Mercoledì, 24 Aprile 2013 23:41

Antifascismo spiegato ai ragazzi

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Personalmente, ogni anno che passa, all'avvicinarsi del 25 aprile, una riflessione sulla Festa della Liberazione mi resta sempre più difficile. L'inizio della mia attività politica, quella “seria”, è avvenuto all'interno dell'ANPI e sono anni che faccio tutto il possibile per mantenere un impegno costante all'interno dell'associazione. Ma più che il tempo passa e più che una contraddizione emerge, acquista sempre più visibilità: i numeri degli “antifascisti” crescono a dismisura ma le piazze si svuotano e il 25 diventa sempre più la festa delle celebrazioni di convenienza. La commemorazione antifascista, soprattutto nella nostra rossa Toscana, è praticamente di dovere ma il punto sul quale ci stiamo scervellando da anni è come fare per far capire alle persone che se l'antifascismo resta solo un mucchio di parole è inutile, rimane un residuo storico. Importante, ci mancherebbe, ma una semplice medaglietta che ci ricorda, una volta all'anno, come è che siamo arrivati al momento che viviamo.

E' stata proprio questa necessità che, anni fa, ha spinto molte sezioni dell'ANPI fiorentina ad intraprendere un percorso con le scuole della città. E nel raccontarvi questo, permettetemi un piccolo moto di orgoglio. La mia piccola sezione, ANPI Peretola (dalla zona in cui stiamo, proprio vicino all'aeroporto), ogni anno incontra oltre 400 ragazzi che frequentano la terza media nelle scuole del quartiere. Fidatevi se vi dico che l'approccio con questi ragazzini di 13-14 anni ad un tema come quello della Resistenza è tutt'altro che facile. O meglio, potrebbe essere facile se si scegliesse di fare come la gran parte delle cinquemila persone che hanno in tasca la tessera dell'ANPI Firenze, che si ricordano di essere antifascisti solo al momento di rinnovare la tessera: potremmo presentarci ai ragazzi e limitarci ad elencare una serie di fatti e di numeri.

Invece la sfida che ci poniamo ogni volta che varchiamo la soglia di un'aula è quella di provare a fare capire a quei ragazzi che essere antifascisti oggi ha ancora senso e lo ha dal momento che il frutto diretto della lotta partigiana, la Costituzione, è continuamente sotto attacco. Ed è così che proviamo a fargli capire che il fascismo non è stato uno scherzo: durante il ventennio i ragazzini della loro età imbracciavano il moschetto in quanto solo la guerra avrebbe fatto di loro degli uomini veri, durante il ventennio anche i fumetti sono stati italianizzati e gli studenti erano costretti a ridicole parate durante le quali erano costretti ad urlare slogan ancora più ridicoli. Forse, è vero, il fascismo in quelle esatte forme è ben lontano ma cerchiamo di far aprire loro gli occhi.

L'attività dei gruppi di estrema destra è sempre più invasiva nella società non solo a causa del loro proliferare ma anche per il fatto che l'indifferenza (quando non è tacito consenso) sta prendendo il posto dell'indignazione. Abbiamo avuto problemi, in questo senso, in Toscana, dove una certa cultura “resistente” viene data per assodata, quando a Firenze sono comparsi negli spazi di affissione comunali i manifesti del movimento Fascismo e Libertà, figurarsi quale è la situazione in una città come Roma. Con la giunta Alemanno gli episodi di pestaggi da parte di gruppi di destra ai danni di studenti e militanti antifascisti sono sempre più frequenti. Ancora, due dei candidati nella lista di Casapound per le scorse elezioni politiche sono stati arrestati perché, grazie a delle intercettazioni, la Polizia ha scoperto che avevano distrutto negozi della Capitale perché di proprietà di persone ebree. Questo è il fascismo oggi. Un fascismo che riesce a dilagare non solo perché si camuffa da destra sociale e dice di essere contro il sistema (fa quasi tenerezza vedere i camerati che per aggraziarsi le vecchiette si mettono a vendere pane ad un euro per combattere la crisi) ma soprattutto perché, un po' alla volta, sul piano culturale si sta cercando di far passare l'idea che, alla fine, destra e sinistra sono la stessa cosa. L'equiparazione di repubblichini e partigiani è stata solo la punta di diamante di una serie di affermazioni che all'avvicinarsi del 25 aprile fanno infuriare coloro che conoscono bene la differenza tra chi aderì deliberatamente alla Repubblica di Salò e chi, pur di non finire a combattere tra le schiere fasciste, scelse la strada dei monti.

La conoscenza della Costituzione e la consapevolezza di cosa significhi essere antifascisti acquistano oggi un fondamentale valore civico: un Paese nel quale chi, pur non conoscendo le regole del gioco, riesce a prendere il 25% alle elezioni semplicemente proponendo di mandare tutti a casa perché tanto “sono tutti merde uguali”, dove in molti, troppi, sono ansiosi di modificare la Costituzione in senso presidenzialista è un Paese in serio pericolo. Non ci possiamo permettere schiere di cittadini automi, ebbri di televisione e convinti che nella rete risieda la “verità”: è per questo che quando andiamo nelle scuole mettiamo bene in chiaro le cose e cerchiamo di far capire loro come niente vada dato per scontato facendogli vedere i filmati del G8 di Genova e raccontandogli chi era Federico Aldrovandi. Pensate con la vostra testa, criticate la politica ed e chi la fa, incazzatevici ma non fregatevene: tenete bene a mente che delle differenze esistono e sono fondamentali. Perché è proprio questo che significa essere antifascisti oggi. L'errore, altrimenti, potrebbe essere fatale.

Ultima modifica il Mercoledì, 24 Aprile 2013 23:59
Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

Cit.

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