Le varie forme de "sapere", che cerchiamo di organizzare tra divulgazione scientifica (cliccando qui), scienze umanistiche (cliccando qui) e scienze sociali (cliccando qui), sfruttando le pur discutibili suddivisioni del nostro sistema accademico.
Immagine liberamente tratta da pixnio.com
Da alcuni giorni, il caso degli olivi del Salento (un misterioso morbo che li affligge, la brutalità delle misure previste, l’apparente contrapposizione tra popolo che vuole bene agli alberi e poteri ciechi pronti a radere al suolo il paesaggio) ha raggiunto un’esposizione mediatica nazionale, anche a seguito dell’interessamento – purtroppo incline al complottismo – di alcuni personaggi dello spettacolo.
”..E il suo nome, a motivo dell’essere amministrata non nell’interesse dei pochi ma dei molti, è democrazia, e secondo le leggi ciascuno ha pari diritti nelle dispute private, e per quanto riguarda la considerazione dei cittadini ognuno, secondo quanto si distingue in qualche campo, nell’amministrare le faccende pubbliche non è stimato per la classe sociale da cui proviene più che per il suo valore..” (Tucidide, II 37)
Democrazia. Questa parola la usiamo ogni giorno, la sentiamo in televisione, la leggiamo nei giornali, la osanniamo, la innalziamo come vessillo contro i regimi dittatoriali, ci promettiamo – ma sempre troppo tardi – di difenderla dal potere autocratico dell’uomo solo e del suo entourage, o dalla “dittatura del mercato” che la schiaccia, o anche più semplicemente da certe azioni e decisioni politiche che a volte, per non dire spesso, la tradiscono, la mortificano, la vituperano, la uccidono.
Ascesa della Meritocrazia e declino della Giustizia Sociale nell’Italia renziana
In uno Stato in cui le sopravvivenze di stampo feudale sono diffuse e radicate, non stupisce che qualsiasi generico appello alla “meritocrazia” venga salutato come moderno e rivoluzionario. In effetti, ogni aspetto della società sembra essere sempre più colonizzato da una cultura civica povera che fa del nepotismo, della cooptazione e della raccomandazione gli strumenti e le credenziali più utili per le opportunità di carriera. La politica più populista e il sistema mediatico più sensazionalistico ci mettono poi del loro nel semplificare il quadro complessivo resuscitando in tutta la loro incompletezza termini come quelli fortunatissimi di “casta” o di “baronato”.
Elena Angeloni, Fronte patriottico antidittatoriale
Margherita Cagol, Mara nelle Brigate rosse
Annamaria Mantini, Luisa nei Nuclei Armati Proletari
Barbara Azzaroni, Carla in Prima Linea
Maria Antonietta Berna, Collettivi Politici Veneti per il Potere Operaio
Annamaria Ludmann, Cecilia nelle Brigate Rosse
Laura Bartolini, militante rivoluzionaria
Wilma Monaco, Roberta nell’Unione dei Comunisti Combattenti
Maria Soledad Rosas, Detta Sole, militante anarchica
Diana Blefari Melazzi, Maria nelle Brigate Rosse per la costruzione del Partito comunista combattente.
Per una brevissima storia delle Fosse Ardeatine
Sono quasi le 4 del pomeriggio quando in via Rasella, il 23 marzo 1944, i Gruppi di Azione Patriottica romani fanno esplodere 4 bombe a mano contro l'11ª compagnia del III battaglione del Polizeiregiment "Bozen", appartenente alla Ordnungspolizei (la polizia d'ordinanza tedesca). Sono 35 le vittime dell’attentato: 33 soldati tedeschi e 2 civili italiani.
Quella di via Rasella è un’azione che segna una cesura mentale nel corpo militare e politico tedesco: è la prima volta che una Resistenza alle forze armate naziste in Italia si manifesta così chiaramente e alla luce del sole, per di più nel centro della capitale, a Roma. È un gesto grave, clamoroso, che non può certo passare senza conseguenze: gestire un secondo fronte nelle retrovie mentre gli alleati avanzano da sud sarebbe uno sforzo impensabile per le truppe del Fuhrer. Bisogna quindi rispondere subito, eliminare il problema prima che si possa espandere e rafforzare. E la soluzione, davanti a una popolazione messa in ginocchio dalla povertà e dalle difficoltà della guerra, è la paura: la rappresaglia.
“La Rivoluzione francese e la teoria comunista sono strettamente legate da profonde ragioni. È in quel grande evento storico che affondano le radici del "socialismo francese", che costituisce, secondo la felice definizione di Lenin, una delle "tre fonti e tre parti integranti del marxismo". È nel corso della Rivoluzione francese che Gracco Babeuf organizza la sua "congiura degli Eguali", primo tentativo genuinamente proletario di prendere il potere. È sempre in quella cesura storica che prende vigore e si tempra l'idea che "libertà, uguaglianza e fraternità" siano parole vuote finché esiste una classe sottoposta allo sfruttamento economico. Su questo concetto si sviluppano le varie scuole di socialismo utopistico cui Marx ed Engels daranno poi il fondamento scientifico. Inoltre lo svolgimento della più grande rivoluzione borghese è stato per lungo tempo l'unico riferimento su cui Marx ed Engels potevano impostare e verificare le proprie ipotesi di strategia per la rivoluzione proletaria, e perciò entrambi la studiarono a fondo.”
Così afferma la nota editoriale che apre l’edizione italiana dell’antologia di scritti di Michel Vovelle, pubblicata in Francia nel 1993 dalle éditions La Découverte e Société des études Robespierristes (una denominazione che è un programma) sotto il titolo: Combats pour la Révolution Francais; ora proposta da Pantarei sotto il titolo: Battaglie per la Rivoluzione francese.
Una nota che condivido, un testo la cui lettura consiglio ai lettori de Il Becco.
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