Le varie forme de "sapere", che cerchiamo di organizzare tra divulgazione scientifica (cliccando qui), scienze umanistiche (cliccando qui) e scienze sociali (cliccando qui), sfruttando le pur discutibili suddivisioni del nostro sistema accademico.
Immagine liberamente tratta da pixnio.com
Per il Bene ariano superiore: Aktion T4 e purificazione del popolo tedesco
La memoria ormai è diventata sempre più una grande mensola, piena di soprammobili, nel quale le persone si sbracciano e litigano per spolverare e lucidare quello che più gli è caro. Agitandoseli contro, per utilizzarli come armi e feticci nei vivaci confronti politici contemporanei. Ma la memoria è più simile a una lunga fila di scaffali nascosti, pieni di libri polverosi che racchiudono storie dimenticate; perché certi soprammobili sono più grandi e più costosi, quindi più importanti ed è giusto metterli nelle mensole dei nostri salotti di discussione, sempre pronti all’uso.
Luigi Vinci dal numero cartaceo di Novembre
Lenin e la guerra
Il luglio del 1914 segna uno spartiacque storico: la guerra sconvolge l’Europa, ne spiazza il movimento operaio, che si era illuso di impedirla, lo rompe, determina un cambiamento radicale nella riflessione, negli orientamenti, nel comportamento delle sue correnti. Il movente scatenante della guerra fu l’attentato di Sarajevo da parte di un irredentista slavo-meridionale, che uccise l’erede al trono d’Austria-Ungheria e la moglie di questi. Il motivo politico sostanziale fu la tendenza espansionista delle maggiori potenze europee, cui si aggiungevano irredentismi italiani e una pluralità di irredentismi slavi che mettevano a repentaglio la tenuta austro-ungarica. Il motivo strutturale consistette nei mutamenti sostanziali del capitalismo. Nel corso della “lunga depressione” 1873-95 esso aveva generalizzato processi di gigantismo industriale, formazione di trust, integrazione tra finanza bancaria e industria, intervento anche finanziario dello stato nella in sede di politica industriale e infrastrutturale, ma anche nuove classi medie ggressivamente
Intervista allo storico Pietro Purini a cura di Roberto Capizzi uscito sul mensile di Novembre
Trieste maledetta
Storicamente eterogenea dal punto di vista etnico, ed al centro di un impero crogiuolo di lingue e popoli diversi, può descriverci la composizione etnica di Trieste prima della Prima Guerra Mondiale?
Fino al 1914 Trieste era una città estremamente dinamica e composita nazionalmente. Con 243.000 abitanti era la quarta città dell'Impero dopo Vienna, Budapest e Praga; l'accrescimento medio di popolazione era di 5.000 abitanti l'anno. Gli immigrati provenivano da tutta l'Austria Ungheria (soprattutto da Istria, Slovenia, Dalmazia, Carinzia, Stiria, Boemia), ma anche dall'Italia (Friuli, Veneto, Puglia) e dall'intera Europa. In città erano presenti comunità greche, serbe, croate, ceche, ebraiche, svizzere, tedesche luterane, armene, turche, nonchè circa 35-40.000 "regnicoli" italiani, lavoratori provenienti dall'Italia che però non avevano la cittadinanza austriaca, quelli che al giorno d'oggi definiremmo "gasterbeiter". La popolazione dunque era estremamente variegata: per citare i soli gruppi più grandi, nel censimento del 1910 il 64% dichiarò che la propria lingua d'uso era l'italiano, il 25% lo sloveno, il 5% il tedesco e poco meno dell'1 % il serbocroato. In realtà la lingua d'uso non era un criterio preciso per definire quale fosse la nazionalità dei censiti: in una città di forte immigrazione era possibile che neoimmigrati di madrelingua slovena, croata, tedesca o ceca, dessero come propria lingua d'uso l'italiano semplicemente perchè quella (o meglio: il dialetto triestino) era la lingua che usavano sul posto di lavoro. Inoltre i rilevatori del censimento erano funzionari del Comune di Trieste, controllato del Partito liberal-nazionale (gli irredentisti favorevoli all'Italia): è quindi probabile che i risultati di questo censimento siano comunque sbilanciati a favore della componente italiana.
Il pensiero di Althusser VI: Ideologia e Soggetto
Dopo aver mostrato come l’ideologia, trasmessa tramite apparati statali ad hoc, detiene il ruolo fondamentale di garantire l’ordine sociale a partire dalla riproduzione della struttura economica, Althusser si interessa del suo funzionamento, della sua struttura interna per mostrare in che modo e secondo quali meccanismi possa essere accettata diffusamente come verità assoluta nascondendo il suo carattere specifico di rappresentazione fittizia della realtà.
Per fare questo, ancora una volta il punto di partenza del filosofo francese è Marx il quale riprende il concetto di ideologia, inventata da Destutt de Tracy e Cabanis fra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, conferendogli, nelle sue opere giovanili, un significato preciso: essa indica il sistema di idee e rappresentazioni che dominano le menti degli uomini o dei gruppi sociali.
Amore e psiche, il vero senso dell'amore?
Vi sarà capitato di leggere il famosissimo libro "Amore e Psiche" di L. Apuleio e sono sicura che in ognuno di voi avrà suscitato qualche riflessione importante sul tema più dibattuto che esista: l'amore.
Ricordiamo, per chi non la conoscesse, che questa è la "favola" che racconta di una bellissima fanciulla, una principessa, appunto Psiche, tanto bella quanto invidiata, sia dalle sorelle, sia dalla stessa dea della bellezza, Venere. Brutta bestia l'invidia. Talmente potente da suscitare in Venere una grande rabbia, che la porta a punire, Psiche, per un reato di cui non ha colpe.
Questa si vendica mandando sulla terra il figlio Amore, per intenderci il nostro Cupido, con il fine di maledirla, facendola invaghire dell'uomo più vile che esista.
Il Pensiero di Althusser V: Apparati Ideologici di Stato
Nel suo saggio più celebre, Ideologia e Apparati Ideologici di Stato, Althusser vuole mostrare quale sia il ruolo specifico dell’ideologia all’interno delle moderne società occidentali. Il punto di partenza è la concezione marxista dello Stato che viene definito come un apparato repressivo che permette alle classi dominanti di esercitare il proprio potere sul proletariato. Secondo dunque questa visione, lo Stato va inteso innanzi tutto come apparato specializzato, composto dalla polizia, dai tribunali, dalle prigioni, dall’esercito e dalla varie cariche istituzionali e amministrative. Tutte le lotte politiche ruotano attorno allo Stato proprio perché il suo possesso e la sua conservazione permettono il dominio della classe che lo controlla. Althusser non rigetta affatto questa concezione dello Stato come apparato la cui funzione fondamentale sia quella repressiva ma ritiene che per comprendere meglio come funziona, occorre aggiungere all’analisi altri elementi che tendono a sfuggire alla maggior parte delle tradizionali analisi marxiste. In particolare, ciò che non deve sottrarsi ad ogni sforzo teorico che abbia come oggetto lo Stato, è il rimarcare che esso non si compone solo di un apparato repressivo, ma anche di uno ideologico.
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