“Sono le 11:30 quindi è il caso di fare qualche prova tecnica.. Sa-Sa 1-2-3 Jobs Act!”
È la frecciatina sardonica di Paolo Cosseddu - componente dell’Assemblea Nazionale PD - a dare il via ai lavori della giornata.
“Il trucco è prendere sale piccole, per sembrare in tanti” ironizza una signora toscana, ma a poco meno di mezz’ora dall’inizio dell’assise il dato sulla partecipazione appare più che positivo, probabilmente inaspettato a giudicare dalla sala gremita e dalle tante persone in piedi che non riescono a trovare posto.
Ad aprire la prima parte del dibattito incentrata sul tema del lavoro, il giuslavorista Luigi Mariucci, che attacca subito il Jobs Act di Renzi: “Gli argomenti usati dal premier sono sconfortanti, perchè si rifanno agli stereotipi utilizzati dalla destra, primo su tutti il concetto per cui la flessibilità è utile allo sviluppo”
Dure critiche anche dal Segretario nazionale della FLC CGIL Francesco Sinopoli: “Una sinistra non può che essere sociale per dirsi tale.”
Drammatico il racconto di Ilaria Lari della FILCTEM CGIL: “Parto da un’esperienza che mi è stata raccontata solo qualche giorno fa, la storia di Marta, operaia licenziata dopo il periodo di maternità.” La sindacalista, da tempo impegnata nelle vertenze legate al mondo del precariato giovanile, attacca il Governo Renzi a muso duro: “Si sta affermando un modello in cui le esigenze dei mercati si scaricano sui lavoratori, la guerra tra poveri auspicata da Renzi è inaccettabile”
E sul bonus bebè la rappresentante delle lavoratrici e lavoratori dei settori dell'industria non ha dubbi: “Bonus bebè? Da madre preferisco asili nido ed insegnanti che non devono lottare contro la precarietà”
La parola passa ad Emanuele Toscano, autore di un lavoro di ricerca sui ricercatori italiani: “I dati sono disarmanti - afferma il ricercatore - su 100 ricercatori, solo il 6,7% rimane all’università.” E se la freddezza dei numeri non basta a delineare il quadro di precarietà, ad evidenziare il dramma dei ricercatori sono le risposte fornite dagli intervistati alla domanda: “Come ti immagini il tuo futuro tra dieci anni?” La maggioranza di loro non ha idea su cosa accadrà. Toscano chiude il proprio lavoro con una nota paradossalmente positiva: alla richiesta di descrivere il proprio lavoro attraverso un solo aggettivo, la maggioranza sceglie “Stimolante”, sintomo di un mondo, quello della ricerca, che non si arrende nonostante le politiche scellerate proposte con la riforma Moratti prima e quella firmata dalla Gelmini poi.
Dal palco però non si risparmiano anche le critiche al sindacato. “Il jobs Act ci ignora e il sindacato è inesistente” denuncia Anna Soru di Acta, l’associazione dei lavoratori autonomi.
Ad introdurre il tema della questione meridionale il messinese Daniele David, segretario degli edili della CGIL: “La sinistra possibile non può non parlare del mezzogiorno.” Anche David non risparmia le critiche alla riforma del lavoro: “Il rapporto di lavoro è un rapporto di potere e non possiamo accettare la ricattabilità prospettata da Renzi”
Con la testimonianza di Emanuele Piga, operaio dell’ast di Terni, si chiude la prima parte della giornata, legata dal filo conduttore dei diritti e del lavoro.
Dopo il pranzo (“Da 15 euro e non da 1000... e non c’è Buzzi” ci tengono a precisare gli organizzatori) si apre la seconda parte della giornata con l’intervento di Paolo Cosseddu, che ironico fa il verso alla Picierno: “Gli 80 € di Renzi mi avrebbero fatto comodo, ma sono stato escluso”. L'uomo chiave della macchina organizzativa civatiana continua sul tema del bonus: “Ho deciso di fare causa ai Governo Renzi perchè voglio gli 80 euro che mi spettano. Promuovo quindi un’azione legale collettiva ad opera di tutti quelli che hanno diritto al bonus ma non hanno ricevuto i soldi!”
Ad Andrea Pertici e Nadia Urbinati il compito di presentare il patto: “Un patto Repubblicano - afferma Pertici - perchè la Repubblica appartiene al popolo”
Molto duro il contributo della politologa Nadia Urbinati: "Quando sono stata chiamata per esprimere il mio parere su questo patto la mia risposta è stata si e no: ‘si’ perchè patto repubblicano per me vuol dire patto di cittadinanza democratica, 'no' perchè parte dall'interno del PD e io in questo momento dubito che il PD possa essere un punto di riferimento”. Applausi scroscianti per il primo tra gli interventi che esplicitamente introdurrà il tema dell’appartenenza al PD, nodo irrisolto della'area civatiana.
“La Costituzione è il patto su cui noi dobbiamo sentirci impegnati, è la nostra guida.” afferma la Urbinati, criticando dunque ogni tentativo di modifica della carta costituzione “in senso esecutivista”.
Dal consigliere regionale Silvia Prodi all’europarlamente Elly Schlein, si susseguono gli interventi a sostegno del patto: “I soldi ci sono, ma sono li dove nessuno ha il coraggio prenderli” afferma la giovane europarlamentare introducendo il tema della redistribuzione.
L’atteso intervento di Walter Tocci si apre con una critica feroce al premier Renzi: “Erano belli gli slogan, ma il rottamatore sta riproponendo le politiche dei rottamati”, ma nonostante le dure critiche il senatore democratico allontana l’idea della scissione, invitando le nuove generazioni - individuate nelle figure di Cuperlo, Fassina e lo stesso Civati - a prendere in mano il partito, perchè la sinistra “si colloca dove è viva la forza del cambiamento”.
Anche Corradino Mineo segue l’impostazione di Tocci, avvertendo il PD sulla possibilità di essere investito dalla questione morale, ma rispedisce ai mittenti l’ipotesi della scissione: “Renzi non ha il diritto di dirci quando uscire dal PD, noi vogliamo lanciare una proposta egemonica, sia lui a fare la scissione”
Su posizioni opposte l’On. Luca Pastorino: “Io non volevo neanche parlare, perchè se parlo dico che bisogna uscire dal PD”, applausi scroscianti anche questa volta, come a voler sottolineare l’eterogeneità degli aderenti al patto.
Ad esortare una presa di posizione più decisa è Simone Oggionni, ex Coordinatore Nazionale della giovanile di Rifondazione Comunista: "Vi propongo uno scambio quasi alla pari: io sottoscrivo il patto repubblicano ma voi in cambio prendete l'impegno di non tornare indietro e ad andare avanti fino in fondo, con tutte le conseguenze estreme che ciò comporta"
Con gli interventi dello storico Marco Revelli e del coordinatore di SEL Nicola Fratoianni, il dibattito si sposta sulla costruzione di uno spazio comune a sinistra capace di far fronte alla “svolta autoritaria” operata dal Governo Renzi.
A tirare le somme è Pippo Civati: “A Bologna un anno fa abbiamo chiuso la campagna per le primarie, oggi ritorniamo qui per riprendere un filo”. Dalla critica alle cene da mille euro alle politiche sul lavoro, Civati ripercorre le scelte degli ultimi anni, sottolineando un progressivo scivolamento che ha origine con il primo governo di larghe intese e che oggi prosegue con l’idea del Partito della Nazione.
“Assemblee come questa, che sembra così radicale, due anni fa venivano organizzate dal PD, oggi le cose dette qui sono inaccettabili per la maggioranza. Cos’è successo?” si chiede Civati, sottolineando una distanza ormai siderale tra le due anime del partito e innescando il dibattito sulla fuoriuscita dallo stesso.
“Oggi i giornali sono pieni della minaccia della scissione - continua - ma segnalo che questa è ormai una considerazione ovvia se riascoltiamo le cose dette oggi o guardiamo le facce dei sindacalisti di ieri in piazza che ti chiedevano: la prossima volta chi votiamo? Anche perchè questa legislatura prima finisce meglio è”
Dalla protesta alla proposta: ”Serve una sinistra moderna ma ancorata ai nostri valori, - osserva Civati - in Europa c’è Tsipras, c’è Podemos e in Italia? Non c’è nulla! La sfida che vi propongo è semplice: fare un programma di governo che tocchi le questione fondamentali della disuguaglianza e della crescita”
Ma dentro o fuori dal PD? Ancora una volta Civati rinvia la risposta a data da destinarsi, ma non nasconde l’idea di unire tutte le anime della sinistra in nome di un progetto futuro: “Per ora non parliamo di etichette, è un periodo di grande raccolta, ma sono fiero oggi di aver unito tutte le sigle per questo incontro”
Un patto per un nuovo PD, qualora quest’ultimo volesse raccogliere le proposte elencate nel patto, o una carta programmatica di una nuova sinistra da unire. Insomma c’è ancora tanta confusione sotto le stelle del mondo civatiano, ma una cosa è certa “Io non vado via con infamia da scissionista, ma c’è un limite. Se si vota a marzo e il programma è lo sblocca italia e il jobs act io vi do una garanzia, non mi candido con questa roba qui.”
Immagine liberamente tratta da Repubblica.it