Politica

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Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org

Il vertice del Consiglio Europeo tenutosi a Bruxelles il 7 marzo avrebbe dovuto sciogliere il nodo dell'emergenza migranti che l'Europa sta vivendo. Nei fatti, come prevedibile, si è optato per l'ennesima toppa che può arginare il problema, senza però prendere in considerazione né le cause né le conseguenze di queste decisioni.

Il vertice, svoltosi alla presenza dei 28 capi di stato e di governo dei paesi membri e del Primo Ministro turco Davutoğlu, è stato concluso con l'annuncio che l'afflusso attraverso la cosiddetta rotta balcanica (Siria, Anatolia, Grecia) sarà chiusa ma per i dettagli il Consiglio si è aggiornato al 17 marzo. La necessità di un nuovo incontro è dovuta alle nuove richieste messe sul tavolo dalla Turchia: altri 3 miliardi di euro (in aggiunta ai 3 già concordati) per gestire l'emergenza umanitaria, l'eliminazione dell'obbligo di VISA per i cittadini turchi per entrare nei paesi UE già da aprile (invece che in autunno), il rilancio della trattativa per l'ingresso del paese nell'Unione Europea ed infine un accordo che preveda la regolarizzazione su suolo europeo di un rifugiato presente in Turchia per ogni rifugiato riaccolto dal paese dalla Grecia.

Sempre più forte il problema del calo demografico nel Sol Levante. Gli ultimi dati, recentemente diffusi, del censimento della popolazione, realizzato lo scorso anno, mostrano come, tra il 2010 ed il 2015, il Giappone abbia perso poco più di 947.000 persone.
Al primo ottobre 2015, la popolazione risulta, quindi, composta da 127.110.047 persone: di questi 61.829.237 uomini e 65.280.810 donne. Le famiglie hanno raggiunto la cifra record di 53.403.226, ma con un record anche nella media dei componenti che è di appena 2,38 per nucleo.
Secondo le Nazioni Unite, il Giappone potrebbe ritrovarsi, qualora proseguisse l'attuale andamento, ad avere 83 milioni di cittadini nel 2100, con circa il 35% di essi ultrasessantacinquenni. Per contrastare il fenomeno, il governo Abe ha creato un apposito ministero, a capo del quale è stato messo Katsunobu Kato.
Altro fenomeno demografico degno di nota, è la sempre maggiore concentrazione degli abitanti nelle grandi aree urbane (il 28,4% si concentra a Tokyo e, complessivamente, il 53,9% nelle nove maggiori aree urbane).
Il calo demografico più importante, -5,7%, ha riguardato la Prefettura di Fukushima, colpita dal devastante terremoto e tsunami del marzo 2011. Cali importanti hanno riguardato anche Iwate (-0,6%) e Miyagi (-3,8%), anch'esse colpite dal disastro naturale.

Sul piano ambientale, il Giappone, si appresta a testare un sito per la cattura e stoccaggio di gas CO2, nell'isola di Hokkaido, nonostante il sito scelto sia a rischio sismico.
Le iniezioni di anidride carbonica, in stagni salini profondi, dovrebbero iniziare ad aprile. Aziende nipponiche, come la Mitsubishi Heavy Industries, sono già state impegnate in progetti simili all'estero.
Critica l'organizzazione ambientalista Kiko Network: "non ci sono garanzie che l'anidride carbonica possa essere immagazzinata in maniera stabile in Giappone, Paese ricco di terremoti ed eruzioni vulcaniche", ha affermato la ricercatrice Kimiko Hirita.
Secondo uno degli ingegneri responsabili del progetto, Tetsuo Kasukawa: "l'anidride carbonica sarà iniettata in maniera tale da non avere impatti geologici".
Un altro progetto test si era tenuto nella Prefettura di Niigata (per un totale di 10.400 tonnellate di anidride carbonica). Ad Hokkaido, a partire da aprile, saranno stoccate, annualmente, tra le 100.000 e le 200.000 tonnellate, in due depositi separati (rispettivamente ad uno e tre chilometri di profondità).

Tre ex dirigenti TEPCO (l'ex presidente della compagnia Tsunehisa Katsumata e i due ex vicepresidenti Sakae Muto e Ichiro Takekuro), sono stati, intanto, indagati, per negligenza professionale causante morti e feriti, presso la Corte Distrettuale di Tokyo, in relazione alla loro condotta circa la centrale di Fukushima. L'accusa, più precisamente, riguarda la mancata previsione di misure di protezione dell'impianto, in caso di tsunami con onde maggiori di 10 metri e conseguente distacco della corrente elettrica.
Una causa simile era stata rigettata dall'Ufficio della Pubblica Accusa di Tokyo, nel 2013. A motivare il rigetto, all'epoca, vi era la scarsa prevedibilità di tali eventi naturali.

Una manifestazione contro la cooperazione nucleare nippo-indiana si è, intanto, tenuta, lo scorso 25 febbraio, a Tokyo. La discussione sulla collaborazione, tra i due giganti asiatici, in un settore così delicato (l'India non ha sottoscritto il Trattato di Non Proliferazione) è partita nel dicembre dello scorso anno, durante la visita che il premier Abe ha tenuto nel Subcontinente.

Sul fronte lavoro, lo scorso 24 febbraio, il sindacato Zenroren, ha pubblicato una ricerca sulle condizioni delle lavoratrici. Tale ricerca è condotta dall'organizzazione sindacale, ogni cinque anni, a partire dal 1992.
I dati resi noti da Zenroren mostrano come il 14,1% delle lavoratrici a tempo pieno ed indeterminato ed il 47,5% delle precarie, non effettuano straordinario. Entrambe le percentuali sono in calo rispetto al 2011. In leggero aumento (al 21,9%) la percentuale di lavoratrici che hanno subito molestie.
Tra le lavoratrici a tempo pieno, il 52,7% (ed oltre il 60% nel settore pubblico) hanno lamentato una quantità di personale insufficiente ai compiti assegnati, sul proprio posto di lavoro. Come risultato di tali carenze, il 35,1% delle rispondenti, ha sottolineato di non aver potuto prendere più di due settimane di congedo per la cura dei figli e della famiglia.
Il 14,9% del totale delle lavoratrici ha dichiarato di aver vissuto comportamenti discriminatori concernenti la gravidanza ed il primo periodo di cura dei figli. Tra le lavoratrici precarie che hanno denunciato tali molestie, il 51,5% ha lamentato di aver ricevuto attacchi verbali ed il 34,8% di essere stata costretta a lasciare il lavoro od a cambiarlo. Oltre il 60% delle lavoratrici intervistate ha manifestato la necessità di introdurre un congedo legato alla responsabilità di cura della famiglia e di estendere quelli previsti per la cura dei figli malati.
“La nostra indagine mostra il tasso di sfinimento di molte lavoratrici. Lavoreremo con forza per creare posti di lavoro nei quali uomini e donne possano operare senza affrontare ansia e stress” ha dichiarato, durante una conferenza stampa presso il Ministero del Lavoro, Yuri Nagao, responsabile della sezione femminile di Zenroren.

Il 26 febbraio, invece, il periodico comunista Akahata, ha pubblicato dati riguardanti i redditi dei lavoratori liberi professionisti. Sulla base della Ricerca sulla Struttura dei Salari del Ministero del Lavoro, Akahata ha calcolato i redditi probabili di tale categoria di lavoratori sull'intera vita lavorativa (45 anni di lavoro a partire da 20 di età). Secondo il calcolo, la media di introiti di un lavoratore freelance (o comunque non contrattualizzato come dipendente) sarebbe inferiore del 45% rispetto ad un lavoratore dipendente a tempo pieno ed indeterminato (127,49 milioni di yen dei primi, durante la vita lavorativa, contro i 232,29 milioni dei secondi).
Le differenze maggiori si registrano nelle imprese che impiegano più di mille lavoratori (con un compenso, per i non dipendenti, inferiore alla metà rispetto ai regular workers), mentre nelle imprese con meno di dieci dipendenti la differenza salariale sarebbe “solamente” del 30%.

(con informazioni di Japan Press Weekly 24 febb. - 1 mar. 2016; theguardian.com; the-japan-news.com; japantimes.co.jp; ajw.asahi.com)

Sabato, 05 Marzo 2016 00:00

Contro un intervento italiano in Libia

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Contro un intervento italiano in Libia

"Nei giorni scorsi la stampa libica ha rivelato che una delegazione militare e d’intelligence italiana “di alto livello” ha incontrato il generale Haftar nella base di di al-Marj, città della Cirenaica nota con il nome di Barce ai tempi della colonizzazione italiana. Non si può escludere che l’obiettivo della visita fosse anche quello di definire il rischieramento in quell’area di mezzi, velivoli e truppe italiane.
Circa la tipologia di intervento la Pinotti ha parlato di aiuti che i libici hanno già indicato di preferire: protezione del governo quando si insedierà a Tripoli, formazione e addestramento".

Venerdì, 04 Marzo 2016 00:00

I motivi del no alla riforma costituzionale

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I motivi del no alla riforma costituzionale

Daniele Sterrantino e Chiara Del Corona

Il primo marzo, si è tenuta a Lastra a Signa la prima riunione del Comitato per il No alla riforma Costituzionale, sulla quale i cittadini sono chiamati a esprimersi il prossimo ottobre. Daniele Sterrantino (RFC) e Matteo Gorini (Sinistra Italiana) hanno delucidato in maniera approfondita i punti cruciali della Riforma del Senato e chiarito i perché di un voto contrario a tale riforma adducendo motivazioni che quasi sempre vengono occultate o mascherate dalla propaganda del governo e dalla comunicazione mediatica main stream. Anche la campagna referendaria che partirà per promuovere il voto favorevole alla riforma sarà probabilmente tutta giocata all’insegna di una strumentale retorica efficientista che elogia il fare del governo e farà passare coloro che mettono invece in luce le ragioni per cui essere contrari a tale riforma, come i soliti “gufi” disfattisti che ostacolano ogni tentativo funzionale alla ripartenza del paese.

Se si cerca una lettura per sfrondare tutta la retorica accumulata negli scorsi anni anche a sinistra attorno a concetti importanti ma fumosi e ancora poco chiari quali “globalizzazione”, “finanziarizzazione” e “deindustrializzazione” il saggio di Domenico Moro “Globalizzazione e decadenza industriale. L'Italia tra delocalizzazioni, crisi secolare ed euro”, Imprimatur 2015, euro 16,00 è assolutamente imprescindibile.

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