Lunedì, 07 Aprile 2014 00:00

Food Inc.: alimentazione come mezzo necessario per fare profitti

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Non se la sono sentita gli americani di far vincere a Robert Kenner il premio come miglior documentario. Lo hanno candidato ma non hanno voluto far risaltare troppo il suo nome. Perché quello che la sua opera dice bisognava tenerlo sotto silenzio. Le multinazionali alimentari non avrebbero avuto delle buone “recensioni”. E visto che gli Oscar sono finanziati anche dalla loro pubblicità, stop.

Kenner ha avuto il merito di denunciare la catena alimentare, il sistema produttivo più copiato nel mondo. Certo in Europa ci sono più controlli però purtroppo i metodi di lavoro di questi colossi non sono poi così diversi da quelli descritti nel film. Poche multinazionali controllano agricoltura, prodotti e animali, consumatori non informati (anche caratterizzati dall'illusione di poter scegliere tra più prodotti), formule applicate su grande scala (il concetto base del fast food), profitti enormi, fabbriche che producono in serie.Qualche allevatore umano comunque per fortuna ancora c'è (che fa per esempio allevamenti illuminati e ventilati). Ma restano in minoranza. La crisi poi ha fatto il resto riducendo queste persone a diventare schiavi delle multinazionali. O a essere strozzati da queste. Il film prende in considerazione Mc Donald’s attraverso Eric Schlosser di “Fast food nation”: il colosso americano ha inserito il concetto di catena di montaggio applicato alla cucina perché in questo modo i salari dei lavoratori erano bassi in quanto gli operai ripetevano la stessa operazione ogni volta. Inoltre, a livello di qualità dei prodotti, il concetto è lo stesso applicato questa volta sui pomodori, sulla lattuga e soprattutto sulla carne. Risultato? Scarsa qualità e prezzi bassissimi. Rischio di malattie elevatissimo. Controlli zero. Profitti alle stelle.

Ma vi siete chiesti come funziona questo giro? I consumatori mangiano, bevono e soprattutto assorbono tre gusti prevalenti (grassi, sale e zucchero), si ammalano (il diabete è una malattia diffusissima nei paesi industrializzati), spendono i pochi soldi in medicine arricchendo le solite multinazionali farmaceutiche. La crisi economica ha reso ancora migliore per questi colossi questa catena costringendo il consumatore a farne parte ricattandolo. Come i politici che sono stati, a loro volta, ingabbiati, strapagati e corrotti (citazione particolare alla Monsanto, con i suoi semi modificati brevettati, il conseguente monopolio e le compartecipazioni delle amministrazioni Bush jr e Clinton che hanno inserito nei loro governi esponenti di spicco). Ci sono altre scene agghiaccianti: le immagini con pulcini, maiali, galline e polli che vengono “pompati” alla svelta per omologare gusti e dimensioni, il buco artificiale nel corpo dei bovini (serve per sfamare i bovini più velocemente) e gli animali che spesso vivono in scarse condizioni igieniche (fatti che creano carne e prodotti contaminati, nonchè infezioni). Inoltre l’enorme produzione di mais ha fatto sì che questo venga utilizzato in maniera sterminata per una miriade di prodotti (Coca Cola ad esempio) oltre che sfamare le bestie. Risultato i poveri animali si ammalano e c’è ampio rischio per i consumatori di contrarre malattie. Mortali.

Un'industria spietata, disumana e cinica che tratta gli esseri viventi come merce e i consumatori come animali da ingrasso in un decadimento del valore della vita a favore del denaro. Il film offre qualche soluzione ma espone una legge chiara: noi potremmo cambiare il mondo, se e solo se ne fossimo davvero convinti. Tutti. Ecco i consigli di Kenner: bisogna comprare da compagnie rispettose (della vita, dell'ambiente, della flora, della fauna), comprare solo merce naturale, bisogna informarsi il più possibile (e anche leggere le etichette), comprare in posti vicini, creare orti, comprare ai mercati di paese. Ma il primo punto è quello su cui le multinazionali ci prendono più in giro perché tutti questi aspetti sono in bella vista sulle loro confezioni e nelle loro pubblicità (anche da noi): il sole che ride, la natura, i contadini anni ‘30, le fattorie, le aziende agricole, i membri della “famiglia del Mulino Bianco” che si alzano alle 4 di mattina con il sorriso da ebeti, i malati che assumono i farmaci e in 3 secondi guariscono, Banderas che parla con le galline, la gente felice appena entra in banca, i “bevitori a garganella” dell’ olio Cuore che saltano le staccionate a 60 anni senza problemi, i ragazzi che si fanno i pettorali bevendo il latte. Ometto sicuramente qualcosa. Quello che non ometto è che sono tutte enormi falsità. Aria fritta. Eppure la gente compra questi prodotti perché li “vede” così. Piace più il fumo dell’arrosto. Perché l’importante è vendere, non cosa si vende e come. I controlli sono solo dei grossi rompicapo. Non servono. Lo sapevate che dal mais si fa pure la Coca Cola (come tanti altri prodotti) e gli hamburger vengono trattati con ammoniaca per eliminare i batteri? Oggi più che mai i consumatori rivendicano la loro “autonomia” senza però realmente avere in mano il potere di scegliere. Il mercato impone ciò che dobbiamo mangiare,bere. Hanno alterato il nostro sistema biologico, l’aria che respiriamo. Siamo come i pulcini di 49 giorni del film pompati che devono “essere” dei polli di 88 giorni per diminuire i costi di produzione e massimizzare i profitti. Ecco perché oggi più che mai dobbiamo riportare la gente a credere che questa terra è di tutti, bisogna rieducare al principio della collettività,del bene comune. Come la canzone dei titoli di coda eseguita da Bruce Springsteen: this land is your land.

Immagine tratta da: www.foodincmovie.co.uk

Ultima modifica il Domenica, 06 Aprile 2014 22:36
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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