Protagonista della sinistra italiana, vivendo attivamente le esperienze della Federazione Giovanile Comunista, del PCI e poi di Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista. Eletto deputato in parlamento e nel parlamento europeo, in passato presidente e membro di varie commissioni legate a questioni economiche e di politica internazionale.
I nodi italiani stanno venendo tutti al pettine, dopo due anni di bluff sulla ripresa, l'occupazione giovanile, i conti in ordine, il cambiamento di posizione della Germania dopo le sue elezioni, gli eurobond, gli aiuti europei, la messa in comune del debito dei vari paesi della zona euro, lo scorporo degli investimenti pubblici dal conto del deficit, ecc. Niente di tutto ciò sta avvenendo; al più, elemosine europee in cambio di ulteriore “rigore”, cioè massacro sociale. L'economia non solo in Italia ma nella zona euro è in recessione e si sta avvitando pericolosamente in quella condizione di deflazione che impedisce a qualsiasi politica economica venga tentata di sortire risultati; la disoccupazione sta accelerando, la miseria popolare pure, il debito aumenta.
Quattro giorni di sciopero dell'azienda pubblica genovese di trasporto hanno obbligato la giunta comunale a fermarne la privatizzazione, che sarebbe stata accompagnata dal rincaro del servizio e da riduzioni degli organici. Pressoché contemporaneamente oltre 30 RSU di tutta Italia hanno unitariamente deciso di avviare una mobilitazione sul tema delle pensioni, con l'obiettivo dell'abolizione dell'infame legge Fornero e del ritorno delle pensioni a strumenti che consentano un numero civile di anni di vita degna agli anziani. I due fatti sono separati quanto a protagonisti diretti: ma sono uniti da un solido legame. Sarebbe un errore madornale considerarli alla stregua delle tante lotte, spesso disperate, di quei lavoratori che occupano la fabbrica o salgono su un tetto perché il padrone non paga i salari o chiude, o anche di lotte vincenti come quella della FIOM contro Marchionne.
L'amministrazione Obama e la National Security Agency pare si stiano incavolando con i governi europei, e da ciò emergono di striscio cosette interessanti. Come fanno i governi europei a sostenere che non sapevano nulla dello spionaggio USA in Europa, quando esso era tutto concordato con i servizi europei, quando tutti i servizi occidentali cooperavano alla grande, addirittura i servizi francesi (e presumibilmente gli altri europei) fornivano immediatamente e automaticamente alla NSA telefonate e messaggi via web dei propri concittadini? Quando la cooperazione tra servizi USA e servizi italiani era assidua ed eccellente? Eccetera.
A luglio in due articoli, sulla scia delle rivelazioni dell'ex tecnico della CIA Edward Snowden, scrissi come il fatto dei controlli a cui sono sottoposti i governi di tutto il mondo, e quindi i governi dei paesi europei e le istituzioni dell'Unione Europea, da parte della National Security Agency (NSA), l'agenzia primaria di intelligence statunitense, non fosse, intanto, una novità (leggi qui), e, in secondo luogo, che di essi si sapesse in Europa almeno dal 2001, a seguito della scoperta di come la NSA tenesse sotto controllo Commissione Europea e Parlamento Europeo, allo scopo di entrare in possesso dei dossier che venivano definendo le trasformazioni tecnologiche necessarie all'effettività del mercato unico europeo (leggi qui).
Le classi borghesi dominanti praticano da sempre la lotta di classe con tutti i mezzi a concreta disposizione, frutto storico-politico mobile e mutevole della lotta di classe stessa; e però da sempre celano che si tratti da parte loro di lotta di classe. Esse non porterebbero, dichiarano, interessi di parte antagonistici rispetto ad altri interessi di parte, sarebbero un'élite di funzionari preposti all'interesse generale della società, riassumibile nella riproduzione allargata della sua base produttiva, di conseguenza della ricchezza a disposizione della società; e se questa loro funzione si accompagna a privilegi materiali e alla disponibilità dello stato, in tutti i sensi, alle loro richieste, è perché se lo sono guadagnato per merito, con il sudore della fronte.
Metà del momento della verità sulla realtà del governo Letta è arrivato: la metà cartacea contenente la proposta in fatto di “legge di stabilità”, cioè di legge finanziaria per il 2014 (ma con elementi che guardano anche ai due anni successivi). L'altra metà della verità arriverà entro fine anno, nella forma del proseguimento della crisi della nostra economia, del salto in su della disoccupazione, del massacro dei precari della pubblica amministrazione, dell'immiserimento ulteriore di pensionati e lavoratori pubblici e privati, delle tasse che cambiano solo nome (anzi che a livello locale aumenteranno), della presa per i fondelli del cosiddetto allentamento degli impedimenti ai comuni a spendere, della presa per i fondelli della cosiddetta riduzione del “cuneo fiscale”, ecc.
Tra i disastri dell'economia italiana ce n'è uno, vera e propria bomba ventennale a orologeria, che continua a devastare il nostro sistema industriale: è quello delle privatizzazioni effettuate a quattro soldi a beneficio di una finanza e di imprenditori rampanti dai governi Ciampi e Prodi. Tra i suoi effetti oggi c'è la svendita quasi gratis a imprenditori esteri di siderurgia (ILVA, ecc.), Telecom, Alitalia, Ansaldo.
L'Italia è uscita da poco dalla “procedura d'inflazione” per “deficit eccessivo” (superiore al 3%) in cambio dell'impegno di tenere il deficit sotto a questa percentuale. Tuttavia quest'impegno equivale a non avere i mezzi finanziari per politiche economiche e di bilancio che favoriscano la ripresa, e con essa l'occupazione, inoltre per fare fronte alle urgenze a livello di cassa integrazione, di diritto degli esodati ad andare in pensione, di denari che debbono andare ai comuni e alle imprese creditrici dello stato, di abolizione di un po' di quelle tasse che gravano sui redditi bassi e sull'attività produttiva, ecc.
In difficoltà anche sul terreno dell'equilibrio psicologico, data quella che appare l'impossibilità di evitare l'esecuzione delle condanne a suo carico, Berlusconi ha alla fine individuato un percorso possibile non solo di rilancio ma di rivincita. Il bombardamento quotidiano per via mediatica che parla del suo ingiusto martirio a opera di una proterva magistratura comunista e della conseguente lesione grave che subirebbe la democrazia italiana fa da necessario accompagnamento al disegno politico di rivincita: serve a tenere alta la tensione e la mobilitazione del suo elettorato e al tempo stesso serve a giustificare questo disegno.
Un imperialismo indebolito, in termini relativi, dalla crisi e dalla crescita economica e politica di paesi già periferici e subalterni appare forzato dalla sua pretesa di continuità egemonica sul pianeta a un'avventura pericolosissima. Mi pare questa la prima questione da esplicitare, soprattutto dopo l'irresponsabile decisione del Senato statunitense di appoggiare l'irresponsabile decisione di Obama di un atto cosiddetto punitivo, in realtà di guerra aperta, alla Siria, anche perché è accuratamente rimossa dai massmedia. Mi pare che l'indebolimento sia sottolineato, nel caso francese, dal carattere ridicolo delle pose militaresche del galletto Hollande e, nel caso britannico, dal fatto altrettanto ridicolo del galletto Cameron che perde l'elmetto per strada.
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).