L’incontro è stato solo il primo di una serie di iniziative che, nei prossimi tempi, coinvolgeranno i librai che hanno lavorato alla Edison, i lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino e tutti coloro che vivono gli spazi culturali della nostra città.
Perché è la cultura in città il collante di tutto questo. Erano presenti le persone che avevano fatto della Edison una libreria unica nel suo genere. Oggi erano in piazza, in quella piazza che attraversavano ogni mattina per andare a lavorare, e distribuivano la lettera aperta che hanno scritto a Carlo Feltrinelli. Nella vicenda della Edison, al dramma delle famiglie che si sono ritrovate senza uno stipendio su cui fare affidamento, si aggiunge quello della distruzione di un luogo nel quale ancora il libro era percepito come un’enorme risorsa e dove la vendita di libri non era un modo come un altro di fare profitto ma piuttosto il modo più bello per far conoscere l’Altro. E con la loro lettera i librai chiedono proprio che la grande casa editrice ricordi la propria storia: “I libri e gli autori della straordinaria casa editrice Giangiacomo Feltrinelli si sono occupati dell’Altro. Che cosa hanno scritto autori come Foucailt, Baudrillars, Deleuze e tanti altri se non parole per illuminare sullo stato e sull’ordine sociale imposto sull’Altro delle diverse forme di potere?”
Allo stesso modo è “doppia” la preoccupazione dei lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino che lo scorso 31 dicembre hanno ricevuto la lettera con la quale il Sindaco Matteo Renzi, in quanto Presidente della Fondazione, comunicava loro il licenziamento. Anche il questo caso, non ci sono solo le rivendicazioni per le modalità con le quali si sono interrotte le trattative per cercare di trovare una soluzione accettabile anche per i lavoratori: il licenziamento di queste persone, proprio come la chiusura della libreria, rende la città più povera di cultura dal momento che intacca il “prodotto” che fa del Teatro del Maggio un'istituzione in campo musicale.
Firenze sta diventando inevitabilmente una città ad esclusiva misura di turista. Anche parlando di cultura, ci si rende conto che la valorizzazione del nostro patrimonio avviene solo se finalizzata all’incremento delle visite da fuori: gli spazi di cultura “vissuta”, dove le persone possono incontrarsi, discutere e confrontarsi sono sempre meno. E' giunto il momento di invertire questa tendenza.