Mercoledì, 28 Febbraio 2018 00:00

Perché anche con i neofascisti si deve parlare

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Perché anche con i neo-fascisti si deve parlare

Ad infiammare il clima di questa campagna elettorale ci ha pensato il dibattito riguardo l'incontro organizzato all'Istituto Tecnico Marconi con gli esponenti delle liste 'in gara' il 4 marzo. Un'occasione, in teoria, per aiutare i neofiti del voto a farsi un'idea delle posizioni dei vari partiti, così da decidere con maggiore consapevolezza.

Un intento sicuramente lodevole, quello del dirigente scolastico Ludovico Arte, nell'ottica di fare della scuola non soltanto un luogo dove istruirsi, ma anche un laboratorio di "cittadinanza attiva", dove far crescere i protagonisti del domani. Se non che uno degli invitati era il candidato della lista di Casapound, apertamente ispirato al fascismo. Netta è stata la risposta dei candidati PD e LeU: "Non partecipiamo. Coi fascisti non si può e non si deve dialogare". Ovviamente il dibattito è stato annullato, dal momento che rischiava di essere un monologo di Casapound, gli unici a non aver, per ovvie ragioni, declinato l'invito.

Quanto accaduto è, a mio parere, una sconfitta: sicuramente per i ragazzi che avrebbero dovuto partecipare al dibattito, poiché hanno perso un'occasione di confronto su temi che certo non rientrano nelle loro spontanee conversazioni quotidiane, ma forse anche per il movimento antifascista. Per coloro che si rispecchiano nei valori costituzionali e democratici, e che rivendicano la propria distanza con gli esponenti di Casapound. Si è persa infatti un'occasione per dimostrare sul campo, con i fatti, col potere delle motivazioni, la superiorità dell'antifascismo su coloro che invece si crogiolano nella violenza e nel dispregio dei valori fondanti del vivere civile. Sarebbe stato sicuramente meglio non 'fuggire' il confronto ma mettere i ragazzi di fronte alle motivazioni dell'una e dell'altra campana e far loro toccare con mano la differenza tra chi è in grado di difendere le proprie idee con parole pacate e chi invece non può far altro che ricorrere alla violenza, seppur soltanto verbale, per far strada ad argomenti non in grado di difendersi da soli.

Invece cosa resterà nella mente dei ragazzi? Probabilmente che "i buoni sono fuggiti mentre i cattivi erano disposti a confrontarsi". Insomma, si rischia di dare un'immagine non veritiera di ciò che è accaduto, e soprattutto delle motivazioni per le quali si è presa una decisione in un senso piuttosto che in un altro. Un ragazzino che si affaccia alla "vita pubblica" e si prepara ad esprimere il suo primo voto non è probabilmente pronto ad andare al di là di ciò che vede succedere davanti ai propri occhi, ma avrebbe bisogno di una guida pronta a prenderlo per mano e mostrargli le varie sfaccettature della realtà. E questo, attenzione, non vuol dire indottrinarlo: se una volta ascoltate le ragioni di tutti la scelta fosse andata su Casapound non si sarebbe invocata nessuna censura (se non quella della legge, di vietare la candidatura di liste i cui programmi si richiamino al Fascismo, che avrebbe dovuto agire a monte), ma la scuola sarebbe comunque potuta essere fiera di aver fatto il proprio dovere.

Almeno ci sarebbe stato il filtro della scuola fra i ragazzi e le brutture del fascismo, si poteva sperare in una discussione post-dibattito, fra le rassicuranti mura dell'aula e guidati dalle parole di un insegnante conosciuto e, si spera, stimato. Cosa potrà invece succedere quando quelle stesse parole saranno ascoltate da quelle stesse menti 'vergini' tramite le parole non soltanto non mediate ma anche esacerbate dai toni concitati di una campagna elettorale dove ognuno tira a portare acqua al proprio mulino? Si potrebbe ovviamente sperare nell'intervento chiarificatore dei genitori. Ma purtroppo troppo spesso i 18enni tendono a voler dimostrare sempre e comunque di essere altro dai propri genitori, e tendono quindi a non rivolgersi a loro per avere spiegazioni sulla realtà che li circonda.

Pur se nessuno vuol dubitare della buona fede del preside, e neanche ai sani ideali della Sinistra forse è mancata un po' di "strategia" e la capacità di immaginare come sarebbe stata elaborata la situazione da giovani menti non abituate a ragionare in termini ideali. La differenza tra Noi e Loro poteva essere dimostrata accettando il dibattito, anche se uno dei 'contendenti' non avrebbe dovuto essere presente. Ma tant'è, quello è il difetto di base: Casapound non dovrebbe esistere, né sulle schede elettorali né soprattutto nella realtà. Ma purtroppo dobbiamo fare i conti con la sua esistenza, con l'incapacità (dolosa?) della nostra politica di liberarsene. Ed è questo il grande sforzo da fare: dobbiamo cancellare Casapound dalle coscienze degli elettori prima ancora che dalle loro schede elettorali. E possiamo farlo solamente parlando, e convincendo la gente della di loro pochezza e, ancor più, della nostra forza.

 

Immagine ripresa liberamente da www.ittmarcopolo.gov.it

 

Ultima modifica il Mercoledì, 21 Febbraio 2018 15:06
Elena Papucci

Nata a Firenze il 17 novembre 1983 ha quasi sempre vissuto a Lastra a Signa (dopo una breve parentesi sandonninese). Ha studiato Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Firenze. Attualmente, da circa 5 anni, lavora presso il comitato regionale dell'Arci.

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