Le varie forme de "sapere", che cerchiamo di organizzare tra divulgazione scientifica (cliccando qui), scienze umanistiche (cliccando qui) e scienze sociali (cliccando qui), sfruttando le pur discutibili suddivisioni del nostro sistema accademico.
Immagine liberamente tratta da pixnio.com
L'articolo è di Livio Sansone, Pesquisador da CAPES e Professor do Departamento de Antropologia Centro de Estudos Afro-Orientais (CEAO), Universidade Federal da Bahia [tradotto dal nostro Roberto Travagli)
Circa quattro anni fa, mi è stato chiesto da un certo numero di amici e colleghi di scrivere un breve testo, come parte della campagna per dare il prestigioso Premio Holberg a Stuart Hall. Julia Kristeva e Jurgen Habermas hanno avuto tale premio. A Stuart Hall, per ragioni che non conosco, non è mai arrivato. Questo breve testo mi è tornato in mente lunedi notte, quando ho sentito della scomparsa di Suart Hall. Io ora mi prendo la libertà di condividerlo con quelli di voi che potrebbero essere interessati .
Articolo di Arturo Cavari e Silvia D'Amato Avanzi
Ieri è uscito un articolo che riporta posizioni diverse, lo trovate qui.
Negli ultimi mesi il tema della sperimentazione animale è arrivato all'attenzione dei mass media a causa di fatti eclatanti, causati soprattutto dall'estremizzazione progressiva delle posizioni e delle azioni degli animalisti. Vengono affissi manifesti con nomi, indirizzi e numeri di telefono di ricercatori a Milano, quasi ci si trovasse in un ghetto della Germania nazista; politici ignoranti in cerca del supporto delle organizzazioni animaliste si fanno promotori di emendamenti alla legge europea in materia di sperimentazione animale, minacciando di uccidere la ricerca italiana e causando una multa di 150.000 euro al giorno al governo italiano per mancato recepimento della norma.
[Qui un articolo che riporterà posizioni molto diverse]
“Fintanto che l’uomo continuerà a distruggere gli esseri viventi inferiori, non conoscerà mai né la salute né la pace. Fintanto che massacreranno gli animali, gli uomini si uccideranno tra loro. Perché chi semina delitto e dolore non può mietere gioia e amore”
(Pitagora)
Dopo un’abbondante e ottima cena tutta vegana, organizzata dalla redazione di Restiamo Animali in collaborazione con la Casa del Popolo di Settignano si è sviluppata la discussione riguardo al tema della vivisezione, col titolo “Una ricerca senza animali”. I relatori erano due.
La prima è stata Linda Guerra, naturalista ed etologa, vegetariana per scelta etica e impegnata nell’informazione e nella divulgazione di temi animalisti e anche sul caso di Caterina Simonsen, (la studentessa universitaria gravemente ammalata che recentemente ha creato scandalo per via di una dichiarazione in cui affermava di aver migliorato le proprie condizioni di salute proprio grazie alla sperimentazione animale); il secondo relatore era Luigi Lombardi Vallauri, filosofo del diritto – era ordinario di filosofia del diritto presso l’Università degli Studi di Firenze – soprannominato anche “il filosofo degli animali”, per le sue posizioni.
In fondo all'articolo la locandina dell'iniziativa di presentazione del libro, prevista per il 15 febbraio 2014
Utopie letali di Carlo Formenti potrebbe essere definito una provocazione, purché non si intenda con questo termine un intervento arrogante che interrompe una discussione altrimenti civile. All’opposto il libro rompe, con determinazione ma senza mancare di rispetto verso nessuno, una serie di ambiguità che caratterizzano i confronti della sopravvissuta sinistra italiana.
Scrive André Gorz, filosofo e giornalista francese, nel suo “L’ecologia politica, un’etica della liberazione”:
“Se si parte […] dall’imperativo ecologico, si può arrivare tanto ad un anticapitalismo radicale quanto […] a un comunitarismo naturalista. L’ecologia non ha tutta la sua carica critica ed etica se le devastazioni della terra, la distruzione di un modo di vita non sono comprese come le conseguenze di un modo di produzione; se non si comprende che questo modo di produzione esige la massimizzazione dei rendimenti e ricorre a delle tecniche che violano gli equilibri biologici. Ritengo dunque che la critica delle tecniche nelle quali si incarna il dominio sugli uomini e sulla natura sia una delle dimensioni essenziali di un’etica della liberazione” [1].
Il mondo in cui oggi viviamo è sempre più “inquinato” (in tutti i sensi!) da un capitalismo sfrenato che risucchia entro la sua sfera inglobante qualsiasi dimensione umana. La tecnica, il consumismo, il denaro elevato a potenza quasi mitica che fa girare il mondo, l’individuo ridotto a pedina o spettatore assente di fronte a una società che sempre più può essere caratterizzata come “società dello spettacolo”, riprendendo l’omonimo titolo di Debord.
La crescita di consensi dell’estrema destra xenofoba e populista costituisce indubbiamente uno degli elementi fondamentali dell’Europa dei nostri giorni. La crisi economica e sociale che ha travolto il mondo occidentale e il processo di crescente impoverimento di larghi strati popolari e dei ceti medi ha investito anche le architetture istituzionali liberaldemocratiche. Sono numerosi i commentatori e gli analisti che evocano scenari “weimariani” di fronte ai successi elettorali delle formazioni più o meno dichiaratamente fasciste e al moltiplicarsi di pratiche, discorsi e atti che richiamano il passato più buio della storia continentale.
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