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I film della settimana, le serie televisive e tutto ciò che riguarda l'arte dello schermo (piccolo o grande che sia), senza disdegnare le arti del videogioco.

Immagine liberamente tratta da pixabay.com

A Cannes Garrone mostra l'incapacità italiana di vedere oltre le apparenze

Nel 2008 "Gomorra" consacrò ufficialmente l'entrata di Matteo Garrone tra i registi di punta del nostro cinema. Anche uno specialista come Martin Scorsese osannò pubblicamente il giovane regista italiano. Da lì in poi sono arrivati gli ottimi Reality, Il racconto dei racconti e adesso Dogman. Al Festival di Cannes è ormai ospite fisso. Insieme a Sorrentino e Moretti. è uno degli autori più amati in Francia, tanto che la casa transalpina Le Pacte cofinanzia le sue opere (insieme a Rai Cinema e l'Archimede Film dello stesso Garrone). Bisogna dire però che sei anni prima di Gomorra, uscì un film visto da pochi di cui bisogna tener conto, L'imbalsamatore (trovate il trailer qui). Un noir italiano fuori dal comune che parla

LORO 2 è un invito a non far parte della "feccia che risale il pozzo"

Nel 2008 al cinema Matteo Garrone (con Gomorra) e Paolo Sorrentino (con Il Divo) si contendevano il dominio del boxoffice italiano. Vinse il primo che doppiò il rivale a livello di incassi (10 milioni di euro contro 4.6), forte del successo del bestseller di Roberto Saviano da cui è tratto. Il cinema italiano sembrava in ripresa, ma era solo una coincidenza. Nel 2015 la sfida proseguì al Festival di Cannes (c'era anche Nanni Moretti con Mia madre) con Il racconto dei racconti e La giovinezza, ma rimasero a bocca asciutta. È ancora tempo di sfide tra due degli autori di punta del nostro cinema. La prossima settimana vi recensirò Dogman di Matteo Garrone che sarà in concorso al Festival di Cannes.

La fantasia torna al potere nel film più politico di Wes Anderson

2009. Wes Anderson fece il suo primo film di animazione in stop motion con il direttore della fotografia Tristan Oliver.

Lui, loro e gli italiani: la somma inconscia del berlusconismo secondo Sorrentino

2008. Passò da Cannes e poi in sala un film italiano destinato a diventare uno dei migliori film di Paolo Sorrentino (insieme a Le conseguenze dell'amore). Sto parlando de Il divo. Al centro del film c'era Toni Servillo con il suo Giulio Andreotti. In quell'opera c'era una piccola scena che era il fulcro della pellicola.

Mercoledì, 25 Aprile 2018 00:00

L'horror è roba da ragazze

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L’horror è roba da ragazze

“Nessuno dei miei film preferiti è di genere horror, eppure il mio genere preferito da guardare è l’horror”, commenta un lettore sotto un articolo del Guardian sull’ascesa del post-horror. Per chi scrive è lo stesso: che si tratti di scegliere il film per la serata a casa o per l’uscita al cinema con gli amici, il peggior horror sarà sempre preferibile ad una pellicola mediocre o un salto nel vuoto di qualsiasi altro genere. Forse anche perché, pur nella varietà di storie, di stili, di “mostri” umani o meno e di metafore da essi incarnate, gli horror dimostrano generalmente meno pretese dei film loro coevi in altri generi, lasciando apprezzare maggiormente i propri punti di forza.

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