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Nel giorno in cui nasce Toscana Aeroporti, che fonde la Sat del pisano Galilei e l'Adf del fiorentino Vespucci, arriva la conferma di un finanziamento statale di 150 milioni, in più tranche, per fare dell'attuale city airport di Peretola uno scalo intercontinentale, con una pista da 2.400 metri nuova di zecca e un grande ampliamento dell'intera struttura. Gongolano i vertici della nuova società. Privata, visto che la maggioranza è di Corporaciòn America, che vuol far salire sulla tolda di comando Marco Carrai. Comunque il ministro Maurizio Lupi e il viceministro Riccardo Nencini, a nome del governo Renzi, assicurano che è tutto in regola. Mentre nella sostanza, politica e sociale, il via libera all'ingente finanziamento pubblico provoca un terremoto.
Moltiplica le idee, moltiplica lo spazio. Pisa progetta collettivamente il Distretto 42
Di Francesca Gabriellini e Andrea Incorvaia
In tempi di acuta disaffezione ad intraprendere percorsi collettivi, l'ampia partecipazione alla due-giorni di progettazione partecipata di quello che potrebbe essere un bene di tutti e tutte, rischiara i tempi della politica attiva pisana come un arcobaleno dopo diverse giornate uggiose.
Sabato 31 Gennaio e domenica 1 Febbraio sono state le prime due giornate di lavoro comunitario che hanno rimesso al centro la possibilità di dare gambe a quelle idee che sorgono da processi di riflessione e azione comune, idee che maturano tra le tante e i tanti che animano quella porzione di cittadinanza attiva non ancora assuefatta dalle logiche del profitto, del cemento, della normalizzazione istituzionale.
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Allora è vero, ed aveva ragione
il buon Salvini, e noi non capivamo.
Quei negri™ indegni vogliono distruggere
la nostra civiltà, che è superiore,
e che sia superiore ben si vede
dal fatto che la criticano loro.
Nella nostra bontà, corroborata
da sorrisi papali e tolleranti
avevamo persino accettato
di offrirgli un posto nella nostra società.
Poi il posto non gliel’avremmo dato,
ma è il pensiero che conta, ben si sa.
E loro, o ingratitudine, che fanno?
Rifiutano le nostre tradizioni,
le nostre radici, che dal cristianesimo
vanno alla piantagione di cotone.
Non è schiavismo, è lavoro 2.0,
fate meglio a farvene una ragione.
Ma pulire le nostre civilissime strade,
in cambio di qualche piatto di zuppa sciapa
e una temporanea residenza
nelle nostre democraticissime contrade,
ohibò, non sembra accetto agli incivili,
ai negri™ che accogliam con carità;
e siamo buoni, ma ciò non ci va.
Volendo esser pagati, questi minano
le basi della nostra civiltà.
Gettiamoli nel buio e nel silenzio,
nei sotterranei delle nostre città
e della nostra immemore cultura.
Facciamone nemici, ricattiamoli
con il dubbio diritto di mendicare,
rendiamoli più poveri e più miseri,
poi lamentiamoci con grida vittimiste
se infine osano opporsi o criticare.
“Noi alle elezioni ci presentiamo”. Da Siena a Prato, dall'Empolese Valdelsa a Pisa, i comitati toscani dell'Altra Europa annunciano la discesa in campo per le regionali di fine maggio. Con la speranza, esplicitata già in partenza, di far parte di un'ampia coalizione unita di forze associative, politiche e di base: “In alternativa a chi sostiene le politiche neoliberiste e di austerità”. Compreso il Pd, che dovrebbe ricandidare Enrico Rossi. Dietro la cui figura si staglia però l'ingombrante sagoma di Matteo Renzi. E di un partito, guidato saldamente dal fedelissimo Dario Parrini, le cui strategie d'azione guardano al centro. Non a sinistra. Vedi il gelo con Sel e l'accordo, già raggiunto, con “Toscana civica riformista”, nuova formazione comprendente ex di Psi, Udc e Idv. Per non parlare della nuova, più che fantasiosa, legge elettorale. Contestatissima, denunciata per incostituzionalità, e redatta insieme lo scorso autunno da Parrini e dal forzista Massimo Parisi, proconsole locale di Denis Verdini.
Che il Maggio Musicale Fiorentino non navigasse in buone acque non era una novità. L’anno era finito nell’incertezza: stipendi arretrati che non arrivavano, futuro non chiaro e nessuna certezza riguardo al posto di lavori di oltre cinquanta persone.
Lo scossone da molti auspicato è infine avvenuto: dopo le tempestose primarie che hanno visto prevalere – tra mille polemiche e accuse di voti comprati – Raffaella Paita, Sergio Cofferati ha deciso di uscire dal Partito Democratico, anche se precisa non “per fondare un altro partito, andare in un altro partito, o dare altra rappresentanza”. Un'uscita sofferta quella dell'ex sindacalista (è stato infatti tra i fondatori del Partito) salutata positivamente da Sel e che, secondo il suo coordinatore Chiaramonte, può costituire la base di partenza per la creazione di una specie di centro-sinistra alternativo alla sempre più probabile alleanza tra PD e Nuovo Centro Destra. Un nuovo centro-sinistra che dovrebbe comprendere oltre al partito di Vendola, Rifondazione e pezzi dello stesso PD. Già, ma quali pezzi?
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