Sabato, 16 Gennaio 2016 00:00

Saxon: Battering Ram, la novità della vecchia scuola

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Ventunesimo disco in studio,Battering  a 36 anni dall’esordio discografico omonimo e 39 dalla nascita ufficiale del gruppo.

I Saxon hanno da tempo deciso di spingere al massimo il loro fiammante camion rosso, cercando consenso tra le nuove generazioni con un suono pulito, potente e apertura ai temi videoludici. La NWOBHM, cioè la scuola musicale heavy metal di cui sono sopravvissuti pochi nomi (su tutti gli Iron Maiden), è nata negli anni in cui in Gran Bretagna bruciavano le ceneri del punk: chi è nato artisticamente in quel periodo non può mancare di determinazione.

La morte di Lemmy ha annullato i concerti messi in programma dai Motörhead per il 2016, un’importante occasione per ricordare alla contemporaneità chi sono Biff Byford e i suoi compagni, dato che la scaletta prevedeva entrambi i gruppi, assieme alle Girslchool.

Il granitico stile dei Saxon si rinnova nella continuità, parlando al proprio pubblico e aggiornandosi per coinvolgere chi tra le nuove generazioni ha ancora orecchio per un suono che si è conquisto il proprio spazio fuori dal tempo.

La traccia di apertura, che dà il titolo al disco, offre il bevenuto del gruppo tra le mura della metal curch da cui usciremo (insieme) rinati, con un’ora (poco meno) di tracce fatte per essere vissute a tutto volume, promettendo rinnovati ed entusiasmanti concerti dal vivo, in cui i Saxon dimostrano la loro fresca maturità.

Che sia per scappare dall’occhio di una tempesta, o per raggiungere la cima di una montagna da scalare, o per nascondersi da una creatura diabolica, l’adrenalina del quintetto arriva diretta, grazie anche all’unanimente riconosciuto lavoro di Andy Sneap alla produzione.

Assoli in quasi tutte le canzoni, una sessione ritmica che non lascia quartiere, cadenzata e infuenzata da un suono continentale (nel micromocosmo del metal c’è persino una polemica su quanto sia diventato teutonico il suono del gruppo britannico).

The Devil's Footprint e Queen of Hearts (omaggio a Carroll) è quella che più richiama le suggestioni di una marcia militare. Prevale comunque la velocità, soprattutto in Destroyer, che promette sudore e sangue dal vivo, più della traccia di chiusura, Three Sheets To The Wind (Drinking song), divertente ma tra le meno convincenti.

Il corpo centrale del disco, aperto dal succitato pezzo sulla distruzione, prosegue con una Hard and fast dal sapore d’annata, e la furia di Eye of the storm. Sconsigliato guidare con tre pezzi del genere, soprattutto se imbottigliati nel traffico cittadino (ad esempio durante il delirio di Pitti sui viali fiorentini): il rischio è scendere e costringere i compagni di inquinamento a pogare, con grave scandalo degli stilisti.

Una splendida Stand your ground ci invita a non arrenderci, con un riff che convincerebbe chiunque dotato di buon cuore ed orecchio a non arretrare di fronte a nessuna battaglia. La melodia si affaccia con maggiore forza in Top of the world, ad aprire un ottimo trittico di chiusura. To the end è una passionale promessa di amore, tra fedeli seguaci dei sassoni e uno dei più logevi gruppi della NWOBHM, un momento di orogoglio a cui segue l’omaggio ai caduti della prima guerra mondiale. Kingdom Of The Cross si basa sulla voce di David Bower, ad affiancare le strofe cantate di accompagnamento. Per alcuni che hanno acquistato il disco le tracce finiscono qui, nonostante la confezioni annunci undici tracce.

Un problema di masterizzazione e distribuzione, anche se la già citata Drinking song segue male l'ottimo livello delle dieci composizioni precedenti. Il brindisi del dopo concerto: è accettabile rilassarsi dopo 50 minuti di pura voglia di suonare, con quella determinazione ed essenzialità che spesso si confonde con la nostalgia del passato.

Sul basso di Carter, la batteria di Glockler, le chitarre di Quinn e Scarratt è superfluo pronunciarsi. La qualità è seconda solo all’aggressività della voce di Byford.

Erroneamente considerati comprimari della storia del musica dura, i Saxon rinnovano la loro fedeltà alla funzione per cui si sono consacrati. Merce rara e di altissima qualità, fuori dal tempo.

Before you go just let me know / We stand together to the end

Before we go just let me know / Are you with us to the end

Tracce:

01) Battering Ram
02) The Devil's Footprint
03) Queen Of Hearts
04) Destroyer
05) Hard and Fast
06) Eye Of The Storm
07) Stand Your Ground
08) Top Of The World
09) To The End
10) Kingdom Of The Cross
11) Three Sheets To The Wind The Drinking Song

Ultima modifica il Venerdì, 15 Gennaio 2016 14:28
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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