Cultura

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Dalla divulgazione scientifica alle recensioni di romanzi, passando per filosofia e scienze sociali, abbracciando il grande schermo e la musica, senza disdegnare ogni forma del sapere.

Immagine liberamente tratta da pixabay.com

L’occasione per il ritorno sul palco della Flog dei Giardini di Mirò si presenta con la finale dell’edizione 2012 del rock contest, concorso per band emergenti patrocinato da Controradio, che, come di consueto, si è svolto a Firenze. Il gruppo emiliano ha suonato, a serata inoltrata, in appendice a sei gruppi che hanno dimostrato come la competizione abbia effettivamente visto un notevole incremento tecnico ed artistico apportato dai partecipanti nel corso degli anni. Più precisi ed affidabili metodi di valutazione, basato sulla votazione del gruppo preferito in apposite urne da parte del pubblico, affiancato ad un giudizio di un pool di esperti, ha supplito alle deficitarie e poco trasparenti procedure di selezione delle prime edizioni.

Restano tuttavia una serie di controversie tutt’altro che risolte. In particolare, l’ennesima vittoria, anche quest’anno, di una band fiorentina solleva più che qualche dubbio sulla effettiva indipendenza del “fattore campo” in merito alla scelta del gruppo più meritevole. Se il contest di Controradio, che resta uno dei più importanti in Italia, vorrà in futuro evitare di restare schiacciata nella sua dimensione locale, dovrà probabilmente apportare modifiche profonde a livello organizzativo a partire dalla scelta, coraggiosa e forse doverosa, di cambiare di edizione in edizione la città nella quale disputare almeno le finali. Questi aggiustamenti non sarebbero necessari solo per far pesare meno la variabile geografica sulle chance di vittoria di ogni gruppo, ma anche per preservare la credibilità delle band fiorentine emergenti che, come ad esempio nel caso dei Bad Apple Sons e Street Clercks (vincitori del contest rispettivamente nel 2008 e 2010), hanno effettivamente dimostrato qualità compositive e tecniche invidiabili.

Mercoledì, 05 Dicembre 2012 00:00

Mostre a confronto: anni '30 e Firenze

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L’importanza del ruolo della mostra espositiva, come strumento di divulgazione dell’arte in tutte le sue forme e come mezzo di attrazione alla ricerca di un pubblico più vasto, fu indubbiamente per il critico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti elemento centrale di studio e approfondimento.

Domenica, 09 Dicembre 2012 00:00

La psicologia delle folle

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Una volta un giovane si è avvicinato al segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, esprimendo preoccupazione per lo stato del partito che i sondaggi davano ad un risicato 3%.

“È vero, siamo bassi, ma il nostro è un 3% di gente che ragiona, con la testa sulle spalle. Siamo pochi ma solidi nella mente e nello spirito”. Questa grosso modo la risposta che ricevette. Quel giovane, pur rinfrancato dalle rassicurazioni del suo segretario, continuava a chiedersi perchè il suo partito di riferimento, nonostante dicesse cose giuste e avesse una linea politica ancor più giusta, non riuscisse a crescere nel gradimento popolare.

La storia del movimento operaio ci insegna che purtroppo non basta avere la linea giusta per veder crescere i propri consensi. Questa era la convinzione errata di Bordiga, fondatore del PCd'I. Gramsci, in un primo tempo d'accordo, ebbe modo di riflettere molto in carcere su questa apparentemente inesplicabile contraddizione.

Erano altri tempi, e senz'altro non si era ancora entrati nella “modernità liquida” che ha fatto vendere milioni di copie a Bauman. Eppure quei tempi nascondono spesso strumenti di lettura della società che ancora oggi appaiono sorprendentemente attuali. E' questo il caso di Psicologia delle Folle, opera uscita nel 1895 che rese famoso lo psicologo-sociologo-antropologo francese Gustave Le Bon, meritandogli elogi e attestati di stima da parte di gente come Freud, Schumpeter, Adorno e Merton.

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