Alessandro Zabban

Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

Lunedì, 29 Luglio 2013 00:00

Breve riflessione sul David Lynch musicista

Cosa è il cinema se non un ibrido di diverse forme d’arte? Basta questa semplice osservazione per capire la connessione e il profondo amore che nutre David Lynch nei confronti della musica. Sebbene possa ancora suscitare lo stupore di molti, abituati a conoscerlo come uno dei più geniali cineasti statunitensi, il Lynch musicista non è certo un mistero, soprattutto dopo la pubblicazione non più tardi di due anni fa del suo album d’esordio, l’ambizioso Crazy Clown Time (2011).

Lunedì, 24 Giugno 2013 21:50

Kveikur, il ritorno dei Sigur ros

Il ritorno dei Sigur ros è un ritorno che prova a rispondere ad alcune domande. Dopo aver caratterizzato in maniera così profonda il decennio scorso, il gruppo islandese può ancora avere un ruolo centrale in quello attuale? Dopo tutto quello che hanno fatto in passato,  possono veramente anche avere qualcosa di nuovo da dire? Il loro unico e irripetibile sound, un vincente ed altamente emozionante post rock realizzato tramite una sapiente e personalissima fusione di dream pop e ambient, ha rappresentato una delle pagine musicali più significative degli ultimi venti anni. Le loro atmosfere nordiche, apparentemente lontane e imperscrutabili, hanno in realtà saputo parlare un linguaggio universale, disegnando una geografia globale dei

Affascinato dalla figura di Giangiacomo Feltrinelli, l’attivissimo  Gruff Rhyms (Superfurry Animals) grazie alla collaborazione con il produttore americano Boom Bip, dà vita al nuovissimo progetto Neon Neon, un concentrato di pop energetico e vibrazioni sintetiche volte a far rivivere il controverso mito dell’editore milanese.

Fra i gruppi di culto underground emersi negli anni zero, gli Knife rappresentano uno dei fenomeni musicali più controversi ed imprevedibili. Come tanti altri paladini contemporanei del suono alternativo (ma lontani da vuoti sperimentalismi), quali Interpol, The xx e Arcade Fire, gli svedesi Olof Dreijer e Karin Dreijer Andersson, attingono a piene mani dal calderone anni ottanta per poi reinterpretare certe sonorità tipicamente eighties in maniera originale e personale.

Martedì, 19 Marzo 2013 00:00

Cipro e la legittimità del capitalismo

La vittoria elettorale del candidato dell’Unione Democratica di centrodestra Nikos Anastasiades nel secondo turno delle elezioni politiche dello scorso 24 febbraio ha aperto le porte di Cipro alla Troika. La linea dell’austerità, dell’euro e del salvataggio di un’economia prossima al tracollo, ha prevalso su un più radicale programma di difesa dei salari e di uso della spesa pubblica per creare lavoro proposto dal candidato sconfitto al ballottaggio, l’indipendente Stavros Malas, sostenuto dal partito comunista Akel, che si è fermato al 42,53% dei suffragi.

Mercoledì, 20 Febbraio 2013 00:00

Le 7 briciole di Mercadante

Carlo Mercadante, grazie al sostegno del collettivo aperto chiamato Sindrome di Peter Pan, si propone come uno dei più interessanti cantautori in circolazione già a partire dal 2010, quando viene pubblicato il solido LP “Sempre scattando, sempre in movimento”, titolo che riassume la vivacità e creatività di un musicista che vuole sempre stupire con nuove idee e proposte. L’intervista che Carlo ci ha gentilmente concesso è volta a conoscere meglio non solo il suo nuovo progetto, “7 briciole lungo la strada”ma anche i suoi interessi, gusti, opinioni e idee.

1) “7 briciole lungo la strada”, l’ambizioso e originale progetto che stai portando avanti insieme al collettivo “Sindrome di Peter Pan” è quello di un cosiddetto “album a rate” che propone al pubblico una nuova canzone all'incirca una volta al mese. Come hai partorito questa idea e quale vuole essere il messaggio che lanci?

L'intenzione è quella di mettere in discussione tutto a 360 gradi. Dal modo di fare musica in Italia alle mie stesse proposte. C'è un esame molto critico dietro. Mi chiedo che senso abbia lanciare 2 o 3 canzoni valide all'interno di un album con altre senza storia, mi chiedo che senso abbia usare le stesse modalità di promozione di artisti affermati. Voglio mostrare quello che c'è dietro, dalla scrittura / stesura alla registrazione / pubblicazione. É un modo per rendere “tangibile” un lavoro di produzione che spesso si perde in un ascolto rapido.

2) La promozione in rete della tua musica denota una certa capacità di maneggiare le nuove tecnologie e le nuove possibilità che si aprono nel rapporto fra autore e ascoltatore. Se oggi è più facile diffondere e divulgare materiale musicale risulta sempre più difficile rintracciare la narratività, cioè la compattezza tematica e concettuale che si inscriveva – anche fisicamente - nei supporti tradizionali. La dispersione della musica in una miriade di frammenti disconnessi implica un maggiore sforzo da parte dell’autore nel mettere in luce i messaggi di fondo del suo progetto. Quale è il filo conduttore del tuo e quali elementi di continuità/discontinuità dobbiamo aspettarci dalla nuove canzoni?

Io racconto anche il percorso che c'è dietro una canzone. Il risultato finale è la sintesi di una serie di riflessioni e ricerche che portano un brano da chi lo scrive a chi lo ascolta. Ritengo importante argomentare questo percorso. Con un “album a rate” posso dedicare ampio spazio ad ogni tematica che affronto. Mi rivolgo a chi si da tempo per comprendere questo modo di operare. A chi fa musica non deve più bastare il fatto di porgere un ascolto rapido.

3) Da ciò che si scrivi sul tuo sito e dai testi delle canzoni si evince un’attenzione per le tematiche sociali e del mondo giovanile, raccontate con ironia, sarcasmo, senza nascondere un po’ di amarezza. Condividi l’opinione secondo la quale il periodo di crisi e di crescenti disuguaglianze sociali che stiamo vivendo impone la necessità di proporre un nuovo cantautorato d’impegno che si erga a baluardo di un certo qualunquismo e di “ritorno al privato” che dagli anni ottanta ha progressivamente preso il sopravvento anche nell’ambito della musica popolare?

Lo dico sempre: Divertirsi significa “divergere” o affrontare un cambiamento. Chi si diverte si predispone già ad avere un atteggiamento propositivo. Io propongo temi che possono essere importanti, ma lo faccio spesso sorridendo. É solo un modo di porgere le cose, è un linguaggio. Il comico riesce a far riflettere senza per questo degradare un argomento. É l'atteggiamento che più mi piace. Ovvio, non sono un comico ma l'ironia mi aiuta spessissimo.

4) Le tue canzoni, delicate ma allo stesso tempo profonde, nascondono una grande maturità oltre che a un certo bagaglio culturale. Quali sono i musicisti che ti hanno più influenzato? E ci sono letture che hanno ispirato la tua produzione musicale?

Ascolto tantissima musica: dal rock al country dall'elettronica alla classica. Potrei dire Mark Knopfler, Jim Croce, Jean Michel Jarre. Mi lego più ai suoni che alle parole. Le parole ognuno già le ha dentro. Letture tante. Il fumetto ha un posto rilevante nella mia vita perché ritengo aiuti a viaggiare e prendere coscienza del mondo in modo più immediato e diretto. Tutto quello che stimola la fantasia o una semplice considerazione, entra di forza tra i miei interessi.

5) Infine volevo farti una domanda più di natura tecnica: la semplicità della strumentazione musicale (che comunque non si dissocia mai dall’attenzione al dettaglio) dona un apprezzabile realismo alle composizioni. Questo approccio è dettato da cause di forza maggiore oppure risponde a una estetica della “bassa fedeltà”?

La semplicità di alcune canzoni non corrisponde alla complessità di altre. In realtà sono molto aperto a soluzioni e non mi sono mai preoccupato di incastonarmi in un genere preciso. Tra le mie prossime “briciole” c'è anche dell'elettronica. La musica è ricerca. Non posso negarmi la possibilità di fare cose diverse. Quando non le so fare è per me l'occasione di farmi aiutare da chi sa e da chi mi insegna.

Si ringrazia Ketty Bertuccelli per la supervisione e per aver reso possibile questa intervista

Sabato, 22 Dicembre 2012 00:00

Mumford & Sons, Babel

Immagine tratta da coverlaydown.com

In fondo Marcus Oliver Mumford e i suoi “figli” sono dei classicisti. Certo, non si fanno mai mancare uno spirito indie un po’ casinista e frammentario, quel modo di porsi e di intendere la musica in modo improvvisato, anche un po’ scazzato, non si fanno insomma mancare un bisogno di incompiutezza e libertà caotica che del resto dilaga oramai in gran parte della produzione folk, in particolare in quella a stelle e strisce. Eppure i Mumford & Sons non hanno mai rinnegato la tradizione: cresciuti con l’ossessione per Simon and Garfunkel, hanno sempre prestato grande attenzione all’orecchiabilità, alla pulizia del suono, alla nitidezza delle melodie.

L’occasione per il ritorno sul palco della Flog dei Giardini di Mirò si presenta con la finale dell’edizione 2012 del rock contest, concorso per band emergenti patrocinato da Controradio, che, come di consueto, si è svolto a Firenze. Il gruppo emiliano ha suonato, a serata inoltrata, in appendice a sei gruppi che hanno dimostrato come la competizione abbia effettivamente visto un notevole incremento tecnico ed artistico apportato dai partecipanti nel corso degli anni. Più precisi ed affidabili metodi di valutazione, basato sulla votazione del gruppo preferito in apposite urne da parte del pubblico, affiancato ad un giudizio di un pool di esperti, ha supplito alle deficitarie e poco trasparenti procedure di selezione delle prime edizioni.

Restano tuttavia una serie di controversie tutt’altro che risolte. In particolare, l’ennesima vittoria, anche quest’anno, di una band fiorentina solleva più che qualche dubbio sulla effettiva indipendenza del “fattore campo” in merito alla scelta del gruppo più meritevole. Se il contest di Controradio, che resta uno dei più importanti in Italia, vorrà in futuro evitare di restare schiacciata nella sua dimensione locale, dovrà probabilmente apportare modifiche profonde a livello organizzativo a partire dalla scelta, coraggiosa e forse doverosa, di cambiare di edizione in edizione la città nella quale disputare almeno le finali. Questi aggiustamenti non sarebbero necessari solo per far pesare meno la variabile geografica sulle chance di vittoria di ogni gruppo, ma anche per preservare la credibilità delle band fiorentine emergenti che, come ad esempio nel caso dei Bad Apple Sons e Street Clercks (vincitori del contest rispettivamente nel 2008 e 2010), hanno effettivamente dimostrato qualità compositive e tecniche invidiabili.

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