbe una condizione naturale e necessaria.
La metanarrazione del capitalismo contemporaneo insomma funziona proprio tramite un processo (ideologico!) in cui ideologia e utopia vengono sempre più delegittimare come categorie filosofiche e spinte ai margini della riflessione politica. Questo oblio permette al neoliberismo di attribuire la falsificazione ideologica solo ed esclusivamente a chi si oppone alle logiche dell’economia di mercato e di raffigurare l’utopia come un sogno perverso destinato al fallimento.

Pubblicato in Umanistica e sociale

Una sinistra unita e forte in Europa, in Italia e in Toscana, alternativa al Partito Democratico per cui ormai la parola “sinistra” rappresenta solo una maschera da indossare quando fa comodo per conservare voti.
Auspicabile, desiderabile, necessaria, ma si può costruire? E se sì, come fare per costruirla?

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Domenica, 08 Febbraio 2015 00:00

Lo Tsipras italiano

Chi sarà lo Tsipras italiano? Proviamo a mettere un annuncio su La pulce!

L’inguaribile provincialismo italiota si è ancora una volta manifestato con l’ennesima pratica del più italico degli sport: il salto sul carro del vincitore.
Questa gara è stata sicuramente vinta da Michele Emiliano sindaco Pd di Bari che ha dichiarato: “Quella di Tsipras è la vittoria della sinistra riformista. Chiunque, dall’ala massimalista di quella sinistra italiana votata alla sconfitta, tenta di appropriarsene, appare ridicolo”.
Seguono a ruota nella classifica del premio per Migliore faccia di bronzo: Matteo Salvini legaiuolo, Giorgia Meloni delle sorelle materassi d’Italia, un certo Civatolo (uno dei sette?), fuori classifica perché non italiana Marine Le Pen, la Santanché d’oltralpe.

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1) La tua critica a ciò che è diventata la Cgil parte più dal passato che dal presente: ti rivolgi all’oggi ma cercando di capire da dove nascono i problemi. Uno dei nodi che emerge è il rapporto tra il principale sindacato italiano e il principale partito della sinistra, allora il PCI, oggi il PD (almeno a livello di percezione di diffusa). Il tuo parere sull’autonomia della Cgil, anche rispetto al passato e a come si è evoluta, o non evoluta?

Nel mio ultimo libro, Lavoratori come farfalle (clicca qui per la nostra recensione), ho parlato esplicitamente di collateralismo della Cgil rispetto al PD. Apparentemente hanno in qualche modo fatto sembrare che non ci fosse più un rapporto diretto come all’epoca del PCI degli anni ’60 e ’70. Come scelta di fondo c'è stata la svolta degli anni '80, che ha riguardato tutta la società italiana, con cui nasce il sindacato della concertazione anche in campo Cgil, nonostante sia un modello che appartiene più alla Cisl. Non si ritiene più necessario avere un referente politico come lo era il PCI ma ci si rivolte ai partiti come realtà di governo. Un tempo

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Martedì, 16 Dicembre 2014 00:00

Il Patto Repubblicano, cronaca di una assemblea

Uno spettro si aggira per Bologna: lo spettro della scissione di Pippo Civati dal Partito Democratico di Renzi. E’ Bologna, infatti, la sede scelta dai civatiani per presentare “Il patto Repubblicano”, dieci punti per cambiare il PD o per costruire un nuovo centro sinistra.

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Un migliaio di persone, il 29 novembre, hanno affollato Piazza Farnese a Roma. Erano esponenti, attivisti, gente comune che ha partecipato alla manifestazione nazionale dell’Altra Europa, per dire no alle politiche di Renzi, per affermare con forza la necessità imminente di andare a costruire un’alternativa credibile allo stato esistente delle cose nel nostro paese, per costruire un’altra Italia. E naturalmente a sinistra.

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Lunedì, 01 Dicembre 2014 00:00

Quale nuovo soggetto per la sinistra italiana?

Cominciò con la Sinistra arcobaleno (ricordate), poi la FdS, poi Rivoluzione civile, poi la lista Tsipras, senza contare le Fabbriche di Nichi, Ross@, Alba ed ora Human Factor (?!).
I tentativi di costruire un soggetto unitario della sinistra di alternativa, radicale, antagonista, ecc., ecc, ecc, sono e sono stati innumerevoli, ma tutti minati da alcune contraddizioni di fondo, che se non risolte inficeranno qualsiasi tentativo unitario.
La prima di queste contraddizioni è che ad ogni piè sospinto c’è il lancio di un nuovo soggetto politico della sinistra, con il quotidiano il Manifesto a fare spesso la parte del mezzano, ma altrettanto spesso, per non dire sempre, i proponenti dei diversi progetti sono tuttora, o lo sono stati fino ad un recente passato, parte importante a diverso titolo dei gruppi dirigenti o intellettuali di riferimento della sinistra italiana.

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Don Roberto Donadoni, Direttore Editoriale di Marcianum Press, incontra in una sera d'estate del 2014, a Capri, Fausto Bertinotti. Si fa coraggio e gli chiede di pubblicare una conversazione tra i due.

La premessa non è delle migliori per chi si è affacciato alla politica nel nuovo millennio e ha esordito con la Sinistra l'Arcobaleno la sua "prima volta" alle urne (per citare un adesivo di quella campagna elettorale). I pregiudizi verso il Presidente della Fondazione Cercare Ancora, già segretario di Rifondazione Comunista e Presidente della Camera, non impediscono comunque l'acquisto e la lettura del libro.

Pubblicato in Umanistica e sociale

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