Alessandro Zabban

Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

Il pensiero di Althusser VI:  Ideologia e Soggetto

Dopo aver mostrato come l’ideologia, trasmessa tramite apparati statali ad hoc, detiene il ruolo fondamentale di garantire l’ordine sociale a partire dalla riproduzione della struttura economica, Althusser si interessa del suo funzionamento, della sua struttura interna per mostrare in che modo e secondo quali meccanismi possa essere accettata diffusamente come verità assoluta nascondendo il suo carattere specifico di rappresentazione fittizia della realtà.

Per fare questo, ancora una volta il punto di partenza del filosofo francese è Marx il quale riprende il concetto di ideologia, inventata da Destutt de Tracy e Cabanis fra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, conferendogli, nelle sue opere giovanili, un significato preciso: essa indica il sistema di idee e rappresentazioni che dominano le menti degli uomini o dei gruppi sociali.

Venerdì, 08 Gennaio 2016 00:00

La solitudine dell'ascoltatore globale

La solitudine dell'ascoltatore globale

Le persone leggono meno libri, vanno meno ai musei, ma sicuramente continuano ad ascoltare tantissima musica. La loro vita è circondata dalla musica. La musica si trova nei negozi, nei supermercati, nelle piazze. Nelle nostre abitazioni, poi, abbiamo sempre più dispositivi tecnologici che ci consentono l'accesso alla musica e la riproduzione di brani musicali.  Il numero di persone che si accosta a uno strumento musicale è in continua espansione. Inoltre, nonostante la crisi del mercato discografico, la musica è ancora il settore dell'industria culturale, insieme al cinema, con maggiori potenzialità di business.

Lunedì, 28 Dicembre 2015 00:00

I migliori venti album del 2015

I migliori venti album del 2015

Si chiude il 2015, un anno musicalmente valido che ha visto l'uscita di un serie di ottime prove, in ambiti e generi molto diversi fra loro. Sugli scudi il cantautorato al femminile, nelle sue numerose sfaccettature. Fra i lavori più convincenti non possiamo non menzionare il meraviglioso pop avanguardistico di Julia Holter, la gothic rock opera di Chelsea Wolfe, il pop rarefatto e narcotico di Lana del Rey, l'indie rock psichedelico di Courtney Barnett, l'elettronica pop camaleontica di Grimes e quella più folk di Susanne Sundfor, senza dimenticare l'atteso ritorno di Joanna Newsom.

Il Pensiero di Althusser V: Apparati Ideologici di Stato

Nel suo saggio più celebre, Ideologia e Apparati Ideologici di Stato, Althusser vuole mostrare quale sia il ruolo specifico dell’ideologia all’interno delle moderne società occidentali. Il punto di partenza è la concezione marxista dello Stato che viene definito come un apparato repressivo che permette alle classi dominanti di esercitare il proprio potere sul proletariato. Secondo dunque questa visione, lo Stato va inteso innanzi tutto come apparato specializzato, composto dalla polizia, dai tribunali, dalle prigioni, dall’esercito e dalla varie cariche istituzionali e amministrative. Tutte le lotte politiche ruotano attorno allo Stato proprio perché il suo possesso e la sua conservazione permettono il dominio della classe che lo controlla. Althusser non rigetta affatto questa concezione dello Stato come apparato la cui funzione fondamentale sia quella repressiva ma ritiene che per comprendere meglio come funziona, occorre aggiungere all’analisi altri elementi che tendono a sfuggire alla maggior parte delle tradizionali analisi marxiste. In particolare, ciò che non deve sottrarsi ad ogni sforzo teorico che abbia come oggetto lo Stato, è il rimarcare che esso non si compone solo di un apparato repressivo, ma anche di uno ideologico.

Nel segno di Joy Division e New Order: Peter Hook in concerto
live report del concerto di Poter Hook & The Lights al Viper di Firenze del 10 Dicembre

A ricreare l'atmosfera della Manchester che fu, ci pensa la proiezione dell'eccentrico film semi-documentaristico "24 Hour Party People", proiettato prima del concerto su una parete del Viper. Ma, in una sala gremita e molto eterogenea anagraficamente, tutti aspettano lui, Peter Hook, lo storico bassista dei Joy Division e new Order che con il supporto dei The Lights è venuto per suonare i pezzi storici dei due gruppi simbolo della scena new wave, ancora oggi fra i più influenti nell'ambito della musica rock alternativa.

Tutti si aspettavano qualcosa di più di una semplice serata tributo e per fortuna così è stato. I molto bravi Lights accompagnano magistralmente un Peter Hook che ha il grande pregio di rileggere i brani dei due gruppi e offrirne una versione personale. In diversi frangenti, Hooky si permette il lusso di fare ciò che non è mai stato, ovvero la rockstar, mettendosi sul bordo del parco in pose plastiche a eseguire dei riff di basso di buon impatto, lui che ha influenzato intere generazioni di musicisti col suo basso pulsante e ossessivo. Anche i pezzi, sono generalmente interpretati con una maggiore predisposizione rockettara, oltre che con un più moderno piglio elettronico per quanto riguarda i pezzi dei Joy Division, pur senza snaturarli.

Hook e i Lights iniziano la loro lunga maratona musicale (complessivamente, il concerto è durato circa due ore e mezzo) proponendo prima alcuni brani dei New Order. Già in questa prima fase emerge la nota stonata della serata, ovvero la voce di Hooky, poco brillante, e che sembra non riuscire a raggiungere certe tonalità. Rispetto a Bernard Sumner, cantante dei New Order (che hanno di recente prodotto un nuovo album ma senza Peter), Hook appare un dilettante, ma il trasporto di gioielli come "Dreams Never End" e "Ceremony", copre gli scarabocchi vocali di altri pezzi in cui non riesce a essere altrettanto incisivo ("Temptation", "Age of Consent"). Peccato per la mancanza nella scaletta di un classico come "Blue Monday" che i nostri avevano già portato su altri palchi.

Meglio il lungo set, a sua volta diviso in tre parti, in cui vengono proposti in maniera sistematica e quasi filologica tutti i pezzi dei Joy Division presenti nel loro due album ufficiali, i seminali Unknown Pleasures (1979) e Closer (1980), più alcuni dei loro fulminanti singoli. Anche qui, però, con le dovute differenze. Su Closer, che Peter Hook & The Lights hanno cominciato a portare in tour solo da pochi mesi, si percepiscono ancora piuttosto nettamente le indecisioni vocali di Hook alle prese con del materiale poco rodato dalla band, la quale comunque restituisce in maniera più che discreta la disperata grandezza monumentale e decadente del disco, con lo stesso Hooky che dà il meglio di sé quando si tratta di fornire una interpretazione personale nelle rarefatte ed atmosferiche gemme conclusive di "The Eternal" e "Decades".

Il meglio del concerto si ha però nel finale, quando Hook e i Lights si scatenano sulle note dell'inossidabile capolavoro Unknown Pleasures. Qua, la voce baritonale di Peter riesce a non far rimpiangere (troppo) Ian Curtis, mostrando una maggiore scioltezza e disinvoltura, mentre dietro i Light sono bravissimi a ricostruire le impalcature oscure, nervose, ansiogene delle varie "Shadowplay", "She's Lost Control" o "Disorder". Il pubblico, risponde con grande trasporto emotivo, e si scatena negli atti conclusivi dove, nel tripudio generale, vengono proposte in sequenza "Digital", "Transmission" e l'immancabile "Love Will Tear Us Apart".

Nonostante il prezzo più che abbordabile, Peter Hook & The Lights non si risparmiano. Benissimo la parte strumentale, con il basso di Hook in grande evidenza e i Lights in forma strepitosa. Così e così invece la voce di Hooky che però a modo suo e con mestiere si difende, lui che comincia ad avere una certa età e un cantante professionista non è mai stato. Viene così rafforzata la legittimità di questa ibrida operazione a metà fra il revival e il tributo che intrattiene senza troppe presunzioni e senza far torti a nessuno. Difficile aspettarsi di più.

Elezioni in Venezuela: dura sconfitta per Maduro

Già a poche ore dalla chiusura dei seggi in Venezuela, aleggiava lo spettro di un debacle senza precedenti. Ciò che Maduro e tutto il partito Socialista più temevano è stato però ufficializzato solo due giorni dopo: l'opposizione ottiene per un soffio la maggioranza qualificata (i due terzi dei seggi) alle elezioni parlamentari, lasciando alla sinistra solo le briciole. L'Assemblea Nazionale passa così alla coalizione di tutte le forze antichaviste riunitesi sotto il cartello del MUD (Mesa de la Unidad Democrática).
Un clamoroso passo indietro per la forze rivoluzionarie venezuelane, che pur continuando ad esprimere il Presidente della Repubblica e la squadra di governo, si troveranno ora a fare i conti con un agguerrito parlamento di destra che, al netto dei veti del Presidente, avrà la facoltà di provare a cambiare la Costituzione Bolivariana e di fare piazza pulita di molte personalità dell'apparato amministrativo e giudiziario vicine al PSUV.

Il Pensiero di Althusser IV: materialismo aleatorio e teoria generale della società

La concezione althusseriana del cambiamento sociale e politico come esito di un complesso reticolo di influenze fra le varie sfere della società, secondo il principio della surderminazione (come abbiamo visto nel precedente contributo), è coerente con la lettura antistoricista che il filosofo francese dà del capitale: non ci sono meccanismi automatici che determinano il passaggio da un sistema di produzione all'altro, bensì solo delle concrete situazioni storiche, in cui, in maniera casuale, o quantomeno non del tutto deliberata da alcun soggetto, si può verificare la simultanea presenza di una grande quantità di contraddizioni nei rapporti sociali, economici, culturali tali da portare a una rottura dirompente col passato.

Elezioni in Argentina: al ballottaggio vince la destra

L'argentina vira decisamente a destra. Quello che molti analisti avevano pronosticato dopo il sostanziale pareggio nel primo turno delle elezioni presidenziali, si è ora ufficialmente concretizzato al ballottaggio: in uno scontro all'ultimo voto alla fine a spuntarla è la retorica del cambiamento cavalcata dal leader della destra Mauricio Macrì che si impone con il 51,40% dei voti sul leader peronista Daniel Scioli in quella che rimarrà una tornata elettorale di rilevanza storica.
Storica perché per la prima volta dal 1983, anno del ritorno del paese sudamericano alla democrazia, una coalizione di centrodestra si impone in Argentina. Se in precedenza avevano infatti trionfato solo radicali e, dal 2003, il peronismo di Nestor e Cristina Kirchner, ora si aprirà sicuramente una fase diversa segnata da politiche di segno opposto rispetto all' "oficialismo" statalista, marchio di fabbrica delle legislature peroniste e populiste di sinistra a guida Cristina Kircher.

Laughing and Not Being Normal: il ritorno di Grimes

Recensione del nuovo Art Angels della musicista indie canadese

Il restyling della giovane canadese Claire Boucher aka Grimes sembra essere giunto a compimento. Se l'antipasto di questa metamorfosi era stato offerto dall'esplosivo singolo del 2014 "Go", col nuovo Art Angeles (2015) si vira definitivamente verso terreni più pop e si prediligono linguaggi musicali più diretti.

Chi auspicava una riproposizione del synth pop gotico e sognante, sporco e corrotto del precedente Visions (2012), accolto da molti come uno dei dischi rivelazione di questa decade, rimarrà probabilmente deluso dalle spavalde impalcature upbeat, dal mood disimpegnato, dal prevalere di melodie terse e cristalline.

Il Pensiero di Althusser III: il principio di surdeterminazione

Oltre a una profonda avversione nei confronti di qualsiasi lettura umanista e storicista de Il Capitale, visione che abbiamo avuto modo di descrivere e commentare in due articoli precedenti, Althusser, soprattutto a partire dal volume Per Marx, edito in Italia da Editori Riuniti nel 1965, vuole anche rigettare l’idea che il rapporto fra struttura e sovrastruttura vada interpretato come orientato verso un riduzionismo che riconduca ogni elemento a una dimensione economica. In quest’ottica, la teoria marxiana non rappresenta un rovesciamento della dialettica hegeliana, dall’idealismo al materialismo, bensì un modo diverso di intendere la dialettica. Quest’ultima ha infatti in Marx una struttura diversa rispetto a quella proposta da Hegel.

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