Le varie forme de "sapere", che cerchiamo di organizzare tra divulgazione scientifica (cliccando qui), scienze umanistiche (cliccando qui) e scienze sociali (cliccando qui), sfruttando le pur discutibili suddivisioni del nostro sistema accademico.
Immagine liberamente tratta da pixnio.com
Si è spento all'età di 102 anni presso l'ospedale militare 108 di Hanoi dove da tempo era ricoverato il Generale Vo Nguyen Giap, un genio militare paragonabile ad altri pochissimi nella storia, l'animatore di una guerra di popolo e per il popolo cominciata negl'anni '30 con la fondazione del Partito Comunista Indocinese e conclusasi con il Vietnam unificato e socialista quarant'anni dopo.
Ho letto con attenzione gli articoli di Pascale sull’Urss di Stalin [rintracciabili facilmente cliccando qui], diciamo con l’attenzione di uno che una trentina di anni fa era abbastanza aggiornato con la storiografia diciamo di tendenza “eurocomunista” (Boffa, Elleinstein, Spriano, Procacci, soprattutto Roy Antonovic Medvedev). La “terza puntata” e soprattutto la quarta dello scritto di Pascale mi hanno convinto molto meno delle precedenti. Poiché non sono uno specialista dell’argomento (a suo tempo ho cercato di studiare la problematica delle riforme economiche nel “socialismo reale”, poi mi sono occupato di altro), le mie argomentazioni saranno senz’altro parziali e superate, ma lo stesso avanzo alcune osservazioni.
"Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l'uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento".
Sono state queste le ultime parole pronunciate da Salvador Allende esattamente quaranta anni fa, prima di morire. Sono state le parole di un uomo che ha dato tutto per il suo paese e che per quel paese ha scelto di morire, non tirandosi indietro davanti a chi con la forza ha distrutto il lavoro del suo governo trascinando il Cile in una delle peggiori dittature della storia.
b) L'industrializzazione pianificata e la collettivizzazione forzata dell'agricoltura
“Per eliminare i kulak come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulak. Per eliminare i kulak come classe, è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo (libera utilizzazione della terra, mezzi di produzione, affitto, diritto di ingaggiare mano d'opera salariata, ecc.). In questo appunto consiste la svolta verso la politica di liquidazione dei kulak come classe. […] Senza di questo, non è concepibile nessuna collettivizzazione seria, e tanto meno una collettivizzazione integrale della campagna.”
(Stalin, Sul problema della politica di liquidazione dei kulak come classe, 21 gennaio 1930)
5. Il difficile equilibrio tra realismo politico e progetto utopista
“La XVII° Conferenza del nostro partito ha affermato che uno dei compiti fondamentali per l'attuazione del secondo piano quinquennale consiste nel distruggere le sopravvivenze del capitalismo nell'economia e nella coscienza degli uomini. È un concetto assolutamente giusto. Ma possiamo dire di aver già superato tutte le sopravvivenze del capitalismo nell'economia? No, non possiamo dirlo. E tanto meno […] nella coscienza degli uomini. Non possiamo dirlo […] anche perchè esiste ancora un accerchiamento capitalistico, che si sforza di ravvivare e di stimolare le sopravvivenze del capitalismo nell'economia e nella coscienza degli uomini nell'URSS, e contro il quale noi bolscevichi dobbiamo tener sempre le polveri asciutte. È chiaro che queste sopravvivenze non possono non costituire un terreno favorevole per rianimare, nella testa di singoli iscritti al partito, l'ideologia dei gruppi antileninisti battuti.”
(Stalin, Problemi della direzione politica e ideologica; 26 gennaio 1934)
4. Il PCUS e le tre fasi dell'epoca staliniana
“Credo che la sfiducia nella vittoria dell'edificazione del socialismo sia l'errore fondamentale della nuova opposizione. Questo errore è, secondo me, fondamentale, perchè da esso derivano tutti gli altri errori della nuova opposizione. Gli errori della nuova opposizione circa le questioni della Nep, del capitalismo di Stato, della natura della nostra industria socialista, della funzione della cooperazione in regime di dittatura del proletariato, dei metodi di lotta contro i kulak, della funzione e del peso specifico del contadino medio, tutti questi errori derivano dal primo errore fondamentale dell'opposizione, dalla sfiducia nella possibilità di condurre a termine l'edificazione di una società socialista con le sole forze del nostro paese.”
(Stalin, dall'opera Questioni del leninismo, lezioni tenute all'Università Sverdlov nell'aprile 1924)
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).