Ogni settimana - circa - recensiamo per voi una novità cinematografica uscita nelle sale. Ogni tanto ci permettiamo di ricordare qualche pellicola del passato o altri film a cui teniamo particolarmente.
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The Babadook
Il film da poco uscito è l’opera prima di Jennifer Kent, con la quale la regista australiana si è aggiudicata molti premi, fra cui il miglior horror del 2015 della rivista Empire. Se leggendo qua e là si crede di trovarsi di fronte alla solita storia dell’uomo nero ci si sta sbagliando: infatti, pur attingendo molto dalla tradizione di film in cui i titoli noti sono Boogeyman e Hide and Seek (Qualcuno nel Buio), il film è un mix molto ben azzeccato di paura, thriller psicologico e dramma.
Come molti altre pellicole film del genere, anche questa è ambientata in una casa monofamiliare e i protagonisti sono una madre, ormai sola, e un bambino con problemi psicologici; fin qua tutto già visto ma l’autrice riesce a mixare al meglio le esperienze cinematografiche di altri autori. I rimandi infatti sono molti: oltre i titoli sopra citati, lungo tutta la durata del film il comportamento della protagonista rimanda a quello di Christian Bale in El Maquinista (L’uomo senza sonno), il fatto di soffrire di insonnia permette all’autrice di confondere per tutto il film lo spettatore, lasciando molti interrogativi che non verranno comunque risolti.
Pronti via, dopo due minuti senti le note della bellissima colonna sonora di John Williams (adattata magistralmente da Micheal Giannino) e ti ritrovi scaraventato indietro nel tempo a quando eri bambino, che guardavi con lo stesso sguardo rapito del dottor Grant un brontosauro issarsi sulle due zampe posteriori per arrivare a strappare le foglie più in alto di un albero. Perché questo è il sequel della fortunata saga “jurassica”: un omaggio al capolavoro di Spielberg e un tentativo ben riuscito di far tornare alla luce un mondo che avevamo lasciato completamente in rovina nel terzo film.
The salvation: un western in salsa danese
C'era una volta un genere prettamente americano che ha fatto la storia del cinema mondiale. Ha inventato nuove inquadrature, nuovi modi di concepire la settima arte. Sto parlando del Western. Un genere fondamentale all’interno della storia del cinema, un genere fatto di azione e dinamismo ma anche di profonde riflessioni che, nel tempo, hanno cercato di raccontare la nascita di un’intera nazione. Nel bene, come nel male.
La provocazione artistica non può prescindere dal contesto, ma può fare a meno dello stile e dell'opportunità di alcune scelte. Peter Greenaway riesce a concentrare nella sua nuova pellicola una lunga serie di profanazioni. La bandiera rossa issata tra le natiche di un uomo a cui è stata appena tolta la verginità anale. La riduzione di un'icona della cultura ad archetipo dell'artista infantile, fragile ed estroverso. Uno sguardo beffardo e cinico sulla storia e sugli ideali che la muovono. Su questo ultimo punto è lo stesso regista a specificare la sua posizione: esistono solo buoni scrittori e narratori, l'esistenza di una memoria oggettiva è impossibile.
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