Certo che, tutte le volte che ci provano, ci riescono alla grande. Tutte le volte che il dibattito pubblico viene concentrato (deviato?) in modo da escludere dalla visuale il vero smantellamento dei diritti in questo Paese, noi ci prestiamo facendo gli utili idioti.
Cerco sempre, ultimamente, nel parlare di politica e nel ragionare di cosa fare, di mettermi nei panni di quella che è la stragrande maggioranza delle persone in Italia. Cerco di capire come è che il dibattito politico viene percepito, quali sono le priorità e quale è il reale interesse per le questioni su cui noi invece ci spacchiamo la testa.
Terra di nessuno
Accordi, accordicchi, inciuci è questo il leitmotiv che scandisce l’universo della politica italiana, da sempre è l’indubbio assunto. Tuttavia all’interno di un panorama ampio che guarda all’universo peninsulare come un grande calderone di “bizzarre” idee, la Sicilia riesce ad essere, si fa per dire, avanti rispetto a tutto il resto. Il patto del Nazzareno è cosa nota, il mega inciucio che ha portato due partiti che per anni hanno battagliato (ne siamo sicuri?) nelle tribune di talk show mainstream, i quali dopo vicissitudini antropologicamente discutibili sono arrivati a governare praticamente assieme.
Nell’Unione Europea la linea di frattura politica determinata dalla crisi economica divide non tanto la destra dalla sinistra quanto i Paesi nordici da quelli mediterranei: per fare solo un esempio lampante, il governo socialdemocratico danese è assai più rigorista di quello conservatore spagnolo.
Le elezioni greche sono state dominate, come ovvio, dal tema europeo: persino le grandi divisioni di politica interna riguardavano in realtà l’Europa, essendo relative alla continuazione o meno di drastici tagli alla spesa. In assenza di una forte Europa politica, a livello sia di istituzioni sia di identità collettiva, i contrasti politici non riescono ad articolarsi in confronto tra posizioni pan-europee e si riducono a contrasti culturali, quasi etnici, tra sistemi nazionali distinti. (En passant, fatto che di per sé avvantaggia le formazioni di destra.)
Uno spettro si aggira per Bologna: lo spettro della scissione di Pippo Civati dal Partito Democratico di Renzi. E’ Bologna, infatti, la sede scelta dai civatiani per presentare “Il patto Repubblicano”, dieci punti per cambiare il PD o per costruire un nuovo centro sinistra.
Per comprendere l’alto livello di astensionismo raggiunto alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria è opportuno rivolgersi a un complesso di processi, operanti a vari livelli. Sarebbe semplicistico pensare che il 60% degli elettori scelgano di non votare tutti per un solo motivo, sia pure contingente e di forte impatto popolare come l’inchiesta sui rimborsi. Per esempio, anche nel 1993 c’erano inchieste eccellenti, ma l’affluenza si mantenne sulle alte cifre degli anni precedenti.
Gli aspetti da prendere in considerazione riguardano – in quello che è a mio avviso l’ordine di influenza – le trasformazioni politiche italiane, gli spostamenti degli ambiti decisionali, i fattori accidentalmente presenti hic et nunc.
È la prima volta che avviene nella storia repubblicana e democratica del nostro Paese. Non era mai accaduto negli ultimi 70 anni che a governare una regione fosse uno striminzito 17% degli aventi diritti al voto. Perché è proprio di questo che, aldilà di tutte le possibili considerazioni concernenti la bassa affluenza ai seggi, stiamo parlando: meno di un quinto degli elettori è adesso al governo in Emilia Romagna (mentre in Calabria le cifre sono leggermente, ma non troppo, superiori).
Nel periodo 2002-2005 seguii con attenzione l’affacciarsi del movimento new global sulla scena politica italiana e la sua richiesta di una globalizzazione di tipo diverso, fondata cioè su beni e diritti comuni e non sul paradigma neo-liberista. Non piccolo fu il mio stupore nel vedere come questi movimenti storcessero visibilmente il naso di fronte alla coalizione dell’Unione (centrosinistra) in vista delle elezioni politiche del 2006; dopo quelle elezioni, molti organi di informazione ricostruirono un voto che, più che per Prodi o l’Unione, era stato contro Berlusconi. Non mi rispecchiavo in tale ricostruzione, ma con il passare degli anni ho dovuto riconoscerle ragione.
Le recenti dichiarazioni di Piero Fassino, sindaco di Torino e Presidente ANCI secondo il quale se il Parlamento chiudesse per 6 mesi nessuno se ne accorgerebbe, rappresentano un binomio realtà-provocazione che ha deldrammatico. La centralità del Parlamento sancita dalla Costituzione viene dopo 70 anni messa in discussione e così viene messa in discussione la stessa Repubblica democratica parlamentare (appunto).
80 euro alle mamme per i primi tre anni di vita dei loro bambini. L’annuncio del premier nel salotto tv domenicale di Barbara D’Urso: “Dal 1° gennaio del 2015 daremo gli 80 euro non solo a chi prende meno di 1500 euro al mese, ma anche a tutte le mamme che fanno un figlio, per i primi tre anni. Si tratta di mezzo miliardo destinato alle famiglie”, ha precisato il Presidente del Consiglio nella trasmissione Mediaset. Matteo Renzi annuncia la misura, che varrà circa 500 milioni di euro, affermando che sa bene cosa vuol dire comprare pannolini, biberon e spendere per l’asilo e che la “misura non risolve un problema ma è un segnale”. La misura, che sarà garantita per i redditi sotto i 90mila euro, sembra una sorta di rivisitazione del bonus bebè di berlusconiana memoria.
Vittima del protagonismo del Premier Renzi e dell'antico rito della frammentazione, la sinistra vive oggi un momento di profonda crisi. Se da un lato Matteo Renzi è riuscito nell'impresa di “rottamare” la classe dirigente del PD, salvo poi perpetuare la logica delle larghe intese, a sinistra del Partito Democratico si moltiplicano le divisioni che rendendo fallimentare ogni tentativo di costruzione di un progetto unitario. Quale futuro per la sinistra nel nostro paese?
Abbiamo posto questo interrogativo a tre protagonisti del variegato universo della sinistra politica: Pippo Civati - anima eretica del Partito Democratico –, Nicola Fratoianni - da pochi mesi Coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Libertà – e Simone Oggionni - Coordinatore nazionale dei Giovani Comunisti.
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