In una fase iniziale abbiamo tentato di accompagnare alla testata e alle nostre iniziative una cronaca di quello che avveniva nei nostri territori, avviando una sperimentazione in Toscana ormai interrotta da tempo. Raccogliamo qui tutti gli articoli archiviati secondo le categorie di allora, aggiungendo tutto quello che si lega a questa regione e che pubblichiamo ancora.
Immagine liberamente ripresa da wikimedia.org
Quando parliamo di Circolo ARCI l’oggetto in questione è qualcosa di molto più che familiare per noi toscani.
Le Case del Popolo (sì, perché noi siamo molto legati alle nostre tradizioni e ce le teniamo ben strette) ci accolgono sin da quando siamo piccoli: con doposcuola e corsi di sport accessibili a tutti, dove si impara a stare insieme, e ci vedono crescere tra cineforum, iniziative e politica.
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Una serata particolare quella organizzata da Cambiare Si Può a Firenze. Coraggiosa, in termini politici. Il capoluogo toscano è quello dove più sono emerse le differenze tra le varie anime che si sono ritrovate alla sinistra di Italia Bene Comune (la coalizione che ha scelto di farsi rappresentare dalla foto di Bersani, Tabacci e Vendola).
Le assemblee provinciali lanciate dall’appello di novembre sono state spazzate via dalle teatrali dinamiche elettorali della politica italiana. Il ritorno di Berlusconi, Monti che “sale”, le primarie di democratici e SEL, l’IMU.... In tutto questo i cocci della sinistra e dei movimenti di resistenza sociale hanno trovato l’ombrello di Ingroia e Rivoluzione Civile (dall’Italia dei Valori a Rifondazione, passando per Libera e esponenti della declamata, trasversalmente, società civile). In tanti sono arrivati ma qualcuno si è sfilato (su tutti Alba e altri promotori della prima ora di Cambiare si può). Le liste si sono chiuse tra polemiche risuonate tra le casse di risonanza dei principali canali di informazione. Questa ormai è storia, scomparsa tra le altisonanti polemiche della campagna elettorale. Le promesse di Berlusconi sono tornate a dettare i contenuti delle dichiarazioni da mandare alle agenzie di stampa.
Una partecipatissima assemblea pubblica quella che ha riempito gli spazi dell'ex Colorificio Liberato di Via Montelungo, per la costruzione collettiva e il lancio della manifestazione del 16 Febbraio, che vedrà riversarsi per le strade di Pisa tutta quella cittadinanza attiva che in questi tre mesi di liberazione dell'ex Colorificio si è aggregata attorno al percorso politico del Municipio dei Beni Comuni, tutte quelle esperienze che all'interno di United Colors of Commons si sono incontrate da diverse parti d'Italia per dare il via a percorsi di riflessione e campagne territoriali, la cui prosecuzione è messa in crisi dalla minaccia di sgombero inviata dalla multinazionale proprietaria dell'immobile, la J-Colors di Milano.
Al centro della discussione dell'assemblea pubblica sono stati messi i temi della riqualificazione e del riutilizzo a scopo sociale degli spazi del Colorificio, un vero e proprio crossing point di competenze, saperi, obbiettivi, aperto e plurale nell'offrire alla città uno rinnovato spazio di partecipazione e democrazia dal basso, che non ha alcuna intenzione di segnare una battuta d'arresto a seguito della richiesta di sequestro preventivo.
Pubblichiamo di seguito la lettera aperta che gli otto lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino licenziati hanno scritto in seguito al ritiro del provvedimento
Il contenzioso che ha visto 8 lavoratori del Maggio impegnati nella difesa del proprio posto di lavoro è stata una lezione di onestà, dignità e creatività per tutta la politica fiorentina. Con la semplicità dei nostri slogans e la tenacia della nostra volontà, abbiamo saputo difendere il diritto inalienabile al proprio posto di lavoro calpestato dall’arroganza interpretativa e dalla ottusità manageriale di chi, incapace di gestire una istituzione come il Maggio, ha finito per scaricare le responsabilità di una crisi sui lavoratori.
È in Via Battichiodi, presso i locali dell’ex Caracol, che mercoledì 30 gennaio si è svolta l’iniziativa dei giovani comunisti pisani su precarietà e reddito, su tematiche che sempre più, soprattutto in questo periodo di campagna elettorale, diventano cruciali e determinanti per le così definite agende politiche dei partiti e delle coalizioni in campo. Precarietà e diminuzione dell’efficacia dello stato sociale diventano, oggi, non solo temi di propaganda politica, ma anche problemi reali che prendono vita in modo sempre più violento nella realtà di tutti i giorni. Ed ecco perché l’iniziativa è stata rivolta, in particolare, a coloro che hanno riempito i locali dell’ex Caracol: i giovani, nuovi funamboli della società contemporanea, coloro che rimangono in bilico tra la necessità e la speranza di poter accedere al mondo del lavoro. Al tavolo dei relatori sedevano esponenti sia del mondo giovanile, della rappresentanza universitaria e dei movimenti come Guido Cioni di “Sinistra per…” e Maria Scermino di “Io voglio restare” sia un esponente di rilievo del partito di Rifondazione Comunista, Roberta Fantozzi, capolista al Senato per la lista Rivoluzione Civile; a moderare è Stefano Carlesi, responsabile regionale lavoro dei GC.
Le ultime dichiarazioni con le quali il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha citato “La canzone del maggio” di Fabrizio De André (“Il nostro Maggio ha fatto a meno del vostro coraggio”) hanno fatto infuriare molti, non solo gli ammiratori del cantautore genovese ma soprattutto tutti coloro che vivono sulla propria pelle le conseguenze della pessima gestione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, di cui il sindaco è sicuramente tra i maggiori responsabili.
Lo scorso lunedì, il 28 gennaio, il Sindaco ha riscaldato il Consiglio Comunale affrontando sue dei temi scottanti del dibattito sulla politica locale: il tema degli oltre trecento dipendenti comunali fiorentini, i quali da febbraio si vedranno togliere 100 € dalla busta paga per andare a sanare il danno erariale di 50 milioni di euro causato dal contratto integrativo firmato, e quello, appunto, Maggio Musicale.
Renzi ha deciso di affrontare direttamente il tema dei licenziamenti: il giorno di ieri, 31 gannaio, è stato l’ultimo giorno utile per il ritiro dei provvedimenti di licenziamento e il momento dal quale il Ministero dei Beni Culturali ha potuto nominare il Commissario che si occuperà della vicenda della Fondazione del Maggio Musicale. Il sindaco ha proposto una piattaforma che prevede, in cambio del ritiro degli otto licenziamenti risalenti allo scorso 31 dicembre (leggi qui) un aumento di ore di lavore per i dipendenti del Maggio. Tecnici ed operai dovrebbero lavorare per 15 minuti in più al giorno e rendersi disponibili ad accettare una maggiore flessibilità per quanto riguarda gli orari. Il tutto, neanche a dirlo, a parità di stipendio. Per quanto riguarda invece orchestrali e membri del coro e del corpo di ballo, la proposta di Renzi prevede la rinuncia a quattordici giorni di ferie all’anno per i primi e sette per i secondi. I membri del personale amministrativo vedrebbero scattare invece il regime dei contratti di solidarietà. Da notare come la riduzione degli stipendi dei manager per una somma di 150.000 euro annui, nei piani di Renzi, scatterebbe una volta che i sindacati avrebbero accettato la piattaforma.
La proposta discussa da CGIL e CISL in un’assemblea con tutti i lavoratori del Teatro. Nel frattempo che attendiamo di sapere se le associazioni dei lavoratori riterranno accettabili i sacrifici proposti dal sindaco in cambio del ritiro dei licenziamenti, è bene ricordare che i problemi del Teatro del Maggio Musicale non sono solo quelli relativi ai suoi dipendenti, come farebbero credere i provvedimenti proposti. La pessima situazione che si è venuta a formare non è dovuta, come afferma Renzi, al fatto che la quella del Maggio è una della Fondazioni che lavora meno in Italia ma piuttosto alla pessima gestione dei conti. E’ proprio questo il motivo che, da una parte, ha spinto le istituzioni a richiedere il commissariamento (con tanto di dichiarazioni amareggiate del Presidente della Regione Enrico Rossi) e, dall’altra, la Procura di Firenze ad aprire un’indagine sulla gestione dei conti, oramai diventati un buco nero che risucchiano qualunque tentativo di risanamento.
E’ assurdo pensare che i problemi della Fondazione possano essere risolti andando a tagliare sul personale: sono proprio i lavoratori del Maggio Musicale che ne fanno una delle istituzioni artistiche più prestigiose, portatrice di un patrimonio di conoscenze e competenze che rendono la città di Firenze una capitale della cultura a livello mondiale.
La questione è quindi, evidentemente, tutt'altro che chiusa. E possiamo assicurare al sindaco che di certo i lavoratori del Maggio non fanno a meno del loro coraggio.
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