Sembrerebbe proprio il caso di dire che tutto il mondo è paese ma forse sarebbe meglio ricordarci che le dinamiche di sfruttamento che portano le potenze del mondo ad agire in modo riprovevole sono le stesse da molto tempo.

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Venerdì, 13 Maggio 2016 00:00

Gaza Writes Back: presentazione del libro

Gaza Writes Back: presentazione del libro

Gaza Writes Back è una testimonianza che viene da uno dei territori più martoriati del pianeta, ma è anche un gesto politico, una reazione di fronte alle violenze, alle crudeltà e ai soprusi inflitti al popolo palestinese. "Raccontare una storia è resistenza", scrive nell'introduzione il curatore del libro Rafaat Alareer, è un rifiuto della rassegnazione per continuare a perseguire la liberazione e la pace. in definitiva, un atto di vita.

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Martedì, 26 Gennaio 2016 00:00

Unione Europea contro Israele?

Abolizione del Trattato di Schengen, Guerra all’Isis, fine delle sanzioni nei confronti dell’Iran: sono solo alcune delle tematiche internazionali affrontabili solo a livello europeo che oramai ricorrono quasi quotidianamente sui giornali. La stessa “fortuna” non tocca purtroppo alla causa palestinese: nonostante le prese di posizione sempre più nette, non solo degli stati europei ma anche della stessa Commissione, ciò che avviene in quella striscia di terra conquista la cronaca solo se c’è la possibilità di puntare il dito contro la disperazione dei ragazzi dell’Intifada dei coltelli.

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Mercoledì, 30 Settembre 2015 00:00

Be Filmaker a Gaza - Intervista a Valerio Nicolosi

Nell'ambito dell'International Days of Peace, abbiamo intervistato Valerio Nicolosi, militante della sinistra romana, fotografo e video maker in occasione della presentazione, assieme a Eleonora Forenza, del suo libro Be Filmaker a Gaza organizzata dal gruppo Antifascisti Bruxelles.

1) Valerio è innanzitutto un attivista della sinistra romana. Ed è anche un fotoreporter. Lo scorso anno è stato a Gaza per tenere un corso, presso l’Università di Al Aqsa, per insegnare tecniche di videomaking e fotografia. Ci racconti qualcosa del tuo progetto?

Da tempo il Centro Vik e alcune realtà italiane stavano organizzando una carovana di solidarietà che lasciasse qualcosa di tangibile nella Striscia di Gaza e avevano pensato ad un festival di scambio e formazione che compredeva parkour, arte e intrattenimento per bambini, writing e arte, videomaking e fotografia. Io sono anche un docente proprio delle ultime due materie e come responsabile formazione dell'assocazione nazionale filmaker e videomaker italiani ho deciso di partecipare coinvolngendo tutta l'associazione.

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La politica estera come terreno esplosivo pericolosissimo delle difficoltà di riadattamento alla realtà mondiale da parte USA
Riflessione generale pessimista ormai obbligata

Il titolo e l’inizio di quest’articolo si limitano a segnalare un problema non di oggi ma ormai acuto della gestione politica degli Stati Uniti, non solo di quella estera ma anche di quella interna. La parte di superpotenza politica mondiale basata sulla superpotenza economica e militare e, conseguentemente, con licenza di uccidere sta volgendo da tempo al declino. Alla fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti realizzavano il 40% del PIL mondiale, oggi sono sì e no al 20. Il crollo dell’Unione Sovietica e il collasso della Russia fecero sperare agli Stati Uniti che la prospettiva fosse un mondo unipolare, ma ciò fu presto contraddetto dall’emergenza cinese e, a ruota, di altre grandi realtà della ex periferia capitalistica, tra le quali la stessa Russia. Né l’Europa occidentale, paralizzata economicamente e politicamente da un tentativo egemonico tedesco incapace di egemonia e privo di forza militare, è palesemente in grado di integrare la forza degli Stati Uniti (come mostrano chiaramente le mezze guerre a Libia e Siria, cioè due impressionanti autoreti, e l’incapacità di esistere nella crisi medio-orientale e dinanzi al conflitto Russia-Ucraina, e come Obama appare ormai obbligato a registrare).

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I crimini degli ortodossi ebrei che ancora combattono, e non per finta, per allontanare i palestinesi dalla terra che Dio ha predestinato a loro solitamente passano senza che il mondo se ne accorga.

Alle volte succede però che quello che succede sia così terribile che non sia possibile ignorarlo. E in questi ultimi giorni il governo israeliano è stato costretto a fare i conti con diversi episodi che hanno, giocoforza, scalfito il quasi unanime appoggio internazionale di cui gode il paese.

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"L'Europa non ha ancora trovato un modo efficace per rendere Israele responsabile del modo in cui mantiene l'occupazione. È tempo di dimostrare seriamente alle due parti quanto seriamente l'opinione pubblica europea consideri le violazioni della legge internazionale, la perpetuazione di atrocità e la negazione di diritti acquisiti”.

Queste parole, rivelate dal quotidiano inglese The Guardian, sono state rivolte da personalità che hanno rivolto ruoli di rilievo nella gestione della politica internazionale dell’UE, come i due ex ministri degli Esteri francesi, Hubert Vedrine e Roland Dumas, gli ex primo ministri olandese Andreas Van Agt, francese Michel Rocard e irlandese John Bruton e lo spagnolo Javier Solana, all’attuale Alto Rappresentante della Politica Estera europea Federica Mogherini.

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Storicamente parlando, che gli italiani e le questioni internazionali non siano mai andati troppo d’accordo è risaputo. Dalla disfatta nei Balcani durante la Seconda Guerra Mondiale alla figura fatta davanti alla sinistra di tutto il mondo permettendo che Ocalan venisse imprigionato alla vicenda dei due marò: non siamo mai riusciti ad elaborare una politica estera lineare che non fosse succube di quella atlantica e che ci ha provato, sempre mandando un occhio indietro nella storia, non ha fatto una bella fine.

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Venerdì, 23 Gennaio 2015 00:00

Marziani in guerra

Occidente

Tra i già numerosi mantra autorassicurativi in genere cretini che l’Occidente si è inventato dinanzi agli attacchi in casa propria da parte di militanti ISIS e al Qaeda ci sono ora l’alleanza con i governi islamici “moderati” e l’urgenza del compattamento con l’Occidente di tutte le realtà medio-orientali a esso legate, in modo da effettivamente riuscire a spuntarla in Siria e in Iraq, cioè nei teatri fondamentali di guerra. Ma a pochi giorni dalle stragi di Parigi si sono verificati pressoché contemporaneamente più fatti che attestano come l’Occidente continui a evitare con grande cura la constatazione della realtà effettiva delle cose, e come altrettanto accuratamente si stia dando la zappa sui piedi.

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Sabato, 03 Gennaio 2015 00:00

Anno nuovo. Anche per la Palestina?

Il 2014 è stato archiviato da molti di noi come un anno abbastanza difficile. Di sicuro lo è stato per il popolo palestinese: l’escalation militare di quest’estate che ha visto l’esercito israeliano tornare a bombardare massicciamente la Striscia di Gaza, l’aumento esponenziale del numero di prigionieri politici detenuti, a dispetto di ogni normativa a difesa dei diritti umani, nelle carceri dello stato d’Israele e la rottura dei negoziati di pace, giusto per accennare a qualcosa.

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