Il proprietario del trasporto cittadino è William Martin Murphy, imprenditore e parlamentare irlandese, ostile alla pratica degli scioperi di solidarietà e alla sindacalizzazione dei lavoratori che stava avanzando. “Il 21 agosto del 1913 centinaia di lavoratori della Dublin United Tramways Company ricevettero una lettera di licenziamento, per via della loro appartenenza al sindacato” [1]. Alle 10 del mattino del 26 agosto 1913 i tram dell’odierna capitale irlandese iniziano a fermarsi, fino a che la città non si blocca e altre categorie si uniscono allo sciopero generale. Seguiranno durissimi mesi di scontri e violenze, fame e sofferenze per la classe lavoratrice. Dagli altri lavoratori della Gran Bretagna arrivano alimenti e beni di sostentamento, ma nessuno sciopero di solidarietà. Alla fine i lavoratori cederanno, ma per poco. Dopo qualche tempo ricominceranno a iscriversi in massa al sindacato di Larkin, ma nessuno oserà più metterne in discussione la legittimità.
È il Dublin Lock-out, che dal 26 agosto 1913 al 18 gennaio 1914 scriverà una delle pagine più significative della recente storia irlandese. Si tratta di un episodio poco noto e di cui si può leggere molto poco nei testi tradotti in italiano sull’isola irlandese. Il Sinn Fein era ancora alle battute iniziali, la lotta per l’indipendenza ancora acerba rispetto alle forme che prenderà nel XX secolo. Eppure “questo conflitto sociale, anche se non direttamente collegato a istanze nazionalistiche, avrebbe influenzato l’approccio della classe lavoratrice al nazionalismo”, dato che “non solo i proprietari di alcuni slum [bassifondi] erano ligi sostenitori del Partito nazionalista irlandese, ma lo stesso Murphy era uno dei pilastri del movimento per la Home Rule. Da ciò si poteva dedurre che, se gli avversari dei lavoratori aderivano a un nazionalismo che considerava sufficiente la Home Rule, allora questo tipo di nazionalismo non era nell’interesse dei lavoratori” [p.121-122].
Si tratta di una delle pagine più dense del movimento operaio europeo, che incrocia una dibattito sulla forma del sindacato che oggi potrebbe avere qualcosa da dire alla crisi delle rappresentanze dei lavoratori nel vecchio continente. Uno dei sindacati più atipici (l’Industrial Workers of the World, oggi ancora attivo) non a caso era tra i riferimenti di Connolly.
La sovranità dei singoli parlamenti del vecchio continente è fortemente in discussione, in tempi di crisi finanziaria, a suon di “lo chiede l’Europa”. Sarebbe il caso di rispolverare un po’ di storia continentale, per provare a ridisegnare un internazionalismo che la prima guerra mondiale e il conseguente sbandamento dei socialisti europei hanno fatto deragliare (per poi riprendere il passo sotto la terza internazionale a guida dell’Unione Sovietica). Non ci sono mai esempi da imitare, ma c’è sempre una storia da leggere e capire, per poter tornare ad agire nel presente e nel futuro.
La lotta per l’indipendenza dell’Irlanda è anche storia di classe, oltre che di emancipazione. Tiocfaidh ár lá.
Si consigliano sul “Dublin lock-out”:
- Peter Berresford Ellis, “A History of the Irish Working Class”, Pluto Classic
- [1] Enrico Terrinoni, "Dublino 1913, il centenario di un'epocale lotta di classe", il manifesto, 21 agosto 2013, leggibile qui www.riccardomichelucci.it, ossia sul sito dell’autore che ha pubblicato l’utile e interessante “Storia del conflitto anglo-irlandese”, Odoya
- [2] Robert Kee, “Storia dell’Irlanda”, Bompiani [la citazione nell'articolo è tratta dalle pagine 121-122)
Immagine tratta da www.behance.net