Sembra che la scelta di affidare ad un “signore della finanza” il Commissariamento della Fondazione non sia stata delle più felici. Francesco Bianchi infatti, colui che il Ministro dei Beni Culturali Ornaghi ha designato come Commissario del Maggio, oltre a vantare un passato alla direzione di Banca Intesa e di consulente in operazioni di Corporate Finance, è anche il fratello di Alberto Bianchi, presidente dell'associazione Big Bang, nota al grande pubblico per il ruolo centrale rivestito nel finanziamento dell'ascesa nazionale del Sindaco di Firenze Renzi.
L'insediamento del nuovo Commissario Bianchi è stato accompagnato da promesse di rinnovamento, di trasparenza e correttezza. Il gesto abbastanza plateale con il quale la sovrintendente Colombo è stata sollevata dal suo incarico (una comunicazione formale e molto fredda in bacheca) avrebbe potuto far presagire un taglio netto con la vecchia gestione. Invece i lavoratori del Maggio si sono dovuti ricredere, dando piuttosto spazio ai peggiori presentimenti di alcuni: per problemi di liquidità, non solo questi hanno visto slittare a data da definire il pagamento dello stipendio di febbraio, ma in più si sono aggiunti i problemi relativi al versamento dei contributi per l'anno passato di cui parlavamo prima.
Il problema è dovuto al fatto che, fondamentalmente, l'arrivo dei fondi ministeriali del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) è ancora circondato da un'aura di mistero: questa parte di finanziamento è fondamentale per le fondazioni che si occupano di spettacolo, in particolare nel caso del Maggio Musicale, che “vanta” un buco di bilancio di oltre 14 milioni di euro.
Allargando un poco lo sguardo, vediamo che le preoccupazioni sulla situazione lavorativa e previdenziale dei dipendenti delle fondazioni che si occupano di spettacolo sono simili in tutta Italia. Simile è il caso dei lavoratori del Teatro Lirico di Cagliari, i quali attendono l'arrivo della prossima stagione, che dovrebbe iniziare il prossimo 22 aprile, senza però avere idea di chi andrà a ricoprire il ruolo di direttore artistico, quale sarà la programmazione precisa e senza che i lavoratori che di solito si occupano della messa in scena delle opere liriche siano stati contattati.
E' evidente, quindi, che, a prescindere dalle peculiarità di ciascuna situazione, sia questa il Maggio Musicale Fiorentino o il Teatro Lirico di Cagliari, il problema è di portata generale: come si intende oggi la cultura in Italia e quanto si è disposti ad investirci, a maggior ragione in una situazione di crisi come quella attuale. Non ci stancheremo mai di ripetere come quello cultura sia un immenso patrimonio per il nostro Paese. Un patrimonio che potrebbe essere fonte di riscatto e crescita economica. Come ha sottolineato la RSU del Teatro Lirico di Cagliari, l'IFO tedesca in uno studio ha affermato che “la più dispendiosa delle arti sceniche, l'opera lirica, è stata un volano di sviluppo. L’analisi evidenzia, in termini rigorosamente quantitativi, come in 29 bacini territoriali tedeschi, l'esistenza di un teatro d'opera sia stata essenziale alla crescita perché ha comportato, da un lato, una concentrazione di capitale umano (lavoratori specializzati, musicisti, orchestrali, cantanti) e, da un altro, un'apertura al resto del mondo”.
Ed, in questo senso, per una volta possiamo riportare un caso contro tendenza, in cui anche in Italia si è deciso di fare uno sforzo per promuovere la cultura: a Napoli è stato approvato il progetto “Napoli città lirica” che prevede un finanziamento al Teatro San Carlo di Napoli di 11 milioni di euro. Le incredibili opportunità che potranno scaturire da questa decisione dovrebbero far fare un guizzo anche alle altre amministrazioni e direzioni delle varie fondazioni che si occupano di spettacolo: il rilancio della cultura e dell'occupazione vanno veramente a braccetto.