Ogni settimana - circa - recensiamo per voi una novità cinematografica uscita nelle sale. Ogni tanto ci permettiamo di ricordare qualche pellicola del passato o altri film a cui teniamo particolarmente.
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Due avventure ad alto rischio
Ci son grandi uscite questa settimana: da “La prima luce” con Riccardo Scamarcio a “Ritorno alla vita” di Wim Wenders, dal sequel “Magic Mike XXL” a “The Green Inferno”.
Ho scelto i due titoli più importanti, che hanno partecipato ai Festival di Cannes e Venezia: ovvero “Sicario” e “Everest”. Due avventure ad alto rischio: la prima sul confine tra Messico e Stati Uniti, la seconda sulla vetta più alta del mondo. Ecco il resoconto in dettaglio.
La vita è fatta di emozioni, anche se ce ne siamo scordati
“Cos'è il genio? E' fantasia, intuizione e velocità d'esecuzione” - diceva il celebre Rambaldo Melandri di “Amici Miei”. Questo motto andrebbe bene per il nuovo capolavoro Disney – Pixar che si chiama “Inside Out”.
Ricchissimo di fantasia, di intuizioni con facilità di esecuzione disarmante per tratteggiare un meccanismo piuttosto complesso come la mente umana. La velocità non è tutto, nonostante che nel mondo moderno non ci possiamo permettere di ricordare che le nostre esistenze sono grigie e malinconiche senza le emozioni. Non abbiamo il tempo, siamo sempre presi da altro finendo per trascurare la nostra essenza. Fortunatamente esiste il cinema. E ancora una volta, in nostro soccorso, arriva la Disney Pixar.
Dove eravamo rimasti con le trasformazioni di Maryl Streep?
Nel 1976 Dino De Laurentiis esclamò "Che brutta!" davanti a un'attrice ventenne americana. Tanto l'italiano chi vuoi che lo sappia, avrà pensato dentro di sè. E invece lei lo sapeva e gli rispose “Mi dispiace di non essere abbastanza bella”. In parole povere, fece una figura di merda. Poteva permetterselo, era il produttore. Stavano cercando un'attrice per il remake di "King Kong" e Jessica Lange ottenne poi la parte. In ogni caso lo scarto di lusso si chiamava Meryl Streep.
Oggi è l'attrice più brava e famosa che esista nel mondo. 19 candidature all'Oscar e 3 vittorie. Un mostro (nel senso buono del termine). Tanto che oggi sta battagliando per la parità di salario tra attori e attrici nella maschilista Hollywood. Una sfida non da poco. Se lo può permettere. Nessuna è come lei. I suoi personaggi rimangono (spesso) dentro agli spettatori e alle spettatrici.
La Bella Gente
Al festival del film italiano di Annecy, sei anni fa vinceva il Gran Premio un film che fino ad oggi non era mai uscito nelle sale: La Bella Gente. L’intenzione del film è quella di scuotere la coscienza ben pensante del paese, forse proprio per questo la sua uscita è stata molto travagliata.
Al centro del film come in tutta la trilogia (Gli Equilibristi e I Nostri Ragazzi) sta la rappresentazione della famiglia, stavolta una famiglia medio-alto borghese di sinistra che si confronta con l’immigrazione e la prostituzione. La madre (Monica Guerritore) è la direttrice di un centro contro la violenza sulle donne che vede in Nadja (Victoria Larchenko) la possibilità di riuscire a cambiare il destino di una persona con la sola forza personale invece di affidarsi a delle strutture organizzate. Il padre (Antonio Catania) è un “comunista” come lo definisce un altro personaggio del film, che non si impegna più se non nel riuscire ad accontentare i capricci della moglie. Il figlio (Elio Germano) è un ragazzo di sinistra, più negli ideali che nella pratica, che vede in Nadja l’evasione sessuale dal rapporto con la propria ragazza.
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