Territori e beni comuni

Territori e beni comuni

Notizie dai territori o legate comunque alle lotte per i beni comuni e a difesa dell'ambiente.

Immagine liberamente tratta da pixabay.com

Lunedì, 29 Settembre 2014 00:00

Pisa con i migranti

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Pisa “Oltre l'emergenza”
Per una rete nazionale di tutela dei migranti, dall'accoglienza all'inclusione

Sabato 27 Settembre la Sala Regia di Palazzo Gambacorti, luogo di seduta del Consiglio Comunale, si è rivelata incredibilmente meticcia e straordinariamente rigenerata, riabilitata a luogo di progettazione, dibattito, prassi. In occasione delle giornate di Scienze per la Pace 2014 l'Associazione allievi e amici di Scienze per la Pace ha organizzato l'incontro “OLTRE L'EMERGENZA. Dialoghi sull’accoglienza tra sistema nazionale e sperimentazioni territoriali”.

A più di due anni dall'inizio dell'esperienza di autogestione del Centro di Accoglienza di Via Pietrasantina - che ha visto attiviste e attivisti provenienti dal vasto mondo antirazzista dell'associazionismo pisano impegnati in un percorso di inclusione lavorativa, sociale, umana assieme a un gruppo di profughi fuggiti dalla guerra in Libia - a poco meno di un anno dalla strage di Lampedusa del 3 Ottobre e in seguito all'arrivo a Pisa negli scorsi mesi di nuovi gruppi di rifugiati e migranti, è sempre maggiore l'esigenza di parlare di accoglienza e andare oltre un concetto che fa perno su altri due elementi da superare: emergenza e assistenza.

«Dire che il parco è stato lasciamo meglio di come lo avevano trovato è semplicemente falso». Non usano mezzi termini Alessandro Spinelli, Fabio Garbari e Mauro Nozzolini nel commentare l'ultimo capitolo della vicenda del raduno scout a San Rossore.

 

Ad un mese e mezzo dalla Route Nazionale AGESCI che ha portato ben 35mila scout nel Parco, i tre promotori dell'appello contro l'organizzazione dell'evento nel sito scelto dall'Ente e dalle organizzazioni promotrici non si danno per vinti e rilanciano la loro battaglia a suon di carte bollate. Sarà infatti la Procura della Repubblica a decidere il da farsi in merito all'incredibile iter cha ha portato oltre 10mila tende all'interno di un parco nazionale, Sito d'Interesse Comunitario e Regionale, nel quale fino a pochi mesi fa era sempre stato tassativamente vietato ogni genere di accampamento. Il ricorso, portato avanti tramite l'avvocato Giancarlo Altavilla, noto per le sue battaglie sul fronte della difesa del territorio, parte dal presupposto che vi siano state numerose forzature per tutto l'arco del procedimento di autorizzazione.

 

«Ciò che è accaduto a San Rossore non è stato frutto di un colpo di mano, ma la conseguenza di un lungo iter di autorizzazione. Un iter addivenuto alla conclusione che vi potesse essere una compatibilità fra antropizzazione temporanea e caratteristiche dell'ambiente naturale – ha dichiarato l'avvocato Giancarlo Altavilla alla conferenza stampa indetta dal comitato. – Eppure se si legge la disciplina di riferimento, insieme alle varie leggi regionali che regolano l'attività di parchi come questo, è facile ritenere come tutto ciò che è stato autorizzato contraddica la disciplina e le modalità di fruizione dell'area. Una sequela di norme ben specifiche che, certo, non prevedevano o interdicevano un evento di tali dimensioni nello specifico, ma certo lo rendevano impossibile: niente rumore, niente campeggio, nessuna fonte di illuminazione ecc... Tutte cose avallate dagli stessi enti che avevano emanato quelle normative e quei disciplinari, passati peraltro per numerose forzature: penso, ad esempio alla conferenza dei servizi composta quasi interamente da personale politico e non tecnico».

 

Forti delle ragioni meramente giuridiche e procedurali, la nuova denuncia dei firmatari dell'appello, riuniti nel comitato “Salviamo San Rossore”, non si ferma però alle mere questioni legali. E' infatti convinzione dei tanti studiosi che hanno preso parte alla battaglia che il parco abbia risentito profondamente della presenza degli scout e dell'insieme dell'evento, sia sul fronte della flora che della fauna. Considerazioni nate in virtù dei numerosi sopralluoghi che Spinelli, Garbari ed altri hanno effettuato prima del raduno, fino al giorno in cui è scattata l'interdizione dell'area ai non addetti ai lavori da parte del direttore dell'Ente Parco Andrea Gennai a fine luglio, e nei giorni immediatamente successivi. Elementi che andranno ad arricchire un libro bianco di prossima compilazione.

 

«A partire dal 24 agosto, dopo il raduno e alla fine della prescrizione del direttore a visitare i luoghi per non specificate “ragioni di sicurezza” abbiamo potuto constatare in che condizioni versassero gli appezzamenti di terreno interessati dalle attività degli scout, che prima dell'evento rappresentavano un area mediterranea molto importante per il pascolo. – ha dichiarato Fabio Garbari. – Tale prato per larghissima parte è scomparso a causa delle attività di livellamento, del calpestio e dell'installazione delle oltre 10mila tende. Meno grave la situazione per le zone più umide, dove cresceva il giunco. Nel complesso però l'area è sicuramente danneggiata: sono state interrotte le serie di vegetazione, sono stati distrutti e sfaldati i molti licheni presenti ed è stata desertificata parte dell'area. Tutti danni che ben tre ex presidenti della Società Botanica Italiana, nonché eminenti figure di spicco del ramo in importanti università italiane, possono testimoniare».

 

Danni forse maggiori, invece, sul fronte della fauna, in particolar modo per come il raduno è andato a rompere il delicato equilibrio che regola la nidificazione di alcune specie di uccelli, in primis il Gruccione.

 

«Ciò che ho potuto constatare è desolante, ed è avvenuto in barba alle leggi che tutelano la nidificazione – spiega Spinelli. – Le mie osservazioni, effettuate nel periodo che va da aprile a luglio, mi avevano portato a censire ben 85 nidi sul finire della fase di assestamento. Ebbene nel buon 80% di essi la covata è stata brutalmente interrotta: quando a causa dell'inizio dei lavori, che hanno portato all'abbandono di molte covate e di molti piccoli, quando a causa di una vera e propria distruzione del nido per il passaggio delle ruspe. L'arrivo delle tende e dei ragazzi ha fatto fuggire anche i pochissimi esemplari scampati ai lavori di preparazione, fatti censire dall'Ente Parco e inizialmente in qualche modo tutelati nel momento del taglio dell'erba. Una perdita che in totale, considerando il numero di uova per ogni singolo nido, ammonterebbe a oltre 300 esemplari perduti quest'anno».

 

Considerazioni che per Spinelli niente hanno a che fare con quanto riportato dal Parco o da molti mezzi di comunicazione. «Ho letto dichiarazioni preoccupanti: si parla di una natura quasi “partecipe” della messa domenicale, di daini affacciati sulla platea ai confini del campo incuriositi, di “poiane volteggianti” durante i canti di lode. – commenta. – L'unica cosa certa è che gli unici Gruccioni superstiti sono stati, e non a caso, quelli nelle aree circostanti che non sono state toccate dal raduno. Tutto questo quando a nome del Comitato mi ero messo personalmente a disposizione del parco al fine di censire e tutelare questa specie che, a detta all'epoca di Gennai, era “già sotto controllo da mesi”. Cosa assai improbabile considerando il periodo di arrivo e nidificazione di quella specie».

 

Una battaglia che insomma passerà dalle praterie del parco agli uffici della Procura, che dovrà decidere in autonomia la presenza degli estremi per un indagine approfondita ed un riconoscimento di danni e responsabilità.

Giovedì, 25 Settembre 2014 10:02

Portogallo 25 aprile 1974 (Il Becco presenta)

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L’avventura culturale ed editoriale de Il Becco è, senza alcun dubbio, arrivata ad un momento di svolta quando si è intrecciata con quella di Sosteniamo Pereira. Daniele Coltrinari e Luca Onesti, con le loro penne e le loro macchine fotografiche, hanno cominciato a mostrarci un Portogallo di si sente poco parlare.

Non il Portogallo della Lisbona meta turistica, ma quello delle difficoltà create dalla Troika europea che, in nome dei conti che devono tornare e del pareggio di bilancio, ha lasciato un paese in ginocchio. Il Portogallo che non si scorda della sua storia e che, a quarant’anni da quell’evento meraviglioso che fu la Rivoluzione dei garofani, vedi lavoratori portuali organizzarsi e raccontare della loro lotta di classe internazionale. Il Portogallo dei muri colorati che raccontano storie, che ci ricordano che, proprio nei momenti più difficili, è bene ricordare che un altro mondo è possibile. Questo è il Portogallo che scoprirete (o ritroverete) nell’ebook. Un Portogallo da assaporare, in tutte le sue sfumature, sorseggiando un bicchierino di ginja ed ascoltando le canzoni senza tempo di José Alfonso.

Dall’antico al moderno:

la difesa dei territori di ieri e di oggi, beni comuni da preservare, beni comuni da salvare

[...] Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione, vanno a frugare anche il mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare; loro soli bramano possedere con pari smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove hanno fatto il deserto, quello lo chiamano pace”

Tacito (Agricola, 30)

La difesa del territorio, delle sue risorse, della sua sacralità ha da sempre contraddistinto la società; sia quella antica, remota che quella più moderna e più “evoluta”. Il sacro correlato alla natura al territorio è insito nella mente umana: basta guardare le antiche testimonianze rupestri preistoriche in grotta; da Lascaux alla grotta dell’Addaura in Sicilia, per capire quanto la natura sia stata protagonista nella storia dell’uomo.

Martedì, 23 Settembre 2014 00:00

La memoria per un futuro migliore

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“Le testimonianze dei nostri padri che hanno fatto la storia, ci vengono in aiuto e ci dissetano,
ci arricchiscono di valori; sono uno scrigno prezioso senza il quale, poveri noi, tempo tre generazioni di oblio, perderemmo memoria.
Oggi come mai sento la necessità di coinvolgere lo spirito, di nutrirlo,
è una necessità che nasce dalla percezione di una attualità sempre più povera di valori umani […]
sarà che a un certo punto nasce la consapevolezza che ognuno debba contribuire con le proprie peculiarità […] penso che ognuno debba dare qualcosa di sé, qualcosa che sa fare, che siano parole,
suoni, forme, non importa.
Il colore può divenire quindi anche veicolo efficace e trascinatore di contenuti nella sfera delle emozioni
opponendosi al pericolo dell’indifferenza”
da Frammenti di Tiziana Faccendi

Una mostra intensa, struggente, commovente, gravida di memoria storica, quella che è stata inaugurata lo scorso sabato 13 settembre a Signa, all’interno dell’ex Caserma dei carabinieri di Viale Mazzini, in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione. La mostra, intitolata “In marcia... La memoria per un futuro migliore” ripercorre momenti significativi dei signesi durante la seconda guerra mondiale e offre un repertorio di fotografie, lettere, frammenti di giornali dell’epoca, riconoscimenti d’onore, cimeli, reperiti dall’archivio storico del gruppo Archeologico di Signa o gentilmente forniti dalle famiglie di alcuni dei partigiani e da donazioni di comitati e associazioni e curati grazie al minuzioso lavoro dello stesso gruppo archeologico.

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