"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"
Cit.
In questi giorni che stiamo vivendo, nei quali la maggior parte degli italiani è impegnata nel tentativo di interpretare il bizzarro atteggiamento dei parlamentari riuniti a Montecitorio, nella nostra Firenze la tensione si sta alzando. Parliamo ancora una volta del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: dal momento che il tempo continua a scorrere con la sua imperterrita inesorabilità, anche la data indicata dal Commissario Francesco Bianchi come fine ultimo per il salvataggio della Fondazione si avvicina.
La Turchia sarà “fonte di ispirazione per molti regimi politici, perché abbiamo dimostrato che l'Islam e la democrazia possono coesistere”. Queste sono le parole con il quale Recep Tayyp Erdogan ha inaugurato, nel 2011, il suo secondo governo. Parole che riassumono efficacemente la volontà geopolitica del leader del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP): provare a ridare allo stato turco un'importanza strategica, politica ed economica in Medio Oriente che ricordi il passato dell'Impero Ottomano.
Il viaggio compiuto in Israele da Barack Obama lo scorso 20 marzo e durato tre giorni, ha visto delinearsi punti di svolta molto interessanti. Non solo perché è stata la prima volta che il presidente democratico (oramai al secondo mandato) ha visitato la Palestina in vesti ufficiali, ma soprattutto per i risvolti diplomatici tra Israele e Turchia.
Una doccia fredda. Proprio questo l’effetto delle parole del Commissario del Maggio Musicale Fiorentino Francesco Bianchi con le quali ha annunciato che la Fondazione corre diritta verso la liquidazione, traguardo che taglierà entro la fine di aprile nel caso non dovessero essere messi in atto cambiamenti radicali.
Non si è fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo alla notizia del ripensamento riguardo alla questione dei licenziamenti, che subito i lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino si ritrovano a dover affrontare altri problemi. A questo giro parliamo di pagamenti completamente saltati: i sindacati denunciano infatti l'imperdonabile mancanza della Direzione del Teatro, la quale non ha ancora provveduto a versare i contributi previdenziali del 2012.
Come molti, più autorevoli di me, hanno ripetuto in questi ultimi mesi, è il lavoro l’emergenza di questo Paese. Ed è proprio per evidenziare le conseguenze nefaste di questa emergenza che questa mattina alla Casa del Popolo di Cintoia "La CGIL che vogliamo" di Firenze ha organizzato l’iniziativa “Il contratto nazionale è un bene comune” con i segretari nazionali di FILCAMS, FILCTEM e FIOM Franco Martini, Emilio Miceli e Maurizio Landini.
Quando parliamo di Circolo ARCI l’oggetto in questione è qualcosa di molto più che familiare per noi toscani.
Le Case del Popolo (sì, perché noi siamo molto legati alle nostre tradizioni e ce le teniamo ben strette) ci accolgono sin da quando siamo piccoli: con doposcuola e corsi di sport accessibili a tutti, dove si impara a stare insieme, e ci vedono crescere tra cineforum, iniziative e politica.
Pubblichiamo di seguito la lettera aperta che gli otto lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino licenziati hanno scritto in seguito al ritiro del provvedimento
Il contenzioso che ha visto 8 lavoratori del Maggio impegnati nella difesa del proprio posto di lavoro è stata una lezione di onestà, dignità e creatività per tutta la politica fiorentina. Con la semplicità dei nostri slogans e la tenacia della nostra volontà, abbiamo saputo difendere il diritto inalienabile al proprio posto di lavoro calpestato dall’arroganza interpretativa e dalla ottusità manageriale di chi, incapace di gestire una istituzione come il Maggio, ha finito per scaricare le responsabilità di una crisi sui lavoratori.
Le ultime dichiarazioni con le quali il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha citato “La canzone del maggio” di Fabrizio De André (“Il nostro Maggio ha fatto a meno del vostro coraggio”) hanno fatto infuriare molti, non solo gli ammiratori del cantautore genovese ma soprattutto tutti coloro che vivono sulla propria pelle le conseguenze della pessima gestione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, di cui il sindaco è sicuramente tra i maggiori responsabili.
Lo scorso lunedì, il 28 gennaio, il Sindaco ha riscaldato il Consiglio Comunale affrontando sue dei temi scottanti del dibattito sulla politica locale: il tema degli oltre trecento dipendenti comunali fiorentini, i quali da febbraio si vedranno togliere 100 € dalla busta paga per andare a sanare il danno erariale di 50 milioni di euro causato dal contratto integrativo firmato, e quello, appunto, Maggio Musicale.
Renzi ha deciso di affrontare direttamente il tema dei licenziamenti: il giorno di ieri, 31 gannaio, è stato l’ultimo giorno utile per il ritiro dei provvedimenti di licenziamento e il momento dal quale il Ministero dei Beni Culturali ha potuto nominare il Commissario che si occuperà della vicenda della Fondazione del Maggio Musicale. Il sindaco ha proposto una piattaforma che prevede, in cambio del ritiro degli otto licenziamenti risalenti allo scorso 31 dicembre (leggi qui) un aumento di ore di lavore per i dipendenti del Maggio. Tecnici ed operai dovrebbero lavorare per 15 minuti in più al giorno e rendersi disponibili ad accettare una maggiore flessibilità per quanto riguarda gli orari. Il tutto, neanche a dirlo, a parità di stipendio. Per quanto riguarda invece orchestrali e membri del coro e del corpo di ballo, la proposta di Renzi prevede la rinuncia a quattordici giorni di ferie all’anno per i primi e sette per i secondi. I membri del personale amministrativo vedrebbero scattare invece il regime dei contratti di solidarietà. Da notare come la riduzione degli stipendi dei manager per una somma di 150.000 euro annui, nei piani di Renzi, scatterebbe una volta che i sindacati avrebbero accettato la piattaforma.
La proposta discussa da CGIL e CISL in un’assemblea con tutti i lavoratori del Teatro. Nel frattempo che attendiamo di sapere se le associazioni dei lavoratori riterranno accettabili i sacrifici proposti dal sindaco in cambio del ritiro dei licenziamenti, è bene ricordare che i problemi del Teatro del Maggio Musicale non sono solo quelli relativi ai suoi dipendenti, come farebbero credere i provvedimenti proposti. La pessima situazione che si è venuta a formare non è dovuta, come afferma Renzi, al fatto che la quella del Maggio è una della Fondazioni che lavora meno in Italia ma piuttosto alla pessima gestione dei conti. E’ proprio questo il motivo che, da una parte, ha spinto le istituzioni a richiedere il commissariamento (con tanto di dichiarazioni amareggiate del Presidente della Regione Enrico Rossi) e, dall’altra, la Procura di Firenze ad aprire un’indagine sulla gestione dei conti, oramai diventati un buco nero che risucchiano qualunque tentativo di risanamento.
E’ assurdo pensare che i problemi della Fondazione possano essere risolti andando a tagliare sul personale: sono proprio i lavoratori del Maggio Musicale che ne fanno una delle istituzioni artistiche più prestigiose, portatrice di un patrimonio di conoscenze e competenze che rendono la città di Firenze una capitale della cultura a livello mondiale.
La questione è quindi, evidentemente, tutt'altro che chiusa. E possiamo assicurare al sindaco che di certo i lavoratori del Maggio non fanno a meno del loro coraggio.
Clicca qui per vedere il video intervista realizzato alla presentazione
Tutti coloro che lo scorso mercoledì mattina si sono affacciati all’auditorium dell’hotel prenotato dalla CGIL in occasione della presentazione del Piano del Lavoro in Toscana si sono visti consegnare un rapporto sulla situazione del lavoro nella provincia fiorentina. Un rapporto in cui è descritta una situazione drammatica: calano gli avviamenti di impresa e nel caso nuove aziende nascano, queste privilegiano sempre più la stipulazione di rapporti di lavoro precari ed incerti. Contemporaneamente, sono aumentati gli iscritti alle liste di mobilità (del 16,4% rispetto al prima trimestre del 2011) ed il sostegno del sistema creditizio alle imprese si è rivelato insufficiente. E sono proprio queste condizioni in cui imperversano l’economia e il lavoro in Italia, insieme alla consapevolezza del fatto che quella vissuta in questi mesi è una crisi strutturale, che hanno spinto il maggiore sindacato italiano ad elaborare un Piano per il lavoro. Si è scelto di parlare di Piano del lavoro, termine che rimanda direttamente a Giuseppe Di Vittorio, poiché un “patto” non è più sufficiente, data la situazione, e l’esperienza dell’Agenda Monti ancora deve finire di rilevare i suoi effetti nefasti. Un Piano per il lavoro che veda la partecipazione di tutti coloro che credono fermamente nella necessità di un cambiamento radile e del ripudio della strada tracciata dalle politiche di Monti.
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