Saperi

Saperi

Le varie forme de "sapere", che cerchiamo di organizzare tra divulgazione scientifica (cliccando qui), scienze umanistiche (cliccando qui) e scienze sociali (cliccando qui), sfruttando le pur discutibili suddivisioni del nostro sistema accademico.

Immagine liberamente tratta da pixnio.com

Lunedì, 16 Febbraio 2015 00:00

Capitalismo e crisi fra Ideologia e Utopia

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Capitalismo e crisi fra Ideologia e Utopia
Cronache del tentativo di assolutizzare la libertà di mercato e dei suoi fallimenti recenti

 

Mai come oggi viviamo in un mondo dominato dall’ideologia. Il trionfo del neoliberismo e la caduta del muro di Berlino hanno reso la rappresentazione del mondo fondata sul libero mercato l’unica egemone rendendo sempre più difficile all’individuo, in mancanza di altre visioni del mondo verso cui indirizzarsi, sfuggire alle sue maglie. Essendo così inserito all’interno di una cultura unitaria e priva di dialettica, l’individuo è indotto a ritenere che tutte le grandi ideologie siano morte e che qualsiasi altra alternativa utopica sia condannata al fallimento, in quanto la libertà del mercato rappresenterebbe una condizione naturale e necessaria.
La metanarrazione del capitalismo contemporaneo insomma funziona proprio tramite un processo (ideologico!) in cui ideologia e utopia vengono sempre più delegittimare come categorie filosofiche e spinte ai margini della riflessione politica. Questo oblio permette al neoliberismo di attribuire la falsificazione ideologica solo ed esclusivamente a chi si oppone alle logiche dell’economia di mercato e di raffigurare l’utopia come un sogno perverso destinato al fallimento.

“… durante la notte, nei miei sogni, potevo attraversare senza impedimenti l’universo in qualsiasi direzione, dalla cima del Monte Meru alla sua base e distinguevo chiaramente ogni cosa…”.

(Milarepa)

Continua l’interessante ciclo di incontri letterari/filosofici presso il Nuovo Auditorium di Scandicci e domenica, otto febbraio, è stato il turno di Luigi Lombardi Vallauri, ordinario di filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Firenze, che ha presentato “I centomila canti” di Milarepa, edito da Adelphi e tradotto da Kristin Blancke e Franco Pizzi.

Martedì, 27 Gennaio 2015 00:00

Memorie dal sottosuolo

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Mi davo alla depravazione solitariamente io, di notte, di nascosto, pavidamente, sudiciamente, con una vergogna che non mi lasciava nei momenti piú ripugnanti e che anzi in quei momenti giungeva fino alla maledizione. Già allora portavo nell'anima mia il sottosuolo. Avevo una tremenda paura che in qualche modo mi vedessero, m'incontrassero, mi riconoscessero. E giravo per vari luoghi molto oscuri.
(da “Memorie del sottosuolo” di F.Dostoevskij)

 

Giovedì, 22 Gennaio 2015 00:00

Di integrazione, cultura e multietnicità.

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Sicilia araba: quando l’integrazione era un fattore sociale.

Il gran parlare di questi tristi giorni, disegnati dal sangue sparso di vittime innocenti sull’altare dell’odio e dell’intolleranza rimanda l’attenzione di tutti e di tutte su questioni che non possono passare in secondo piano se pensiamo e vogliamo anzi pretendiamo una società migliore.

Il moltiplicarsi di serie tv sulla mafia - malgrado l’impiego di una raffigurazione eccessivamente caricaturale - ha permesso di conoscere meglio l’enigmatico bagaglio di gesti e parole che caratterizzano il modo di comunicare degli affiliati a Cosa Nostra, ma, più in generale, dei siciliani tutti. La premessa su parole, gesti o più semplicemente sguardi capaci di trasmettere messaggi ben precisi, è resa necessaria per comprendere per quale ragione per più di 50 anni la provincia di Enna, ombelico della Sicilia, è stata definita la “provincia babba”, espressione la cui traduzione più immediata ci riporta a babbeo o sciocco. Perché babba? “Storicamente l’attività della criminalità organizzata nella provincia di Enna è stata influenzata dalle organizzazioni mafiose dei centri limitrofi, che per via della centralità del territorio ennese, hanno sempre preferito sfruttarla non per le azioni criminali, quanto per la necessità di “un’area cuscinetto”, una zona franca da sfruttare per questioni logistiche.” Ad offrirci questo excursus storico è Giovanni Cuciti, vicequestore aggiunto di Enna, che ha curato l’introduzione di “mafia balorda” (Lancillotto e Ginevra, p. 219, euro 15), il nuovo libro di Josè Trovato, giornalista già salito agli onori della cronaca per il primo libro sulla criminalità organizzata nella provincia di Enna (La mafia in provincia di Enna. Una storia negata, Lancillotto e Ginevra, p. 219, euro 16) e per le continue inchieste sul fenomeno criminale che gli sono costate molteplici minacce da parte di malavitosi locali.

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