Nato in Sicilia, studia Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Parma. Sin da ragazzo si appassiona alla politica e da allora sta cercando di smettere, senza grandi risultati.
Il ruolo delle socialdemocrazie europee di fronte all'austerità, la crisi di legittimità delle istituzioni europee, le difficoltà della sinistra nella desertificazione dei corpi intermedi.
Su questi e su altri temi, grande dibattito vi è a sinistra. Abbiamo ritenuto utile, ai fini della intensificazione della discussione sul futuro dell'Europa e sulle prospettive dell'europeismo “di sinistra”, raccogliere le proposte dell'eurodeputata Elly Schlein.
1) Le socialdemocrazie europee hanno contribuito alla costituzione delle politiche di austerità e tale scelta viene rivendicata con forza dalla famiglia dei socialisti e dei democratici europei. Tali posizioni hanno spinto esponenti provenienti dalla tradizione socialdemocratica, come Stefano Fassina, a mettere in discussione le capacità della socialdemocrazia europea di intercettare la rappresentanza delle classi più colpite dalla crisi economica. Ritiene vi sia ancora un ruolo da ricoprire per le socialdemocrazie europee nel ridisegnare un'alternativa all'attuale sistema economico?
Spero di sì, anche se siamo fuori tempo massimo. La gravità della vicenda greca, ad esempio, affonda le proprie radici ben più lontano ed ha portato alla luce, nei leader dei socialisti europei, quella che ho definito come una Sindrome di Stoccolma. Occorre però fare le giuste distinzioni: anche io appartengo al gruppo parlamentare socialista e democratico, un gruppo che sull'austerità ha una posizione di forte contrarietà. Questo continuo a ribadirlo in ogni circostanza. Il problema è che poi, ovviamente, occorre essere conseguenti con le posizioni che si assumono. La vicenda greca ha fatto emergere per l'appunto una Sindrome di Stoccolma perché ritengo che i leader socialisti al governo - penso agli esponenti più di spicco come Renzi e Hollande - hanno mancato completamente l'occasione di incidere su quel dibattito di modo da fargli avere un esito diverso da quello che ha avuto e che giudico negativo. Mi è sembrato di vederli innamorati dei propri rapitori.
Sono le dodici di un 25 Aprile quando Milano appare meno caotica del solito. In metropolitana uno scambio di sguardi accompagna chi ha scelto “Palestro” come fermata. L’angolo tra Via Palestro e Corso Venezia, infatti, è il punto in cui poche ore dopo sarebbe partita la manifestazione per il 70° Anniversario della Liberazione. Uno scambio di sguardi, dicevo, tra un popolo disperso, orfano, solitario ma con la grande capacità di riconoscere a pelle i propri compagni che, nei giorni di festa, riconquistano la propria dignità di sognatori indossando con fierezza i panni di chi scende in piazza per ricordare, difendere.
"Sindaco di strada": è questo il nome dell'esperienza che ha accompagnato il sindaco di Napoli Luigi de Magistris durante la sospensione dalla carica di primo cittadino a seguito dell'applicazione della legge Severino. Il sindaco, rimasto di strada ma saldamente tornato al timone della giunta partenopea dopo l'interruzione della sospensione, fa con noi un bilancio della sua esperienza ed una riflessione su quanto si sta muovendo a sinistra. Lo abbiamo incontrato in occasione del convegno "Il contributo dei meridionali alla liberazione d'Italia" organizzato dall'ANPI e svoltosi nella splendida cornice del Maschio Angioino gli scorsi 22 e 23 gennaio.
Il moltiplicarsi di serie tv sulla mafia - malgrado l’impiego di una raffigurazione eccessivamente caricaturale - ha permesso di conoscere meglio l’enigmatico bagaglio di gesti e parole che caratterizzano il modo di comunicare degli affiliati a Cosa Nostra, ma, più in generale, dei siciliani tutti. La premessa su parole, gesti o più semplicemente sguardi capaci di trasmettere messaggi ben precisi, è resa necessaria per comprendere per quale ragione per più di 50 anni la provincia di Enna, ombelico della Sicilia, è stata definita la “provincia babba”, espressione la cui traduzione più immediata ci riporta a babbeo o sciocco. Perché babba? “Storicamente l’attività della criminalità organizzata nella provincia di Enna è stata influenzata dalle organizzazioni mafiose dei centri limitrofi, che per via della centralità del territorio ennese, hanno sempre preferito sfruttarla non per le azioni criminali, quanto per la necessità di “un’area cuscinetto”, una zona franca da sfruttare per questioni logistiche.” Ad offrirci questo excursus storico è Giovanni Cuciti, vicequestore aggiunto di Enna, che ha curato l’introduzione di “mafia balorda” (Lancillotto e Ginevra, p. 219, euro 15), il nuovo libro di Josè Trovato, giornalista già salito agli onori della cronaca per il primo libro sulla criminalità organizzata nella provincia di Enna (La mafia in provincia di Enna. Una storia negata, Lancillotto e Ginevra, p. 219, euro 16) e per le continue inchieste sul fenomeno criminale che gli sono costate molteplici minacce da parte di malavitosi locali.
Uno spettro si aggira per Bologna: lo spettro della scissione di Pippo Civati dal Partito Democratico di Renzi. E’ Bologna, infatti, la sede scelta dai civatiani per presentare “Il patto Repubblicano”, dieci punti per cambiare il PD o per costruire un nuovo centro sinistra.
Vittima del protagonismo del Premier Renzi e dell'antico rito della frammentazione, la sinistra vive oggi un momento di profonda crisi. Se da un lato Matteo Renzi è riuscito nell'impresa di “rottamare” la classe dirigente del PD, salvo poi perpetuare la logica delle larghe intese, a sinistra del Partito Democratico si moltiplicano le divisioni che rendendo fallimentare ogni tentativo di costruzione di un progetto unitario. Quale futuro per la sinistra nel nostro paese?
Abbiamo posto questo interrogativo a tre protagonisti del variegato universo della sinistra politica: Pippo Civati - anima eretica del Partito Democratico –, Nicola Fratoianni - da pochi mesi Coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Libertà – e Simone Oggionni - Coordinatore nazionale dei Giovani Comunisti.
Estate 2011. Un gruppo di attivisti della sezione di Via Orvieto del Partito Democratico di Roma, sfida “l'estate più calda degli ultimi 150 anni” raccogliendo tra i banchi del mercato rionale le firme per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. Ad interrompere la quiete della rovente giornata di Agosto, l'annuncio di chiusura dello storico mercato romano deliberata dalla Giunta comunale. Allarmati dalla tragica notizia, i commercianti chiedono aiuto all'unica rappresentanza politica in loco: la sezione del PD.
In un'età caratterizzata da un aprioristico desiderio di nuovo, la storia – ridotta a semplice narrazione di ciò che è stato – sembra non raccogliere più interesse alcuno. In questo contesto, però, resiste e si rafforza l'antica ipocrisia della venerazione di chi non c'è più, che trasforma gli anniversari - festosi o luttuosi che essi siano - in grandi e acritiche celebrazioni volte a santificare eroi del giorno dopo, spogliati delle proprie idee e slegati dalla propria storia. Se questa è ormai la consuetudine, non c'è da stupirsi se il compito di dare il via alle celebrazioni per il trentennale dalla scomparsa di Enrico Berlinguer sia stato affidato a Walter Veltroni e al suo docufilm sulla vita del leader comunista. In fondo a chi affidare il compito di travisare una storia se non a chi, dopo aver ricoperto diversi incarichi nel PCI, ha dichiarato di non essere mai stato comunista?
Quando si chiude il sipario e Ascanio Celestini esce fuori di scena, lo spettatore, tra gli ultimi applausi e il brusio della folla, è costretto a fare i conti con la realtà, quella realtà che durante lo spettacolo "Discorsi alla Nazione" si combina lentamente alla bizzarra immagine di un paese afflitto da una guerra civile, il cui problema principale è però la pioggia incessante.
(D'altra parte è proprio l'autore a spiegarci che in guerra possono morire in molti ma mai tutti, la pioggia, invece, colpisce proprio tutti)
Piove, c'è la guerra e dal balcone di un fantomatico condominio appaiono strani personaggi che espongono la loro idea di società, la loro idea di politica. Aspiranti tiranni che rinunciano alla maschera democratica per parlare apertamente senza la necessità di omettere i dettagli più scomodi della propria visione del mondo.
L'esclusione della sinistra radicale dal parlamento italiano, l'ascesa del Movimento 5 Stelle, le spaccature all'interno del centro-destra e l'insediamento del Governo Renzi, sono elementi che fanno mutare di fatto quegli equilibri politici che hanno caratterizzato la vita politica del nostro paese negli ultimi vent'anni.
In questo contesto convulso, con la lista “L'Altra Europa” la sinistra prova a fare quadrato sulla figura del greco Alexis Tsipras, raccogliendo le diverse esperienze dei movimenti auto organizzati che in questi anni hanno animato le proteste in difesa dell'ambiente e della pace. Dalla lotta contro il MUOS a quella contro la TAV, all'interno di questo progetto politico la critica alla logica delle grandi opere trova spazio attraverso le candidature di figure come quella di Antonio Mazzeo, voce autorevole del Movimento NO MUOS, giornalista impegnato nei temi della pace, della militarizzazione, dell’ambiente e della lotta alle criminalità mafiose e autore di diversi saggi sui conflitti nell’area mediterranea.
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