Dalla divulgazione scientifica alle recensioni di romanzi, passando per filosofia e scienze sociali, abbracciando il grande schermo e la musica, senza disdegnare ogni forma del sapere.
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Tra spie, poveri ed Afghanistan: è sempre una guerra
Questa settimana non potevo che dedicarla al grande ritorno di James Bond nel 24° film della saga. Spazio inoltre al ruolo della musica nella guerra in Afghanistan con “Rock The Kasbah” di Barry Levinson, già autore di “Rain Man” e “Good Morning Vietnam”. E per finire anteprima per tutti i lettori, il nuovo film di Massimiliano Bruno “Gli ultimi saranno ultimi” che uscirà il prossimo 12 novembre.
Ecco in dettaglio il resoconto:
La nuova regina dell'avanguardia pop: Julia Holter e il suo ultimo capolavoro
Che fossimo in presenza di una artista di grande spessore, lo si era capito fin dai lavori precedenti della losangelina Julia Holter. Dischi come Ekstasis (2012) e Loud City Song (2013), mostravano già la sbalorditiva abilità compositiva di una delle più grandi personalità del pop avanguardistico degli ultimi anni.
L'ennesima conferma arriva con Have You in My Wilderness (2015), l'album della definitiva consacrazione artistica e fondamentale punto di svolta nella sua produzione musicale. Si tratta infatti di un disco, che senza rinunciare a costruire impalcature strumentali complesse e avanguardistiche, prova a diradare le impenetrabili nubi esoteriche e le pesanti e labirintiche formule musicali degli esordi, per giungere a un cantautorato più dinamico ed accessibile.
Dammi tre parole: lavoro, risate, amore
Nell'estate 2001 c'era un (penoso) tormentone estivo che faceva "dammi tre parole sole,cuore e amore". Ecco per sintentizzare i miei ultimi consigli cinematografici, cambierei questo ritornello. Cosa sarebbero le nostre vite senza lavoro, risate e amore? Quasi sicuramente poca cosa. Ecco nel dettaglio i consigli della settimana.
Jesper Stein “Il tempo dell’inquietudine” (Marsilio, 2015, € 18,50)
Nel marzo 2007, a Copenaghen, la polizia sgomberava il centro sociale di Ungdomshuset, situato nel quartiere popolare e multietnico di Nørrebro: un’operazione che diede vita a uno dei più intensi e prolungati disordini della storia recente danese. Centinaia di autonomi, squatters e attivisti ingaggiarono violenti scontri con le forze dell’ordine che si estesero anche alla zona di Christianshan (vicino alla storica “città libera” di Christiania).
Alessandro Zabban e Elena De Zan
Trust No Bitch: recensione di Orange is the New Black
Guardia: "detenuta, cosa è quel buco nel muro?"
Detenuta: "è un'opera d'arte che rappresenta la futilità del lavoro dei colletti blu nell'era tecnologica. E la vagina".
Orange is the new black (OITNB) è una delle serie tv più interessanti uscita in questi ultimi anni. Prodotta dalla Netflix, canale on demand americano che si è fatto valere con un palinsesto di qualità (basti pensare a Narcos o House of Cards), questa irriverente dark comedy, per spirito provocatorio, approccio critico ed attualità si spinge su territori di inesplorata originalità.
Meraviglia il continuo cambio di registro, ancora più frenetico ed imprevedibile di quello di Breaking Bad, la continua sovrapposizione di momenti di assoluta ilarità e di pungente ironia con altri in cui prevale l'elemento drammatico, la tragedia individuale sullo sfondo di una società decadente e ingiusta. Dettagli scabrosi e lirismo si mescolano e confondono, contribuendo a definire personaggi credibili e autentici. Al centro, tematiche che raramente trovano spazio all'interno di altri palinsesti e un'ambientazione, quella di un carcere femminile americano, ricostruita con profondità di investigazione, rimarcando dinamiche, relazioni e regole informali della vita quotidiana all'interno di una istituzione totale.
La trama è l'adattamento di una storia vera, riportata nel (quasi) omonimo romanzo di Piper Kerman, Orange Is the New Black: My Year in a Women's Prison. La protagonista è Piper Chapman, una giovane bionda dagli occhi azzurri che apparentemente incarna la "brava" ragazza medio-borghese: ha un'alimentazione sana, gestisce un'azienda di saponi biologici, ed è innamorata del suo promesso sposo; la sua tranquilla vita viene però sconvolta quando si trova a dover rispondere di fronte alla legge di una bravata giovanile, commessa una decina di anni prima: aver trasportato in aereo una grande quantità di denaro sporco per conto della sua ex amante, Alex Vause, una narcotrafficante.
Per questo motivo Piper viene arrestata e si trova ad affrontare le difficoltà della vita carceraria, fra divisioni razziali, desideri e speranze di riscatto, solitudini e rapporti spezzati, relazioni complesse col sistema normativo istituzionalizzato. Affianco alla sua storia, vengono narrate le vicende e gli intrecci di tutti i personaggi che ruotano attorno alla prigione, non solo delle detenute, ma anche delle guardie carcerarie e del personale politico e amministrativo. Si intrecciano così i diversi vissuti e puntata dopo puntata si scoprono i passati e i retroscena di tutti i protagonisti.
L'ambiente carcerario diventa l'escamotage ideale per affrontate diversi temi, molti dei quali legati a questioni femminili e femministe (come quando alcune detenute si rendono conto di non aver mai visto la loro vagina) e al mondo LGBTQI (oltre a Piper, che ha avuto storie sia con donne che con uomini, vi sono personaggi transessuali, butch, lesbiche lipstick, gay non dichiarati ecc.). Chi conosce Weeds, l'altra serie creata da Jenji Kohan, potrà riscontrare in OITNB lo stesso stile graffiante: i protagonisti sono degli "anti-eroi", tutt'altro che politically correct; inoltre, proprio come in Weeds, la sessualità nelle sue molteplici e non convenzionali sfaccettature viene raccontata in maniera esplicita e mai banale, tanto da diventare una delle tematiche principali della serie. Rispetto al precedente lavoro della Kohan però, OITNB ha il pregio di esaltare in maniera più realistica le differenze nel modo di vivere il proprio corpo e la propria sfera emotiva e sessuale. Nella serie sono presenti anche personaggi con corpi non normati, mostrati anche in scene di nudo, che fuoriescono dalla perfezione dei canoni di bellezza televisivi.
Non si parla però solo di corpi e sessualità: in OITNB il carcere è microcosmo di socialità e di rapporti sociali. Emergono così altri temi, come la cecità del sistema burocratico, l'arbitrarietà dell'apparato giudiziario, il conflitto fra religione istituzionalizzata e pratiche spirituali spontanee, oltre alle differenze etniche e di classe.
In particolare è interessante notare la maestria con cui OITNB mette in luce come i sistemi e le relazioni di potere esistenti sia all'interno del carcere che nei rapporti tra esterno ed interno della struttura penitenziaria siano fortemente corrotti. Vengono così narrati episodi di frodi e abusi di potere come i soprusi delle guardie (come i favori in cambio di prestazioni sessuali, l'utilizzo dell'isolamento per punire detenute indesiderate ecc.), la corruzione e cattiva gestione da parte dei "piani alti" del carcere, l'utilizzo di fondi destinati alla struttura penitenziaria per finanziare la carriere politiche.
In questo modo OITNB mette in discussione l'intera gestione sociale, economica e politica del carcere, finendo per criticare non solo il sistema a carcerario in sé ma anche la società attuale nella sua interezza. Ciò emerge in particolare nella terza serie, dove la critica al capitalismo diventa più esplicita, e la privatizzazione del carcere diviene lo sfondo entro cui si consuma la definitiva sconfitta dello stato sociale e del sindacato sulle logiche neoliberiste.
Con amaro sarcasmo si mostra il trionfo ideologico di un sistema talmente pervasivo da essere interiorizzato dalle stesse detenute (quando Piper organizza una "attività produttiva" illegale dentro la prigione,"licenzia" la detenuta che prova a chiedere un "aumento salariale"), spesso divise in bande etnico/sociali disposte a tutto pur di accaparrarsi i lavori carcerari meno logoranti o per il controllo delle risorse (miele, merendine, cioccolato, verdure fresche, cellulari entrati clandestinamente). Emerge allora un potere foucaultianamente diffuso di autodisciplinamento che convive con i tentativi delle detenute di mettere in atto quelle strategie di difesa delle propria identità, descritte dal sociologo Erwin Goffman in Asylum, in cui si attivano canali di comunicazione alternativi a quelli ufficiali, ci si adopera in pratiche nascoste e a forme organizzative originali tramite le quali si prova a resistere all'annullamento identitario che l'istituzione totale spesso provoca.
OITNB è questo e tanto altro ancora: arriva a parlarci delle contraddizioni della società contemporanea con intelligenza e profondità, ma senza vuoti intellettualismi e con la dovuta attenzione all'intrattenimento puro.
Non ci resta che vedere cosa vi sia in serbo per la prossima stagione, la cui uscita è prevista per questa estate.
“Così tra questa immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare”
Giacomo Leopardi
È toccato a un filosofo, e non a un fisico o ad un astronomo concludere l’affascinante ciclo di conferenze, dal titolo “La luce e il cosmo” che si sono tenute da lunedì 19 a venerdì 23 ottobre presso il Nuovo Auditorium di Piazzale della Resistenza a Scandicci. Perché un filosofo? In realtà in epoca antica filosofia e scienza (in particolare la matematica) si intrecciavano mirabilmente. Basi pensare ad Eratostene, ma anche a Talete, ai pitagorici... In ogni caso, fin dall’antichità il filosofo non smetteva di sondare il cosmo, le stelle, il cielo e la terra, da Eraclito, Tolomeo, Platone, Aristotele fino ad arrivare alla scolastica medievale. Certo, la visione cosmogonica di questi pensatori antichi poco o nulla rispecchiava del cosmo come lo conosciamo noi, grazie a scoperte scientifiche, fisiche e matematiche, che hanno avuto il loro apice con la cosiddetta rivoluzione copernicana.
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