La scenografia è pressoché assente, se non un enorme cerchio metallico da cui scaturiscono fumi e luci, che stagliandosi sul palcoscenico squadrato porta alla mente antichi simbolismi religiosi: il quadrato, che sta alla terra, e il cerchio, che sta al cielo. Sono però i colori e le luci a farla da padroni, e sui continui giochi cromatici si fonda la regia di Covero in un continuo susseguirsi di suggestioni oniriche. I costumi, minimali, sono senza tempo e senza luogo.
È in generale tutto il balletto a voler dimenticare le convenzioni della narratività, ma senza mai abbandonare la classicità. Spoerli vuole far “vedere Bach”, e non può che farlo se non con una danza formale, accademica, pura e spuria allo stesso tempo, quasi contrappuntistica. I ballerini sono chiamati a danzare sulle corde del violoncello, che Bach fa risuonare in tutto il suo potenziale.
Figure d’assolo, a due, a tre e d’insieme s’intersecano e rincorrono in coreografie che ora assecondano delicatamente, ora si contrappongono bruscamente al fraseggio della partitura. Interessanti gli interventi di ballo nel silenzio tra una suite e l’altra, e particolarmente affascinanti i gonnelloni opachi che hanno reso i ballerini dei danzatori dervisci.
Bach sfruttò lo schema della suite in modo del tutto innovativo. Non solo la scelta di uno strumento d’accompagnamento, il violoncello, richiede notevoli doti tecniche, ma con evidenza egli usa le forme delle allemande, correnti, sarabande, minuetti, bourrée, gavotte e gighe non secondo l’originario scopo di danza galante, bensì per esprimere semplicemente musica. Musica da camera, da concerto.
Come altri coreografi contemporanei anche Spoerli non ci sta e decide di tornare a danzare le suite. Il risultato è sorprendentemente piacevole: lo spettatore non solo s’immerge nella musica bachiana, ma si avvicina anche alla danza, riscoprendone il legame intimo con la musica fine a se stessa.
L’interpretazione delle tre suite del primo violoncello della Scala Massimo Polidori è stata molto espressiva, il maestro scaligero ha ben tratteggiato gli scarti tra i movimenti più festosi e quelli più malinconici, approfittando della notevole padronanza tecnica e del calore che è capace di emanare il suo strumento.
Qualche imprecisione nel Corpo di Ballo ha sporcato i passaggi d’insieme, ma nel complesso lo spettacolo è senza dubbio ben riuscito. I ballerini della Scala che hanno prestato la loro bravura al palco sono stati: Nicoletta Manni, Claudio Coviello, Antonino Sutera, Mick Zeni, Vittoria Valerio, Virna Toppi, Marco Agostino, Antonina Chapkina, Denise Gazzo, Alessandra Vassallo, Timofej Andrijashenko, Nicola Del Freo, Angelo Greco, Walter Madau, Lusymay Di Stefano e Christian Fagetti.
Per un approfondimento: http://www.fermataspettacolo.it/danza/cello-suites-nei-venti-del-nulla-con-spoerli-e-bach-alla-scala