L'incontro, stimolante e che ha visto svilupparsi una discussione approfondita e che ha mostrato quanto ci sia comunque da lavorare sul tema, è stato caratterizzato, ahinoi, in negativo da assenze importanti: l'Assessore comunale e quello regionale alla Cultura, Sergio Givone e Cristina Scaletti, hanno fatto sapere di non poter presenziare all'iniziativa, come ha fatto anche la deputata del PD Elisa Simoni. Un vero peccato dal momento che sia il Comune che la Regione in questi anni hanno svolto un ruolo attivo nella gestione della crisi della Fondazione: se la Regione ha investito molto denaro nel tentativo di risollevare la situazione, vedendo i fondi risucchiati da quel buco nero che era diventato il bilancio del Maggio, il Sindaco Renzi e l'amministrazione comunale hanno invece influenzato la gestione stessa.
Ancora più pesanti sono state però le dichiarazioni del commissario straordinario per il Maggio Musical Fiorentino Francesco Bianchi che, paragonando i rappresentanti sindacali coinvolti nella trattativa ai metalmeccanici, in quanto a "cocciutaggine", ha dichiarato: “Non accetto pregiudiziali dai sindacati: il piano di rilancio del Maggio va presentato entro 90 giorni da ottobre, e se questo non avviene c’è la liquidazione coatta amministrativa”.
Peccato che le trattative siano state bloccate dai sindacati a fronte dell'intransigenza dell'uomo nominato da Renzi: la situazione è difatti rimasta la stessa da mesi, come ci eravamo lasciati. Colui che si colloca in maniera continuativa con la fallimentare gestione del sovrintendente Colombo e del sindaco Renzi continua difatti ad affermare che ci sono punti su cui non transige: la privatizzazione della biglietteria del Teatro, la conferma di 44 esuberi del personale tecnico-amministrativo e la cancellazione in toto del corpo di ballo, con annesso licenziamento dei 18 componenti del MaggioDanza.
La posizione tenuta dal commissario impedisce di arrivare ad un accordo sul piano di salvataggio che potrebbe segnare le sorti del Maggio Musicale Fiorentino, in un senso o nell'altro. La legge 112 del 7 ottobre del 2003 prevede difatti che le 7 fondazioni lirico-sinfoniche che si trovano a vivere momenti di difficoltà economiche possano presentare un piano di salvataggio al “supercommissario” che verrà a giorni nominato dal Ministro per i Beni Culturali Massimo Bray e, in caso di approvazione, possano usufruire del fondo di 75 milione di euro messo a disposizione per queste.
Fare un passo avanti nella trattativa è quindi fondamentale. Non dobbiamo però dimenticare che questa legge non è la soluzione a tutti i mali: punta difatti a risollevare le Fondazioni in tempo di crisi, prevedendo tagli al personale fino al 50% e l'abolizione del contratto integrativo (fondamentale per i lavoratori della categoria dello spettacolo).
E' evidente che ci si debba innanzitutto impegnare per la modifica di questa legge, prevedendo la maggiore salvaguardia possibile per i posti di lavoro, e per l'affermazione di una politica di gestione diversa delle fondazioni: non è ammissibile che si vada avanti affrontando un'emergenza dopo l'altra, senza la consapevolezza della necessità di un piano di sviluppo per le Fondazioni che tenga conto dell'enorme potenziale che racchiudono e della “missione” di salvaguardia e sviluppo della cultura di cui sono investite.