Mercoledì, 16 Ottobre 2013 00:00

Shutdown USA: mantenere la difesa ma non lo stipendio ai lavoratori

Scritto da
Vota questo articolo
(6 Voti)

Sono passate due settimane dalla notte del 30 settembre, quando è giunta in Italia la notizia che il Congresso degli Stati Uniti ha dichiarato lo shutdown: le saracinesche sono calate sulle attività dello stato federale. L'opinione pubblica italiana non è parsa curarsi della cosa più di tanto: d'altra parte, erano i giorni della commovente intesa spirituale-intellettiva tra Papa Bergoglio ed il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari.

Il Congresso si è arenato di fronte alla necessità di votare la legge finanziaria per il prossimo anno: i repubblicani hanno bloccato i lavori davanti al rifiuto da parte del Presidente Barack Obama di ridimensionare i fondi destinati alla famosa “obamacare”, la riforma sanitaria che ha comportato tanti dolori ai democratici. Il risultato è quindi lo shutdown: dalla notte del 30 settembre le attività finanziate dallo stato federale sono state congelate. Con esse, ovviamente, anche gli stipendi dei dipendenti federali: parliamo di un numero tra le 700.000 e le 800.00 persone che al momento non vengono pagate pur dovendo continuare a sostenere le spese quotidiane. La paralisi di questa parte dell'economia americana comporta, come è facilmente immaginabile, conseguenze molto pesanti per l'andamento delle economie e dei mercati: fino al 17 ottobre la situazione potrà essere tamponata grazie all'impiego dei fondi e di manovre contabili straordinarie, dopo la situazione potrà finire davvero fuori controllo.

Dalla proclamazione dello shutdown, democratici e repubblicani hanno intrapreso una trattativa per cercare una via di uscita dallo stallo, senza però raggiungere alcun risultato. Proprio di poche ore fa è la notizia della bocciatura da parte democratica della proposta elaborata dal portavoce dei repubblicani alla Camera Joe Biden: in cambio dello sblocco della situazione, che vede gli USA avvicinarsi, per la prima volta nella loro storia, pericolosamente all'inadempienza, è stato richiesta una sostanziale modifica della legge finanziaria per quanto riguarda il welfare, in particolare, come prevedibile, della riforma sanitaria. Di fondamentale interesse per i repubblicani è infatti riuscire a cambiare la norma che prevederebbe finanziamenti statali ai soggetti non in grado di coprire i costi relativi all'acquisto di un'assicurazione sanitaria. La proposta è stata fermamente respinta dai democratici: la riforma sanitaria è l'unico vero, grande risultato di politica interna portato a casa di Obama e un passo indietro, anche minimo, costituirebbe un serio problema per la popolarità del Presidente.

Come abbiamo detto, lo shutdown ha comportato la chiusura di quasi tutti i servizi offerti dallo stato federale. Diciamo quasi, perché i servizi necessari per il mantenimento delle funzioni essenziali dello stato continuano a restare attivi. Se per riuscire a riaprire, nei giorni scorsi, la Statua della Libertà e il Parco Nazionale del Grand Canyon è stato chiesto un “prestito” agli stati federati (senza che sia stato specificato se questi soldi verranno mai restituiti dalle autorità federali), il mantenimento dell'apparato di difesa non è mai stato messo in dubbio.
Non solo, infatti, gli stipendi dei militari sono, per legge, protetti insieme a quelli dei dipendenti del Dipartimento della Difesa e della Sicurezza Interna in caso di shutdown, ma lo Stato fa sì che anche i dipendenti civili di questi dipartimenti non restino senza stipendio. A questo aggiungiamo anche lo sforzo affinché le transizioni di denaro ai contractors non vengano interrotte: parliamo delle compagnie private di mercenari al soldo dello Stato federale e che sono legate a questo da un giro di denaro di circa 5 miliardi di dollari all'anno. Quindi, mentre il Dipartimento nazionale Lavoro si prepara ad affrontare una riduzione drastica del personale del 78%, quello dell'Educazione e dell'Ambiente si potrebbero ritrovare, alla fine delle danze, con il 10% dei dipendenti che avevano prima della serrata, non possiamo che notare come il 30 settembre, prima che nella notte venisse dichiarato lo shutdown, sono stati firmati contratti da 5 miliardi di dollari per l'acquisto di nuove tecnologie militari.

Nonostante le difficoltà che sta attraversando l'economia americana facciano tremare le ginocchia a molti, non ci si può sorprendere per quanto riguarda la scelta di mantenere intatto l'apparato di difesa federale. E non sono motivazioni che possiamo attribuire al panico scaturito dall'attacco alla Torri Gemelle dell'11 settembre 2001: vengono da molto più lontano. Sono le due convinzioni che sulle quali si fonda lo stato americano che non lasciano possibilità di scelta. L'apparato militare e di difesa statunitense è necessario a proteggere gli interessi territoriali dello stato: soprattutto da quando i principi enunciati nel 1823 nella Dottrina Monroe sono stati violati con il primo attacco diretto sul loro suolo nazionale che gli USA abbiano mai subito nella loro storia (2001), la difesa dei confini nazionali è una priorità che non può essere surclassata. A questo va aggiunta la necessità di dover difendere gli interessi statunitensi in giro per il mondo: la missione civilizzatrice e di diffusione della democrazia da cui credono di essere investiti prevede che a fianco dell'egemonia culturale promossa dall'esportazione di modelli economici e sociali si disponga, ovviamente, di un forte arsenale che crei negli avversari una forte deterrenza e che riesca ad affrontare ogni (o quasi) eventuale rischio.

Considerato quindi che questi sono i principi su cui si basa il “sentimento americano” (nel XIX secolo, rivolto contro le vecchie potenze coloniali europee, nel XX, contro i paesi del blocco socialista e dei loro alleati), non ci si può certo stupire del fatto che 700.000 restino senza stupendio mentre droni nuovi di zecca pattugliano il Mar Mediterraneo.

Immagine tratta da: www.abcnews.go.com

Ultima modifica il Martedì, 15 Ottobre 2013 23:53
Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

Cit.

Devi effettuare il login per inviare commenti

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.